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sabato 25 agosto 2012

Il Regno di Dio è dei violenti


Nel capitolo 11 del Vangelo di Matteo (vers. 12), Gesù usa un'espressione molto forte, forte come tutto il discorso che lo vede protagonista durante un suo insegnamento: "...il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono".
Parole apparentemente incomprensibili e, a prima vista, controtendenza rispetto ad un'idea comune che si ha di questo "Regno" e dei suoi "abitanti".
Ma Gesù intende puntare il dito su una realtà che oggi risulta essere scomoda e inconciliabile con lo stile di vita assunto da tanti, troppi cristiani, battezzati, sedicenti "praticanti". Ed è altrettanto peccaminoso il nostro silenzio di pastori, religiosi, fedeli laici impegnati, così come peccaminoso è non far niente per testimoniare l'esigenza di una prassi cristiana davvero diversa.
Gesù, ancora una volta, dice che la porta per entrare nel Regno dei Cieli (quindi per farsi tutto luce) è stretta; in altre parole c'è bisogno di affinare la nostra interiorità, anche attraverso la mortificazione dei sensi, delle passioni sregolate, dei moti disordinati dell'anima e del corpo.
In altre parole, e per fare assonanza con questa espressione forte del Signore, C'E' BISOGNO DI FARE VIOLENZA A SE STESSI.
Se prendete in mano "L'imitazione di Cristo", il bellissimo libriccino medioevale, ma così attuale da essere sconvolgente, vedere che l'ignoto autore (con tutta probabilità un monaco) indica un percorso chiaro nell'ascesi cristiana: rinunciare a se stessi, non tenersi in alcuna considerazione, mortificare i sensi quando tentano di appesantire la liberazione dell'anima, obbedire e mettere in Cristo ogni speranza e ogni necessità.
E l'autore desume questo non certo dalla sua fantasia o dai suoi gusti, ma dallo stesso Vangelo di Cristo, che indica proprio questo percorso come L'UNICO che salva.
Non è certo un percorso per pochi eletti, scampati dalle spire del mondo, ma è per tutti, perchè ciascuno è chiamato a farsi tutta luce. Chi più avrà combattuto questa battaglia, tanto più sarà progredito nel bene. Chi più avrà affrontato avversità, situazioni impossibili, ostacoli invalicabili, tanto più godrà della pace del Signore dal giorno in cui si presenterà al suo giudizio.
Come conciliare questa chiara indicazione di Gesù con tante espressioni della Chiesa di oggi? La risposta non sta a me darla, ma nei fatti si legge. Come cristiani non abbiamo il dovere di essere solo critici, ma di testimoniare una diversità nello stile di vita del credente, che non è solo possibile, ma doverosa.
Siamo Chiesa, prima di tutto, quando CREDIAMO che Gesù è Dio fatto uomo, RISORTO dai morti e che - come Lui - anche noi risorgeremo. Siamo Chiesa quando CREDIAMO che subito dopo la nostra personale morte ci sarà il nostro GIUDIZIO particolare e che lì sarà tirata la somma del nostro progresso spirituale o della nostra negligenza.
Lo so, molti diranno che queste "sono cose di altri tempi, anacronistiche, vecchie e sensa senso". Allora diciamo anche che Dio è roba di altri tempi? Non credo sia possibile. Questa è la scusa che il maligno, il nemico di sempre, innesta nella mentalità delle persone, soprattutto dei battezzati, per farli essere molli e negativamente rilassati nei confronti delle esigenze della propria fede. Così facendo ha buon gioco lui, che vuole proprio da parte nostra una fede superficiale e la malefica convinzione che certe cose non contano più, non sono da considerare, non sono per i nostri tempi. Perchè, i nostri tempi hanno modificato Dio? Fratelli, sorelle, svegliamoci. Inferno, Purgatorio e Paradiso sono realtà; il peccato è una realtà, così come il Perdono del Signore mostrando il nostro cuore pentito e vivendo con costanza la vita sacramentale.
A lode di Cristo!

Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it