Visualizzazioni totali

domenica 27 novembre 2011

"...nell'attesa della Tua Venuta".

"...nell'attesa della tua venuta".
Con la liturgia di oggi è iniziato il Tempo di Avvento, tempo forte che richiama ciascuno di noi ad attendere. Attendere non passivamente, ma con l'animo scosso Qualcuno che deve tornare. E lo fa in due modi, entrambi da lui "organizzati" per rimanere costantemente presente nell'incedere del nostro tempo umano: uno nella Liturgia, che non è memoria ma MEMORIALE. Questa parola indica non un semplice ricordare ma un rivivere nella fede e nella concretezza ciò che si celebra. Quindi PRESENZA, ATTUALITA' ED EFFICACIA di questo incontro: che è appunto sempre sacramentale (veicolo di Grazia, momento sacro). Il secondo modo è la promessa del ritorno del Signore: alcune pagine forti del Nuovo Testamento ci riportano con forza a questa verità che non dobbiamo far uscire dalle finestre delle nostre chiese e del nostro personale patrimonio di fede. Cristo tornerà, si farà giudice e noi attendiamo "la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".
Ecco uno dei sensi fondamentali dell'Avvento che stiamo vivendo: attendere di celebrare nuovamente il Memoriale della nascita di Dio nella nostra storia e, al tempo stesso, attendere con le lampade accese Colui che veramente dovrà tornare nella Sua Gloria. Ci crediamo poco? Ci pare una favola? Una promessa "da interpretare"? Se così fosse, sappiate con chiarezza, fratelli e sorelle, che saremmo fuori dalla fede della Chiesa e dalla rivelazione del Signore. Noi attendiamo con le lampade accese quel momento e quell'ora. Chi veramente crede, spera che accada il prima possibile e con le nostre preghiere cerchiamo di anticipare nel nostro "oggi" quel momento di sintesi e di rinnovamento totale.
Allora si, fratelli e sorelle: le luci e il "folklore" luminoso che si sprigiona nell'attesa di ogni S. Natale non è spreco, non è inutile. Ci scuote, ci riporta fuori dalla nostra grigia ordinarietà per ricordarci che Dio è Luce, Caldo, Abbraccio, Cuore, Amore.
Il resto non rientra nella nostra attesa. Dio è Amore!
A lode di Cristo.

Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

martedì 22 novembre 2011

Avvistare terra. Il monaco e l'attesa.

Carissimi,
Oggi voglio pubblicare sul blog la lettera che ho inviato ad un carissimo fratello, col quale intrattengo un dialogo spirituale davvero vivo e fecodno, sperando che possa essere di utilità per tutti.
Ricordo tutti voi nella mia povera preghiera.
 
Buongiorno, carissimo fratello,

E buon autunno. Questa stagione dai colori meravigliosi desta nell’animo tanti sentimenti e buoni propositi, che, con l’aiuto del Signore, speriamo di poter rendere vita concreta. Del resto, il nostro “lavoro” di monaci (anche se chiamarlo così è riduttivo) è proprio quello di migliorarci ogni giorno di più, ma non per essere solo dei bei soprammobili (che non servirebbero a niente) ma per essere strumenti di preghiera, d’intercessione, di salvezza sempre più efficaci, inseriti nel cuore stesso di Dio e del mondo. Il monaco ha scelto di fare proprio questo: sollevarsi da tutto ciò che ci lega sulla terra per andare dritto al cuore di Dio. E andare verso il suo intimo significa andare anche dritti al cuore delle cose, dei problemi, dei vizi, del peccato, senza troppi giri di parole, per cambiarsi profondamente. Tutto questo attendendo il ritorno del Signore Gesù. In questi giorni ho letto un bel paragone che il priore di un famoso monastero ha fatto ad un giornalista, quando gli ha chiesto “ma chi è il monaco”? Lui ha risposto dicendo che il monaco è come il mozzo di una nave, che solca da tanto tempo i mari, con la truppa spesso stanca, sfiduciata, che non vede l’ora di mettere piede a terra. Il mozzo sta sull’albero della nave, sempre a prua e guarda in avanti senza stancarsi, alimentandosi alla promessa del capitano (che conosce bene la rotta). E quando vede terra, urla, urla a tutti che è arrivato il giorno tanto atteso. Che bello! Poter urlare nella preghiera e con la testimonianza del silenzio, nel cuore di Dio e del mondo, che la terra è vicina, che la salvezza è a portata di mano. Che il Signore presto tornerà.

L’invito è a farci tutti un po’ monaci, almeno nel nostro cuore. Per saper entrare in quello di Dio, per saper entrare in quello dei fratelli.

Ti auguro di trascorrere un tempo di Grazia e di gioia, in questo Avvento che sta per cominciare e che ci propone di guardare alle cose di lassù e al dono che Dio ha fatto di se stesso, attraverso il “si” di Maria, Sua e nostra Madre.

A lode di Cristo.
 

Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

venerdì 18 novembre 2011

Sacerdoti in difficoltà.

La Santa Madre Chiesa ci invita a pregare incessantemente anche per i nostri sacerdoti, non soltanto per le vocazioni, ma anche per coloro  che già hanno ricevuto l'Ordinazione Presbiterale, siano essi diocesani, religiosi, monaci, eremiti...
Carissimi fratelli e sorelle: ce n'è un enorme bisogno.
Ricevo costantemente richieste di preghiera per sacerdoti che sono in difficoltà, che avvertono profonde crisi, spesso dettate da una solitudine vissuta proprio all'interno della stessa chiesa, che fatica a costruire e a far decollare comunità presbiterali solidali, gioiose.
In un mondo dove prevale su tutto l'individualismo, la morale "fai da te" e dove quindi il sacerdote fatica mille volte di più che in passato, per costruire e promuovere un modo di sentire più comune e ispirato al Vangelo, la frustrazione sta dietro l'angolo.
Preghiamo perchè il cuore del Maestro Buono vegli sui sacerdoti, perchè aumenti il loro desiderio di santità e perchè non si stanchino di stare in preghiera davanti all'Eucarestia.
Preghiamo perchè ogni sacerdote si senta anch'esso Eucarestia, offerta totale della propria persona, storia, vita, tensione, finalizzata alla salvezza delle anime.
Questo è il prete. Uno che si annulla per salvare altri, agendo nella Persona di Cristo.
Pregate, fratelli e sorelle, preghiamo perchè ogni nebbia venga dissipata.

Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

domenica 13 novembre 2011

Il Giorno del Signore

Carissimi lettori del blog, fratelli e sorelle nel Signore,
Qui all'eremo la preghiera del mattino (iniziata alle 5,45) si è da poco conclusa, in attesa di celebrare, più tardi, la S. Messa.
Ed è proprio di questo che vorrei parlare stamani, o meglio... vorrei esortare tutti voi a vivere la S. Messa non come una cosa degli uomini, ma (quale è veramente) come l'azione Celeste di Dio che incontra la nostra povera umanità.
Se ci mettiamo anche per un solo istante a pensare a cosa avviene in quel momento, non soltanto la nostra mente è incapace di contenere la meraviglia e la felicità, ma intuiamo che è qualcosa di straordinario nell'ordinario della nostra vita.
Voi, carissimi sacerdoti, celebrate con devozione e prestate la vostra persona a Cristo che si immola; fatelo come con qualcosa che non è di vostra proprietà e che non è a vostra discrezione, ma per la salvezza e la santificazione di tutti i fedeli, che con voi concelebrano e rendono lode al Padre per le meraviglie del suo amore.
Voi, carissimi animatori liturgici, cercate di compiere il vostro ufficio con competenza ma soprattutto con tanta fede. Ciò che fate, nell'attribuzione dei vostri compiti (cantori, organisti, commentatori, lettori, cerimonieri...) vada a vantaggio di tutti, nella chiarezza, nella solenne sobrietà, nella tradizione della Santa Liturgia.
Voi, carissimi laici, non siete una parte spettatrice o passiva di questa azione celeste: ne siete pienamente coinvolti in ogni gesto e in ogni parola. Voi concelebrate tutti assieme con il sacerdote. Ciascuno di voi, in virtù del proprio battesimo, è sacerdote in Cristo.
Gesti, parole, intenzioni del cuore si armonizzino in questo appuntamento fondamentale.
La Chiesa esiste solo se c'è l'Eucarestia e la consapevolezza dell'Eucarestia, non in quanto mero "gruppo", ritrovo, azione.
A tutti auguro una profonda meditazione di questo, nella Luce del Signore, di cui oggi celebriamo la Resurrezione dai morti, anticipo e promessa della nostra nel tempo che Lui ha scelto per ciascuno di noi.
A lode di Cristo!


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

venerdì 11 novembre 2011

L'Estate di San Martino

Carissimi lettori del blog,
Oggi voglio condividere con voi la storia dell'Estate di San Martino; una bella narrazione che mette al centro la carità e la presenza del Signore nei poveri e nei sofferenti.
Auguro a tutti di vivere nella propria vita un'estate personale come questa, alla sequela e al servizio di Gesù Buono.

Era l'11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c'è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo.

Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. "Poveretto, - pensa - morirà per il gelo!" E pensa come fare per dargli un po' di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo.

E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un'idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto.
"Dio ve ne renda merito!", balbetta il mendicante, e sparisce.


San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l'aria si fa mite.

Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l'estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell'atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.

Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

lunedì 7 novembre 2011

Intensifichiamo la nostra orazione in solitudine

Carissimi amici del blog,
Desidero ringraziare tutte le persone che mi mandano le loro mail e che, soprattutto, mi assicurano la loro preghiera, prezioso strumento di reciproca santificazione.
Anche qui all'eremo l'autunno si fa sentire, tutto è ingiallito e già da qualche giorno abbiamo acceso il fuoco per stemperare l'aria che si sta facendo sempre più fredda. La lunga estate ci ha consentito di predisporre quanto il Signore ci ha donato nella Sua infinita Bontà per poter affrontare i lunghi mesi freddi, che comunque viviamo come un periodo di Grazia.
I rigori della stagione, infatti, spingono tutto ad una maggiore solitudine e ad un silenzio ancora più pronunciato, interrotto solo dalla preghiera, fatta quasi sempre a voce sommessa e da pochissimi contatti col mondo esterno.
Tutto questo per farsi abitare da Dio, per abitare col Signore in una continua ascesi (allenamento interiore) per giungere alla contemplazione del volto di Dio: "Il tuo volto Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto..."
Proprio ieri consigliavo ad un carissimo fratello, col quale ho un costante contatto via mail, la necessità di ritagliarsi e, magari, di costruire nelle proprie case un angolo eremitico: un angolo adatto a tutti, non solo ai monaci, ai sacerdoti... ma anche ai laici, ai consacrati, a coloro che regolarmente hanno bisogno di tornare in se stessi e di ritrovare la dolcezza della compagnia di Gesù. Di fronte ad un'icona, ad un lume acceso, al profumo di alcuni grani d'incenso offerti "in sacrificio di soave odore" al Dio dell'universo.
Perseveriamo, fratelli carissimi, nella preghiera e accogliamo la presenza del Signore come il tesoro più grande, ricapitolando tutto nell'Eucarestia, ancorati all'amore per la S. Chiesa e alla fiducia nella materna protezione di Maria, Sua e nostra Madre.
A lode di Cristo


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it