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domenica 28 agosto 2011

...e io mi sono lasciato sedurre.

"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; ...
...Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo."

Oggi Geremia ha tuonato nella Liturgia della Parola delle nostre chiese, dei nostri monasteri, dei nostri conventi, delle nostre comunità, delle nostre "Lectio" e lo ha fatto con le parole dell'innamorato.
Come può un innamorato, un'innamorata non rispondere non stare vicino a chi è stato/a capace di sedurlo, di farlo sentire importante, di aver scatenato in lui/lei l'esigenza di farsi una cosa sola, riempito del suo amore, svuotato di ogni altra cosa che non serva?
E' l'esperienza di chi è chiamato a donare tutta la sua vita a Dio, a fare con lui un cammino di Amore, lasciando tutto quel che non serve nel mondo, per servire il mondo nella preghiera e nell'incontro stabile con il Signore di ogni ricchezza.
Quando si fa l'esperienza di Dio, soprattutto nel Silenzio, nella Solitudine, non è possibile contenerla nelle ossa: è allora che bisogna provare, bisogna usare un po' di sana incoscienza per fare quel salto che ci porta a gettarci nelle sue braccia. E non serve avere doti, ricchezze, titoli di studio, posizioni... basta il cuore e la volontà di un "si" incondizionato.
Non si può tacere questo Amore. Non è necessario gridarlo ai quattro venti, l'importante è sussurrarlo a Lui, nell'intimità di un incontro che sia semplice, ancorato alla Sua Presenza.
Parola, Eucarestia, Preghiera, Silenzio, Solitudine. Gli elementi della vita eremitica, monastica. Apertura all'Assoluto per chi le sceglie, servizio di costante orazione per il mondo, soprattutto per quella parte di mondo che non prega mai o che dispera.
A lode di Cristo.


 

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giovedì 25 agosto 2011

Parola e Pane. Vicini a Dio, imitatori di Cristo.

"O figlio, tu potrai trasmutarti in me, a misura che riuscirai ad uscire da te stesso. Ché l'intimo oblio di se stessi congiunge a Dio, come la mancanza di desideri esterni porta la pace interiore. Io voglio che tu apprenda a rinnegare pienamente te stesso, in adesione alla mia volontà, senza obiezioni, senza lamentele. "Seguimi" (Mt 9,9). "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Senza la via non si cammina; senza la verità non si conosce; senza la vita non si vive..." (Imitazione di Cristo, II- LVI)

Il Signore è venuto nel mondo proprio per questo fine: si è fatto come noi, per farci come Lui (S. Agostino). Se non riusciamo a recepire questo scopo, la nostra fede e tutti i nostri atti devozionali diventano veramente misera cosa.
Imitare Cristo significa fare posto a quello che Lui è, togliendo, gettando via senza sconti quel che non può stare dentro di noi.
Rinnegare noi stessi non significa negare quello che siamo, la nostra natura (voluta e creata da Dio); significa mettere al primo posto Lui, Maestro Buono, che ordina e rende sante le legittime esigenze del nostro decorso terreno.
Ma la via del Vangelo, ad un certo punto, attraversa la porta stretta e richiede un'opera di "essenzializzazione" della stessa esistenza... "di molte cose c'è bisogno, una sola è necessaria" e a coloro che la cercano non sarà tolta. E' sedersi ai piedi del Maestro per ascoltare, interiorizzare, ruminare, far diventare mutamento della propria vita.
Non si può pretendere di cambiare se prima non si ascolta, non si fa propria la parola, non si rumina e non si vive in una dimensione di intimo colloquio tra noi e il Signore.


Non si può pretendere di cambiare se al centro della nostra vita non c'è l'Eucarestia, l'evento ECCEZIONALE nell'ordinario della nostra quotidianità.
Si! Perchè anche se spesso non sembra, l'Eucarestia è un'Opera di Dio, un'Opera Celeste, che si incontra con la nostra umanità nei gesti, nelle parole, nelle emozioni.
Quando si fa Eucarestia, devono tacere le cose inopportune, tutte le altre attività, gli altri pensieri. E' il Signore Trinità che si dona nel Figlio; il quel Figlio riassume TUTTO e tutto si accosta alla grandezza del Mistero di Dio.
Per questo è necessario avere cura delle celebrazioni liturgiche, dell'Eucarestia che si celebra: è Cristo che si dona e incontra la nostra povertà.


Due, quindi, sono le piste per "farci come Lui". Due sono i punti di partenza: Parola ed Eucarestia; così come Silenzio e Meditazione. Il Silenzio senza l'Ospite principale non serve. La meditazione senza il Silenzio è una finzione. Il Signore senza il Silenzio è un ospite come tanti altri.
Sta a noi essere decisi nel fare spazio a Lui!



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martedì 23 agosto 2011

Ti fidi veramente di Lui?

Sono stato per un po' di giorni in un grande monastero, dove si osserva con devozione e rigore la Regola, e dove la preghiera è il pilastro di tutto.
Durante l'estate ci sono sempre diversi giovani che vanno a fare ritiri, momenti d'esperienza finalizzati a verificare se quella può essere la loro vita, se il Signore li chiama a seguirli in modo più radicale, ancorati al Vangelo e alla ricerca di Dio.
In particolare mi ha colpito un giovane, non più tanto giovane, un 39 enne, da sempre affascinato dal monachesimo, che ha rincorso questo ideale pur non potendo/sapendosi staccare dalla sua complessa vita nel mondo. Un po' per non aver avuto il coraggio di contraddire la famiglia, che non voleva assolutamente; un po' per la paura di lasciare le certezze, i legami, gli impegni che di volta in volta gli venivano richiesti (si tratta di una persona di grandi capacità). Aveva rimandato molte volte un suo soggiorno in monastero, creando un tira e molla che anche alla comunità era veramente dispiaciuto; tanto che il maestro dei novizi gli scrisse dicendogli che era meglio non farne niente, perchè aveva dimostrato di non avere la forza necessaria.
Queste parole sono state la "chiave di volta di tutto". Destatosi da un sonno della volontà e dell'anima che proseguiva da troppo tempo, ha preso carta e penna, ha riscritto al Maestro dei novizi, esprimendo il suo dolore, ma anche le sue profonde motivazioni e mettendosi fin da subito a disposizione per un percorso verso la vita monastica.
Mi ha raccontato che da quel momento gli è nata dentro una forza enorme: è il Signore  che finalmente ha lo spazio necessario nel suo cuore. Mi ha anche fatto una battuta: "Alla fine, se mi trovo bene come in questi giorni, a casa non ci torno nemmeno e inizio subito"! Anche se non è possibile fare così, questa espressione denota l'innamoramento di questo ragazzo, chiamato sicuramente a seguire il Signore in modo totale.
Quindi, nessuno si scoraggi, si sconforti. Le prove della vita a volte sono un grande fermento e anche un modo per togliere di mezzo tutti gli orpelli che ci legano a quanto non fa parte di noi.
A tutti coloro che stanno verificando, analizzando, pensando (a volte anche troppo) dico che il coraggio di fidarsi di Gesù è una delle più grandi virtù, mentre l'indugiare troppo può trasformarsi in un grande peccato di vanità, orgoglio e finta umilità. Quando il Signore chiama, CHI CREDE E SI FIDA DI LUI VERAMENTE, risponde e "lascia che i morti seppelliscano i loro morti".
A lode di Cristo.
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sabato 13 agosto 2011

Entra e chiudi la porta

Anche oggi, fratelli e sorelle, voglio invitarvi a incontrare Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo nel silenzio del vostro cuore e a farvi tutti un po' eremiti, anche nel frastuono della vita quotidiana.
Lo voglio fare lasciandomi ispirare da un brano del Vangelo e precisamente dal quinto capitolo di Matteo, quando Gesù indica il "programma" del Regno di Dio. Un programma sconvolgente per la mentalità di allora, ancora di più per quella di oggi, abituata a ben altri programmi, annunci, promesse...
Andando un poco oltre, al sesto capitolo, Gesù ci dice che "...per adorare, non è necessario un lungo discorso, nè un luogo privilegiato e pubblico; basta entrare nella stanza interiore, chiudere bene le porte, incontrarsi con il Padre che sta in ciò che è più segreto e restarsene con Lui" (I.L.).
Quanto è difficile, carissimi, chiudere le porte del cuore, che non sono di legno, non sono palpabili e  che risultano essere molto sensibili ai richiami seducenti del mondo, delle nostre pulsioni, degli istinti più reconditi del nostro essere terrestri!
La cosiddetta "stanza interiore" non è un luogo fisico, ma allo stesso tempo entrare e rimanere in essa richiede uno sforzo fisico. Si entra dopo aver fatto quiete, dopo aver creato il Silenzio, l'ottimale Solitudine. Dice Larranaga: "perchè appaia Dio, perchè la sua presenza nella fede si faccia densa e consistente, è necessaria un'attenzione aperta, purificata da tutte le aderenze circostanti. Quanto più tacciono le creature e le immagini, quanto più spopolata è l'anima, tanto più puro e profondo sarà l'incontro."
Ci costa caro essere meno aderenti alle cose del mondo. Ci costa caro "staccare" questi lati adesivi alle cose, anche per poco tempo: non si vive più senza il telefono accanto, senza la radio accesa in auto, senza la tv mentre facciamo i lavori di casa. Il silenzio ci opprime, perchè lo viviamo male, con tristezza. Ci è difficile non spostare lo sguardo da una cosa all'altra e tenerlo fisso al centro del nostro essere, anche in modo fisico.
E' un cammino graduale, ma costante da fare. Un cammino in progressione, ogni giorno sempre di più. Non si impara in un istante ad essere "eremiti" anche nella vita quotidiana. Ci vuole costanza.
Ricordiamoci sempre le parole di Gesù, dalle quali tutto prende il via: "Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. " (Mt 6)
A lode di Cristo!

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venerdì 12 agosto 2011

Visita a sorpresa

Oggi è arrivato all'eremo un ragazzo, che nemmeno sapeva dell'esistenza del nostro minuscolo monastero; si era avventurato nel bosco per fare una passeggiata assieme al suo cane e ad un certo punto ha scorto le croci che segnalano la presenza di una zona dedicata alla sola ricerca di Dio.
L'abbiamo visto guardare la nostra semplice struttura, la chiesetta con sguardo meravigliato, come se proprio quel posto fosse emerso dal mare del verde dei castagni, che in questo periodo sono nel pieno del vigore.
Poi si è seduto su una panca di pietra, vicino ad antico e maestoso abete. Mi sono avvicinato, anche perchè passavo da lì (stavo annaffiando l'orto) e l'ho salutato.
In quegli occhi increduli c'era un'aria di meraviglia veramente palpabile; poi figuratevi, trovarsi davanti uno con l'abito monastico eremitico... quasi un'immagine da libri di favole!
Gli ho chiesto da dove venisse e come avesse fatto ad arrivare (da noi si arriva solo a piedi, non ci sono strade carrozzabili. La nostra auto - che utilizziamo una volta ogni dieci/quindici giorni per i rifornimenti, si trova in un box a circa 3 km dall'eremo). Praticamente non sapeva cosa rispondere. Gli ho spiegato io qualcosa: chi siamo, cos'è quel posto, cosa facciamo... e l'ho invitato a visitare la chiesa, l'eremo, abbiamo detto un "Pater" insieme e poi il nostro superiore l'ha invitato a mangiare con noi. Un pasto semplice, com'è nel nostro stile, ma fraterno.
Fratelli e sorelle: andando via ha detto che faceva fatica a riprendere la via di casa, perchè all'eremo ha vissuto una mezza giornata di inaspettata pace, serenità, quiete. Ha detto che, se avesse potuto, sarebbe rimasto volentieri.
Sono sicuro che quel giovane non dimenticherà mai questa visita a sorpresa e che - se non l'ha fatto prima - avrà bisogno di connettersi nuovamente al quel Signore che qui gli si è fatto in qualche modo più vicino.
L'esperienza conta. L'esperienza di Dio e di un vero Silenzio eloquente conta. Dev'essere fatta.
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Quando si trascura di pregare... L'inutile essenza di tutto.

Tempo fa mi hanno regalato un libro, scritto da Ignacio Larranaga, un autore  che apprezzo veramente tanto. Egli è un sacerdote francescano, noto per la sua azione di "risveglio" della comunità cristiana, attraverso "esperienze di Dio" e "laboratori di preghiera e vita".
Voglio postare qui un passo del libro "Mostrami il tuo volto", che mi ha veramente colpito e che fotografa un dato di fatto dei nostri giorni.
"QUANDO SI TRASCURA DI PREGARE,
DIO FINISCE PER DIVENTARE "NESSUNO"
Se per lungo tempo si trascura di pregare, Dio finisce per "morire": non in se stesso perchè è per essenza il Vivente, Eterno e Immortale, ma nel cuore dell'uomo. Dio "muore" come una pianta rinsecchita che si è trascurato di bagnare.
Abbandonata la fonte della vita, rapidamente si arriva all'ateismo vitale. Coloro che giungono a questo stadio, forse,  non si sono mai posti il problema intellettuale dell'esistenza di  Dio. Forse continuano a sostenere - e sono magari anche persuasi - che l'ipotesi-Dio ha ancora validità, ma di fatto si regolano nella vita coem se Dio non esistesse... Non è più quella forza pasquale che li strappa dai recessi del loro egoismo per lanciarli in un perpetuo "esodo", verso un mondo di libertà... Soprattutto, il segno inequivocabile dell'agonia di Dio in essi è che il Signore non desta più allegria nel cuore...
Quando si crea questa situazione esistenziale, rapidamente si scatena una inversione di valori e uno spostamento di piani... Quando si produce la "crisi di Dio", si comincia a contabilizzare tutto con i criteri dell'utilità...
Ma la Bibbia ci ricorda che Dio è ben oltre le categorie dell'utile o dell'inutile. Le Scritture affermano una cosa sola: che Dio è. Dio si elesse un popolo il cui destino finale era quello di proclamare al mondo intero che Dio è. E il popolo "servì" solo per adorarlo, dargli grazie, lodarlo ed essere suo testimone. Se dimentichiamo questo destino "inutile" del popolo di Dio, sempre cammineremo divagando."
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giovedì 11 agosto 2011

Una monaca, le sue lacrime. Chiesa e relativismo...ecclesiale.

Proprio in questi giorni ho avuto un bel colloquio spirituale con la Madre Priora di un piccolo monastero benedettino, che si trova in una località rinomata del Centro Italia, di origini molto antiche.
Abbiamo parlato della bellezza di servire e seguire il Signore nella radicalità della vita, cercando di essere polmone per il respiro della Chiesa, lampada che brilla, offerta viva di preghiera anche per chi si è dimenticato del Creatore.
Purtroppo la crisi vocazionale ha colpito anche questo piccolo monastero, che da tempo non ha più ricambio. Le monache sono cinque, tutte anziane, alcune anche malate.
E la Madre Priora, ad un certo punto, non ha trattenuto le lacrime quando mi ha detto che è gia nell'aria l'idea di far chiudere questo luogo di preghiera (dove la preghiera è veramente la prima cosa, l'ossatura di tutto) e di sparpagliare le monache qua e là. Ha chiesto aiuto alle autorità diocesane locali, anche per studiare un modo per rilanciare questa preziosa ed unica casa monastica rimasta in quel territorio. Ma qualcuno ha anche detto fuori dai denti che la loro vita non è poi così utile alla Chiesa locale...
I diretti superiori sembrano conformarsi alla mentalità del tempo, certamente non dettata esclusivamente da esigente e contingenze inalienabili, ma anche dall'orribile gusto di "attivizzare" tutto, ottimizzare e "razionalizzare".
A cosa serve un monastero? Che cosa producono queste donne sognatrici?
A cosa ci serve il carisma di San Benedetto? Di Scolastica? Di Bruno di Colonia? E l'elenco potrebbe continuare...
Santi, ma prima di tutto uomini e donne che hanno raddrizzato la spina dorsale della Chiesa, proprio quando questa deviava dall'Unico Sentiero Possibile: GESU' CRISTO.
Anche il Papa, nell'udienza generale di ieri (mercoledì 10 agosto) ha parlato della necessità del silenzio per udire la voce di Dio. Ma chi lo sta più a sentire? Forse nemmeno i preti, soprattutto quelli di "curia", troppo impegnati nei loro uffici a scrivere lettere contenenti "aut-aut" dal sapore molto laicista e poco evangelico...
Allora dobbiamo diventare tutti monaci e monache? No di certo. La vocazione ad ogni stato di vita non è certo uno scherzo. Ma tutti abbiamo bisogno sia di Marta che di Maria. Una sola non basta. Una sola non fa comunità. Entrambe servono il Signore.
La povera Priora questo lo sa bene, ma non ha mezzi per "combattere" la buona battaglia, se non un'arma micidiale, alla quale vogliamo aggiungere munizioni anche noi: LA PREGHIERA. Con essa sconfiggiamo la tendenza relativista che purtroppo si è insinuata anche nella Chiesa di Cristo. E Cristo non è relativista. E' un fatto, come un fatto è la necessità di respirare, di avere luce, di guardare un dito puntato verso il Paradiso.
Si, avete letto bene: il PARADISO. Perchè è a quello che noi tendiamo ed è dall'inferno e dal purgatorio che noi vogliamo fuggire. Perchè anche queste sono realtà. Possono essere il domani eterno di tutti.
Carissimi lettori,
vi chiedo di pregare per queste monache, per tutte le monache e monaci nel mondo. Perchè prima di tutto ogni giorno offrano la propria vita come il giorno della professione monastica. Ma anche perchè la Chiesa si riappropri di questo stupendo e indispensabile servizio, offerto da corpi e anime interamente oblati a Lui.
Può bastare solo Dio nella vita? Si. E' dimostrato proprio dai monaci, dalle monache, dai consacrati, dai tantissimi santi sacerdoti diocesani che di Dio si fidano davvero e che mettono lui al centro, prima di ogni altra cosa.
Sia lodato il Signore Gesù, Mestro Buono e la Madre Sua Santissima!
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mercoledì 3 agosto 2011

Inginocchiarsi a Gesù, non al mondo.

"...Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perchè le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro, non prego per il mondo, ma per coloro ch mi hai da to, perchè siano tuoi..." (Gv 17, 7-9).
Ecco uno stupendo passaggio della grande preghiera di Gesù, riportata al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni. Gesù , tra le altre cose, prega per coloro che lo hanno riconosciuto, che hanno accolto le Parole che Dio ha voluto dare loro attraverso il Figlio e per quelli che, con occhio limpido, riescono a vedere in Gesù non solo Gesù, ma anche il Cristo.
Prega per loro, il Maestro Buono, non per il mondo, ma perchè quelli che lo hanno accolto siano di Dio e non del mondo.
Parole che suonano forti anche oggi, in un tempo in cui c'è bisogno che i cristiani siano pronti a non inginocchiarsi al mondo, alle sue tendenze arbitrarie, alle mode che vorrebbero insinuarsi anche nella fede, nella comprensione del messaggio del Maestro, nella grandezza della Sua Salvezza.
Inginocchiarsi a Gesù, non al mondo; riconoscere in Lui la Salvezza, non nel mondo; avere il Lui il Modello e fare a meno di tanti modelli (spesso distruttivi) che oggi "vanno" e domani non ci sono più nemmeno nella loro ombra. Perchè non sono più capaci di proiettare nemmeno quella.
Ecco in cosa consiste la conservazione nel cuore del Nome di Gesù: trovare in lui il punto, l'essenza, l'ispirazione, il movimento.
Fatelo, fratelli e sorelle, prima di tutto nella preghiera, intimo dialogo con il Signore della Vita!
A lode di Cristo!
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martedì 2 agosto 2011

Il Perdono di Assisi. TUTTI IN PARADISO!

Voglio dedicare il post di oggi all'indulgenza che il Signore concesse a San Francesco di Assisi, condivisa con entusiasmo da tutta la cristianità.
TUTTI IN PARADISO
2 AGOSTO
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
ALLA PORZIUNCOLA

Solennità

Perdono d'Assisi
LETTURE: Sir 24, 1-4. 22-31; Lc 1,46-55; Gal 4, 3-7; Lc 1,26-33
Il serafico Padre Francesco, per il suo singolare amore verso la Beatissima Vergine, ebbe sempre particolare cura della chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Porziuncola. Qui egli prese stabile dimora con i suoi frati, qui diede inizio con santa Chiara all’Ordine delle Clarisse, qui concluse il corso della sua mirabile vita.
Per questa Cappella il santo Fondatore ottenne da papa Onorio III la storica indulgenza, che i Sommi Pontefici confermarono successivamente ed estesero a numerose altre chiese.
Per questi gloriosi ricordi l’Ordine serafico celebra con gioia la festa di Santa Maria degli Angeli.
Questo luogo è veramente santo e abitato da Dio
Dagli scritti di Fra Tommaso da Celano(Le due Vite, Ed. A. Signorelli, Roma 1954, L. Macali o.f.m. conv., pp. 207-208; 137)
Ilservo di Dio Francesco, di statura piccola, di mente umile, di professione minore, nel tempo che visse quaggiù, per sé e per la sua fraternità scelse una particella di mondo, per il solo fatto che non gli fu assolutamente possibile servire Cristo altrimenti, che avendo qualche cosa dal mondo.
E non senza una rivelazione e predisposizione divina, già in antico, fu chiamato Porziuncola quel luogo che doveva toccare in sorte a coloro che desideravano di non avere nulla di proprio in questo mondo.
Vi sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Madre, la quale per la sua singolare umiltà meritò di essere elevata, dopo il Figlio, alla dignità di capo di tutti gli eletti.
In essa ebbe inizio l’Ordine dei Minori, e come sopra un saldo fondamento, crebbe e si moltiplicò il loro nobile edificio. Il Santo amava questo luogo più di ogni altro, comandò ai frati di venerarlo con rispetto speciale e volle che lo custodissero sempre come specchio di vita religiosa, in umiltà e altissima povertà, riservandone però la proprietà agli altri, e ritenendone per sé e per i suoi soltanto l’uso.
Vi si osservava una rigidissima disciplina in tutto, nel silenzio e ne lavoro e in tutte le altre prescrizioni della regola. Senza tregua, giorno e notte, la fraternità dei Minori di quel luogo era occupata nel lodare Dio e, tutti soffusi di una mirabile fragranza, vi conducevano una vita veramente angelica.
Frate Francesco infatti, pur sapendo che il regno del cielo si può raggiungere ovunque e che la grazia divina non trova difficoltà a scendere sugli eletti ovunque si trovino, tuttavia si era accorto per propria esperienza che il luogo della chiesa di S. Maria della Porziuncola godeva di una maggiore abbondanza di grazia, ed era frequentemente visitato da spiriti celesti.






Spesso quindi diceva ai frati: «Guardatevi, figli, dall’abbandonare mai questo luogo. Se ve ne cacciassero fuori da una parte, rientratevi dall’altra. Questo luogo infatti è veramente santo e abitato da Dio. Qui il Signore moltiplicò il nostro piccolo numero; qui illuminò i cuori dei suoi poveri con la luce della sua divina sapienza; qui accese le nostre volontà con il fuoco del suo amore; qui, chi avrà pregato con devozione, otterrà quello che chiederà, e chi mancherà sarà punito più gravemente. Perciò, figli, ritenete degno di ogni onore il luogo della dimora di Dio, e con tutto il trasporto del vostro cuore rendete in esso lode al Signore».

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