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sabato 28 gennaio 2012

satana e la fine del Cristianesimo.

Il disperato tentativo di satana di eliminare il cristianesimo dalla faccia della terra è evidente e soltanto un occhio e un cuore disattento può non vedere questa azione palese, che comunque si scontra con la promessa inalienabile di Gesù a Pietro: "...le porte degli inferi non prevarranno contro di Essa", riferendosi alla Chiesa fondata su quella roccia. Tutto questo nonostante le gravi mancanze di noi Chiesa, di noi Battezzati, di noi sacerdoti, di noi segnati con il sigillo dello Spirito Santo.
Il nemico storico, il grande falsario, satana, che esiste e non possiamo negarlo, agisce comunque in modo subdolo; non su evidenti palcoscenici, con atti eclatanti, ma in modo ancora più devastante, nella mentalità comune, anche degli uomini e delle donne di Chiesa, cercando di far passare per normale ciò che non è;  e di far passare per anormale, datato, anacronistico ciò che invece E' patrimonio di fede inalienabile, senza il quale non potremmo mai più dirci cristiani.
Questo clima, al quale è bene iniziare a ribellarsi con le armi della preghiera, del digiuno, della S. Eucarestia e della frequente Confessione Sacramentale, origina lassismo, apatia, tanto disinteresse per le cose di Dio, del Sacro Culto, delle Scritture Sacre e della Tradizione.
Voglio fare qualche esempio, secondo il mio stile spesso pungente. E chiedo scusa fin da ora se qualcuno si sentirà toccato o offeso dalle mie considerazioni. Assicuro che prima di scrivere questa mia riflessione c'ho pregato su, chiedendo al Signore di darmi parole che possano aiutare e non ferire.
1- Oggi i sacerdoti hanno quasi abbandonato del tutto l'abito talare e stanno progressivamente abbandonando ogni altro segno che li distingua, non come importanza, ma per la loro consacrazione particolare e il loro ministero. Molti di loro dicono che così "sono più vicini alla gente"; ma non sanno che la loro vicinanza con la gente aumenta quanto più si evidenzia il carattere proprio del sacerdote, del religioso, anche con la veste. Essa è segno di TOTALE APPARTENENZA A CRISTO, che invia i suoi operai per guidare, SANTIFICARE, istruire nelle verità della fede. Ma tutto questo viene visto come datato, IMBARAZZANTE, senza senso. E le chiese si svuotano, perchè il senso i primi a non trovarlo più sono i fedeli stessi. Essi, se vogliono trovare un amico come loro, lo possono trovare ovunque; se vogliono il Sacerdote intendono percepirlo anche attraverso i segni esterni, che parlano della sua vocazione e del suo permanente "si" al Signore. Invece abbiamo molti preti simil-laici, concepiti come "uno di noi", quando tutta la loro persona è di Dio ed è trasformata in virtù della Santa Ordinazione.
2- Oggi, partecipando anche con sincera devozione a molte Celebrazioni Eucaristiche, assistiamo ad una creatività che tende a trasformarle in momenti di aggregazione, spettacolo e vere e proprie carnevalate, lontane anni luce dal linguaggio di santità, celeste Grazia e mistico abbandono al Signore che dovrebbero infondere nel cuore dei fedeli. Si dice che una partecipazione creativa della gente e di molti gruppi "anarchicamente organizzati" di giovani coinvolga di più. Molto probabile. Ma rende quel momento ciò che non è. Come non ricordare che la S. Messa feriale o festiva che sia è la riproposizione viva, vera, attuale, efficace dell'UNICO SACRIFICIO IN CROCE DI CRISTO, anticipo della nostra resurrezione, celebrazione del mistero che ha scardinato tutte le piccole certezze del mondo: "Quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha resuscitato". Si urla di tutto in chiesa, non si urla più LA verità di fede che fonda la nostra Religione. E usciamo di chiesa con lo stesso umone di quando siamo entrati, perchè quel clima spesso disordinato, da circolo sociale, da sala concerto, da comizio personalistico non ci ha aiutato a sentire nel nostro cuore Gesù che è materialmente entrato in noi attraverso la Santa Eucarestia.
3- Le omelie. Spesso sono distaccate, fredde, senza la passione che prima di tutto mi parla della testimonianza di chi la dice. Del prete che celebra e crede a quel che dice. Omelie dove si parla di se, di politica, di economia, di improbabili iniziative che "dovrebbero" far sentire il profumo di Cristo nelle comunità... e non parlano di Lui, di Gesù, Vangelo annunziato agli uomini; principio di ogni attività, termine di paragone di ogni gesto pastorale.
4- Il tema della venuta di Cristo e della Resurrezione. Mi piacerebbe domandare a ciascuno di voi se ne sentite mai parlare. Lo sapete che Gesù ritornerà, quando nella Sua Bontà avrà stabilito? Lo sapete che il Suo ritorno è sospeso sull'orizzonte della nostra storia, quella storia che vogliamo dominare, dirigere, cambiare!!!!!!!!!! Quanto siamo stupidamente roboanti! Lo sapete che anche ciascuno di noi è lanciato verso la RESURREZIONE DAI MORTI? E che proprio a quella ci prepariamo ora, attraverso la preghiera, l'istruzione cristiana, i sacramenti? Lo sapete che non ci prepariamo - come Chiesa - ad essere un'ennesima organizzazione sociale o culturale? Benvengano le tante benemerite attività di solidarietà, inculturazione, aggregazione. Ma non servono a niente e a nessuno se non profumano di Cristo, di attesa del Suo ritorno, della mia e vostra Resurrezione, di consapevolezza del Giudizio. Questi temi, noi sacerdoti, li abbiamo chiusi accuratamente negli scaffali dove conserviamo i nostri libri; perchè non vanno di moda, perchè farebbero sorridere. Ne siete convinti, cari preti, cari vescovi? Oppure la gente diserta le nostre celebrazioni perchè non trova quel che è necessario alla personale e comunitaria conversione permanente?
5- Convegni, gruppi di studio, quintali di carta, inchiostro, di tutto di più. Parlami di Cristo, santo sacerdote. Parlami di Maria che per prima ha detto "si", parlami dei Santi Patriarchi, che anticiparono la venuta del Messia, dei Profeti che lo annunziarono. Parlami dei Santi di ieri e di oggi, che lo hanno testimoniato, spesso fino al sangue...
Cari cristiani, apriamo gli occhi e preghiamo prima di tutto per la Chiesa, per chi la guida, per i nostri pastori. Preghiamo per il nostro Santo Padre che con ammirabile coraggio ha rimesso al centro molte delle esigenze di un cristianesimo veramente vissuto. E preghiamo perchè i nuovi sacerdoti, frati, monaci e suore siano all'altezza della loro personale chiamata. Chiamati ad essere mani, piedi, occhi, bocca e orecchi di Gesù. Anche quando si tratta di andare controcorrente, di essere derisi, di essere guardati con sospetto.
A lode di Cristo!
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venerdì 27 gennaio 2012

Io pretendo che tu mi ami!

Queste sono le domeniche dell'annuncio del Regno.
La Liturgia della Parola di queste settimane ci proietta in un contesto in cui Gesù si fa promotore in prima persona di un richiamo forte, destinato a scuotere in molti modi le coscienze spesso sopite del suo tempo e di quello futuro: "Il tempo è COMPIUTO, il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo". Potrebbe sembrare un'affermazione di principio, un richiamo quasi "politico" ad una nuova visione di quella società martoriata e oppressa dalla intollerabile e intollerata dominazione romana. Ma non è così. Gesù mette in gioco tutta la Sua persona, perchè la compiutezza del tempo, il Regno e il Vangelo coincidono perfettamente con Lui. Lui è il tempo compiuto, in cui Dio "squarcia i cieli" e scende per partecipare alla storia del mondo; Lui è il Regno, l'inizio di una nuova e definitiva realtà che fende le piccole certezze e strutture umane; Lui è il Vangelo, la Buona Notizia, la Parola fatta carne, che fonde in se gesti e parole "intimamente connessi".
Sono passati venti secoli. Che fine ha fatto quella spinta propulsiva? Si è esaurita? No, assolutamente. Ancora oggi, pur nella difficile situazione secolarizzata e biecamente laicista di tanti paesi di questo mondo, Gesù continua a scuotere, a chiamare, a interrogare.
Fa quasi sorridere la pretesa di alcuni di mettere Dio fuori dal conto della storia; come se nel segreto del nostro cuore, della nostra casa, nell'intimità delle speranze più nascoste non sentissimo tutti (laici, religiosi, oltranzisti o meno...) il desiderio di essere presi per mano e guidati da questo "Non si sa Chi" che percepiamo a priori nella nostra natura. In quella natura che spesso non osiamo affermare come creata e vivificata da Dio, perchè ce ne vergognamo... perchè mettere Dio nel conto delle nostre cose non va di moda, non è attuale, dicono alcuni.
Secondo me non è attuale toglierlo di mezzo, perchè uomini e donne che si dicono progrediti non possono eliminare dalle spinte della loro esitenza quella di Dio, al pari di un grande imbarazzo, che - a detta di molti dalla vista corta - imbavaglierebbe le "aspirazioni legittime" all'autodeterminazione, alla preordinazione umana del bene e del male, alla "deificazione" delle proprie possibilità. Insomma, legalizzare e legittimare moralmente e antropologicamente una nuova caduta nell'Eden, non essendo bastata - a quanto pare - la prima.
Eppure basta poco per ritornare in noi stessi: basta che la natura faccia udire la propria voce, o che siamo toccati da qualcosa di più grande dei nostri presunti progressi per capire che abbiamo dei limiti; basta per sentire il bisogno, il desiderio, quasi la pretesa che Lui ci prenda per mano. Si, la pretesa. Ed è bello, da figli, che spesso si accorgono di aver voluto fare tutto da soli, torniamo anche con atteggiamento risoluto dal Padre. Lui lo sa che non lo facciamo perchè abbiamo dei diritti, ma perchè Amore chiama Amore, anche con la forza di un fendente verso il Cuore stesso di Dio.
Non abbiamo paura di convertirci, non ci sono forme prestabilite per la conversione. Mettersi di fronte alla Presenza (volto) di Dio è già un gran passo. Il resto segue la spontaneità di un Amore che sta stretto nei codici e codicilli di atteggiamenti che servono solo a gettare fumo negli occhi.
A lode di Cristo!


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martedì 24 gennaio 2012

Elogio della Bellezza.

Dio è Bellezza.
Bellezza infinita e Bontà.
Dio è il Principio, l'Origine della Bellezza e della Bontà e allo stesso tempo lo è pienamente in se stesso.
Bellezza e Bontà sono il Bene, l'armonia, la serenità, il completamento positivo dell'essere e la sua buona percezione da parte del resto.
Il brutto (non nel senso modaiolo del termine), il cattivo sono il male, la disarmonia, l'accontentarsi di ciò che non parla di Dio.
Riferiamo tutto questo soprattutto alla Santa Liturgia, che è il momento in cui si celebra universalmente la Bellezza e la Bontà di Dio, che culmina nella perfezione del Sacrificio di Cristo.
Purtroppo, in molte delle nostre chiese, sembra che il senso della Bellezza nel celebrare sia quasi scomparso, per lasciare il posto all'improvvisato, a ciò che - in modo illusorio - pare "più vicino" alla gente, a ciò che dettano le mode dei tempi...
Ma siamo così sicuri che le persone, quando si accostano alla Liturgia, abbiano bisogno di qualcosa che tocchi i loro gusti? O forse non hanno bisogno di qualcosa che, in modo discontinuo, parli un altro linguaggio, che rammenti alle menti, al cuore e alla coscienza la grandezza, la Bellezza e la Bontà di Dio?
Impera l'aspetto relazionale tra le persone, anche durante la Santa Liturgia e spesso l'unico a cui manca cittadinanza nelle nostre assemblee è proprio Dio e il Suo essere Totalmente Altro. Vogliamo ridurre la S. Messa ad un atto sociale, ad un momento aggregativo: in realtà è anche questo, ma prima di tutto è azione celeste, che trae forza ed efficacia dalla Croce innalzata sul Golgota, da una deposizione silienziosa nella tomba, dalla RESURREZIONE di Cristo, che anticipa la mia, la vosra.
Io credo che un giorno risorgerò, credo che Gesù è risorto, che Maria à assunta in Cielo.
Questa è la Bellezza di Dio.

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mercoledì 18 gennaio 2012

Le uova di Pasqua ?!?!?!?!?!??!

Non vivo nel mondo frequentato ordinariamente dalla gente, ma non sono fuori dal mondo.
Anche all'eremo arrivano gli echi della situazione attuale, del momento di crisi, delle tragedie causate dall'azzardo umano; per tutte queste situazioni prego, preghiamo e dobbiamo affidarci alla divina provvidenza.
Rimango un po' perplesso (da non esperto in queste materie) quando percepisco la meraviglia nei confronti della crisi soprattutto economica che stiamo vivendo.
La Parola di Dio, in particolare i Santi Vangeli, ci ammoniscono dicendoci che la causa di ciò che ci fa male e ci mette a disagio dobbiamo ricercarla soprattutto nelle nostre azioni, che spesso non sono calibrate sul giusto equilibrio tra possibilità ideale e reale; "non accumulare tesori in terra", dove vengono corrotti, ma "in Cielo" dove la corruttibilità non c'è, non ha cittadinanza, non sono solo belle parole. Chi mettesse davvero in pratica questo stile di vita, assumerebbe come suo parametro non il disdegno dei beni materiali (che non fa parte della logica cristiana, ma di un modo assolutistico di pensare, non tipico di Cristo Gesù); assumerebbe come suo stile la sobrietà.
Perchè dico tutto questo? Cosa c'entra il parere di un povero monaco con una situazione così articolata? Ve lo spiego subito raccontandovi un fatto elementare, ma significativo.
Stamani, leggendo le mail delle persone che intrattengono con me un dialogo spirituale, ho trovato quella scritta da un giovane ragazzo, che sta compiendo un cammino di discernimento vocazionale. Di prima mattina è andato a fare spesa per la sua famiglia in un supermercato e mi ha mandato una foto a dir poco singolare: in un grande cestone, accanto ai pandori e panettoni "a saldo" di Natale e vicino ai costumi di carnevale ...c'era già... LE UOVA DI PASQUA!!! Alla faccia della precocità del tempo e dell'ansia di precorrere le vie commerciali della concorrenza. Non si tratta solo di questo, si tratta di non aver regole - in prima battuta - e soprattutto di aver ormai assunto uno stile, secondo il quale si devono assolutamente bruciare tutte le tappe temporali per ... rimanere al passo coi tempi.
Ma vi rendete conto, fratelli e sorelle? Se traspositate questo esempio davvero elementare in tutti i campi della vita economica, sociale, morale, politica... cosa ne viene fuori?
Non è similie al fatto che oggi come oggi un ragazzino o una ragazzina di 12 o 13 anni viva già come un adulto/a, compiedo scelte che, in realtà, non dovrebbe compiere per inesperienza e immaturità? Dove sono le famiglie che "agghindano" i figli come carrozzoni di carnevale, pur di vederli "guardati", ammirati, voluti, invidiati? Questo è l'insegnamento? Dove sono quei politici che ci hanno fatto credere che morale e legge non devono andare di pari passo e che il primato economico viene prima di quello morale? Perchè non pagano loro il conto del disastro che hanno causato?
Aver tolto di mezzo il Vangele e quindi la capacità di ponderare piccole e grandi scelte sul modello di Cristo Signore, ha contribuito a questo disastro.
Aver svuotato orgogliosamente le chiese, in nome di un laicismo che mette l'uomo al centro di se stesso (quindi un centro virtuale); aver detto che noi siamo gli dei di noi stessi e che il Dio di Gesù Cristo è un fatto privato, ci ha portato qui.
Le mie saranno anche esagerazioni, ma sinceramente non credo...
Preghiamoci su, fratelli e sorelle e prima di tutto, noi cristiani, riacquistiamo sobrietà, tempi giusti e primato morale, contribuendo con le opere a salvare questi nostri tempi così confusi.
A lode di Cristo!


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martedì 17 gennaio 2012

A cosa servi, povero monaco...


Oggi, la Santa Liturgia, ci invita a ricordare nella preghiera e nel Memoriale dell'Eucarestia Sant'Antonio Abate, Padre del Monachesimo, che nel terzo secolo (ancora all'alba del Cristianesimo) decise di disfarsi di tutti i suoi beni e di ritirarsi nel deserto, per cominciare una vita di penitente e contemplativo.
Molti di noi lo conoscono come protettore degli animali; nelle stalle di molti allevatori e contadini si vede qualche sua immagine impolverata, messa in qualche angolo, a difesa e protezione di coloro che gli sono affidati dalla tradizione e dalla preghiera popolare.
La sua memoria liturgica, però, c'invita a fare una riflessione assai più profonda sul senso e l'utilità oggi del monaco, dell'eremita, dei monasteri.
In pieno Medioevo e già prima, con la loro fondazione in Occidente, i Monasteri non furono solo centri di preghiera, ma anche validissimi strumenti di promozione sociale: non dimentichiamo l'opera di bonifica delle paludi, la diffusione delle tecniche agricole e di allevamento, l'alfabetizzazione di molte popolazioni, la conservazione, la produzione, la diffusione della cultura classica e latina... Certo, queste sono pietre miliari, grazie alle quali possiamo dire che è nata l'Europa, quella che oggi viene tanto sbandierata come un """successo""" dell'economia e della politica... L'Europa è nata con i Monaci di Benedetto, autori dei primi e fondamentali legami culturali e religiosi di popoli così diversi tra loro (come anche oggi, giustamente, mantengono le loro peculiarità), ma uniti da denominatori comuni che sono nati dal sacrificio (anche della propria vita) di molti monaci. Ai monasteri si guardava come a baluardi della cultura, della difesa anche estrema, di carità e di ospitalità; a centri in cui l'armonia dettata dai ritmi della preghiera si riverberava anche nella proposta sociale di un'umanità elevata dalle misere condizioni in cui viveva (pensiamo ai popoli barbarici e alle vaste popolazioni dei contadi italici). I monasteri sorsero in ogni dove e, attorno a loro, nacquero villaggi di contadini, artigiani e mercanti; vennero erette importanti scuole, molte delle quali si trasformarono in prestigiose università, qualcuna ancora oggi esistente e funzionante, particolarmente nel Nord Europa.
Il monachesimo occidentale affondò le proprie radici nella tradizione che vide come padre S. Antonio Abate e anche S. Atanasio, trasferendo verso le nostre latitudini la necessità di stare in disparte  con il Signore, nella quiete con Lui e di riposare ascoltando - come Maria, sorella di Marta - le parole del Maestro in un itinerario di contemplazione. Il Monaco trasse e trae tutt'oggi la sua forza proprio da questo continuo esercizio di elevazione verso Dio; non può fingere nella sua vita, non può vestire l'abito monastico (e ancor di più quello monastico-eremitico) e poi condurre una vita da laico... perderebbe di senso, impazzirebbe in un contesto che non potrebbe sopportare nemmeno per mezza giornata. Essere stati chiamati a diventare monaci o monaci eremiti non significa aver soddisfatto alla propria vocazione; questo è solo l'inizio di un faticoso e al tempo stesso sublime percorso di discernimento, spoliazione dal proprio IO e dal proprio egoismo, purificazione, penitenza e innalzamento verso il Cuore stesso di Cristo, unica cella sicura del monaco.
Oggi a cosa servono i monaci, i monasteri, gli eremiti? Quale terreno paludoso c'è da bonificare? Quale tecnica di coltivazione non è conosciuta? Quale sapere rischia di essere disperso dalle orde barbariche dei nostri tempi? Quale lettura e scrittura dev'essere diffusa e proposta come veicolo di comunicazione? Credo che queste domande, che sottendono a qualcosa di non materiale, abbiano già in se la loro risposta... Le paludi esistono, sono le situazioni in cui oggi molti si impantanano e costruiscono le proprie "dimore stabili", illudendosi di essere "arrivati"... Non sappiamo più coltivare la carità cristiana, il senso comune della fraternità, il bisogno di elevarsi dalle "quattro cose" che riteniamo fondamentali (ignorando, o peggio, tralasciando volontariamente tutto ciò che qualifica il nostro essere "simili a Dio"); rischiamo di perdere duemila anni di Sacrificio di Cristo, tradotti in preghiera, Vangelo, buona Tradizione cristiana, di arte, identità. E perchè li stiamo perdendo? Perchè tutto va bene, tutto è lecito, tutto ha libera cittadinanza: illusione satanica dei nostri tempi! E' necessario ricominciare a leggere e a scrivere sulle righe di Dio, nella consapevolezza che soltanto mettendo Lui nel conto della nostra vita possiamo realizzare pienamente il nostro Uomo interiore ed esteriore: perchè tutto è buono e santo, anima e corpo.
Ecco perchè, ancora oggi, i monasteri sono luoghi privilegiati di questo incontro: nella loro solitudine e nel doveroso anonimato dei monaci, tra vecchie e nuove mura, tra vocazioni che grazie a Dio ci sono, ma sono meno note delle altre, continuano a tessere questa tela di relazione tra il nostro vecchio mondo e un Dio sempre dinamico che vuole esaltare la gioventù del cuore ad ogni età.
Preghiamo S. Antonio Abate, perchè protegga tutti i monaci e tutti gli eremiti, sostenendo il loro grande impegno a favore di questa umanità spesso senza bussola, che si autoaffida ad economia, finanza, politica, gioco, sorti varie, magia, falsità, edonismo... credendo di essere progredita verso "valori civili" che la stanno abbattendo a grosse accettate sul fusto della sua pianta.
A lode di Cristo!


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domenica 15 gennaio 2012

Unicità di Cristo, unicità della Chiesa. Contro la debolezza di un pensiero fintamente "libero".

Carissimi fratelli e sorelle,
Riflettendo su questi nostri tempi, in cui tutto è relativo, compresa la fede che ha sostenuto e fondato la vita e l'identità profonda di tante generazioni, ho voluto riportare di seguito uno dei passaggi fondamentali della DOMINUS IESUS, la dichiarazione con cui la Congregazione per la Dottrina della Fede ribadisce ancora una volta l'unicità della Rivelazione di Cristo e della natura della Chiesa.
Questo passaggio merita una lettura attenta, alla quale faccia seguito un atteggiamento di preghiera e di profonda presa di coscienza. Dopo la nuova consapevolezza è necessario mutare il nostro atteggiamento: inutile criticare gli altri se noi per primi, nel nostro piccolo, non sappiamo rimettere la barra a dritto. Tutti siamo chiamati ad essere missionari, nuovi annunciatori, con fermezza e proponendo a chi non è cristiano con carità le verità profonde della nostra fede.
Ma per fare questo è necessario prima di tutto esserne convinti noi: non idealmente, ma nei gangli vitali del nostro essere. Credo che Gesù è Dio fatto uomo? Credo che Dio ha visitato anche la mia storia personale? Credo che nell'Eucarestia il Signore si dona a noi e a tutta la Chiesa in sacrificio salvifico unico e santo? Credo che il Signore Gesù è risorto e che - come Lui - anche io sono chiamato alla Vita Eterna (che posso anche rifiutare, dannandomi eternamente)? Credo che Maria Santissima sia il Veicolo Privilegiato della Grazia, Madre del Signore e della nostra Fede?
Ecco a tutti voi il testo.



CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
DICHIARAZIONE
"DOMINUS IESUS"

CIRCA L'UNICITÀ E L'UNIVERSALITÀ SALVIFICA
DI GESÙ CRISTO E DELLA CHIESA


4. Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l'unità personale tra il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, l'unità dell'economia del Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l'unicità e l'universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa, l'inseparabilità, pur nella distinzione, tra il Regno di Dio, Regno di Cristo e la Chiesa, la sussistenza nella Chiesa cattolica dell'unica Chiesa di Cristo.



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giovedì 12 gennaio 2012

Maria si è scelta la parte migliore. Non le sarà tolta. Chiesa e contemplazione

Molte volte, da questo blog, ho sottolineato (forse "insistito") sulla necessità di non separare l'azione dalla contemplazione nella comunità cristiana, ad ogni livello.
Contemplare, cercare Dio in un intimo colloquio fatto non solo di parole, non è un'occupazione riservata ai monaci, a qualche sperduto eremita o a persone di sensibilità particolari. Certo, per un monaco è l'essenziale, è il Tutto; si dedica a questo per essere intercessore vivente presso Dio, a beneficio di un'umanità che spesso ignora Dio e sicuramente ignora l'esistenza di quel minuscolo uomo, chiamato monaco (solo e solo per Lui).
Ma anche la Parrocchia, l'Associazione di volontariato cattolica, il gruppo dei catechisti, dei cantori, dei ministranti, dei volontari per l'oratorio... tutti nella Chiesa di Cristo hanno bisogno di riscoprire e di vivere il ruolo di Maria, sorella di Marta, amiche entrambe di Gesù.
Maria, ai piedi di Gesù, assorta in contemplante ascolto, non è passiva, è attiva: crea e ricrea non solo il suo intimo colloquio con quell'amico speciale, ma se stessa; quella donna è la figura di chi sa che contemplare è un'azione vitale come mangiare, dormire, bere... Senza il motivo di fondo, ogni nostra azione non è più conseguenza di niente, è puro meccanicismo, fine a se stesso; non parla di niente, di nessuno, non ha anima.
Se un gesto (fatto anche all'interno della comunità di fede) non ha respiro, non ha nemmeno anima; non diventa un gesto missionario, ma un "gesto tampone". Finito l'atto stesso di quel fare, si esaurisce anche la spinta entusiastica, finisce ancor prima la sua efficacia. Gesù ha fatto gesti che hanno inciso profondamente il vissuto di chi li ha ricevuti, pur passando dalla materialità dei bisogni. Ricordate la moltiplicazione dei pani e il successivo dialogo con i discepoli che litigavano? Gesù dice loro: "ancora non avete capito?".
Forse molte cose non le abbiamo capite nemmeno noi, presi come siamo dal fare fare fare e mai dal pregare prima di fare; raramente dal mettersi in ascolto della Parola, prima di fare; quasi mai dal vivere il respiro di Dio nel Silenzio e nella Solitudine prima di fare...
Diceva un autore a me molto caro che ci si priva della contemplazione si esaurisce; chi vi si accosta trova in essa riposo, nutrimento, energia.
Forse, quando si parla di contemplazione, troppo spesso si pensa a qualcosa di impossibile, ma non è così. Chi prega e pregando rientra in se stesso, contempla Dio attraverso le parole che risuonano nella mente e nel cuore. Chi ascolta la Parola e la rumina nel Silenzio, contempla Dio che parla trapassando i secoli. Chi si mette di fronte agli occhi di Dio nella Solitudine, prima di riprendere il cammino di comunità, contempla Dio che lo accarezza togliendo ansia e paura.
Preghiamo perchè anche i nostri Sacerdoti educhino al Silenzio, alla preghiera vera, alla Lectio Divina e alla ricerca di Dio prima di ogni altra azione nella comunità.
A lode di Cristo!


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mercoledì 11 gennaio 2012

Il Tempo Ordinario

Dopo la solennità del Battesimo del Signore, siamo tornati al Tempo Ordinario. Questa espressione, che sicuramente avete sentito pronunciare nelle vostre chiese, sembra quasi incedere ad una sorta di "caduta" verso qualcosa di statico e noioso...come se l'Ordinario fosse la pista consueta della nostra fede.
Invece no, fratelli e sorelle.
Dobbiamo approfittare di questo Tempo Santo, che l'anno liturgico propone alla nostra attenzione più volte nell'arco dei mesi, per farci condurre con Gesù attraverso le tappe salienti della Sua Missione Pubblica.
Attraverseremo con Lui la necessaria alternanza e compenetrazione tra parole e gesti; l'incontro con le diverse realtà della vita (il dolore, la gioia, la solitudine, la convivialità, il nascondimento, il protagonismo...) e con lui - attraverso la Parola proposta dalla Liturgia - scopriremo che Dio tocca con mano ogni ambito dell'agire umano. Non per niente l'Incarnazione e la Nascita nella storia sono i presupposti necessari perchè il Signore dei Secoli incontri l'incedere della nostra vita.
Allora perchè avere timore? Dio, in Cristo Gesù, ha "sperimentato" le nostre ansie e le nostre gioie. Siamo noi poco abituati ad affidarci, a lasciarci andare, a far si che sia Lui a prenderci per mano: pretendiamo noi di prendere per mano Dio.
Già qualcuno lo fece prima di noi e non andò molto bene...
Allora, fratelli e sorelle, partecipiamo assiduamente alla Liturgia in questo Tempo Ordinario e stiamo attenti alla proclamazione della Parola; facciamola brillare alla luce dell'Eucarestia e percorriamo con Gesù le vie di una storia che ci riguarda. Riguarda me, riguarda te che mi leggi.
A lode di Cristo!


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giovedì 5 gennaio 2012

Io ti ho incontrato, Gesù. Io come i Magi, torno a casa diverso.

Credo che la pagina del Vangelo sull'arrivo dei Magi a Betlemme sia una delle più significative del Nuovo Testamento. Ovviamente dipende con quali occhi e con quale disposizione interiore si legge. La Celeste Provvidenza volle che questo fatto fosse inserito tra le Sacre Pagine e che penetrasse i millenni, perchè colui che cerca Cristo facesse l'identico percorso di questi tre misteriosi saggi, che provenivano dall'Oriente (di là sorge il Sole, guarda caso...). Nel Vangelo non si parla del loro numero, nè si appellano come "re". Siamo noi che li chiamiamo "re" magi, ma non hanno niente a che vedere con questo titolo. Erano sicuramente grandi osservatori, studiosi della volta celeste, di quel firmamento squarciato da Dio, per discendere nella nostra natura umana.
Il loro percorso verso Betlemme è tutt'altro che facile! E' lastricato di "brutti incontri" e di tranelli; solo la provvidenziale ispirazione, l'avviso avuto in sogno li convince a "non riprendere quella strada", che li avrebbe condotti in pasto ad Erode, con una notizia troppo ghiotta sul luogo ove si trovava il Bambino.
Quando arrivano alla casa dove si trovava il bambino, vedono Lui, avvolto dall'amore luminoso di una madre che "conserva nel suo cuore" una realtà più grande di Lei, custoditi entrambi dalle attenzioni e dall'occhio puro di Giuseppe, in qualche modo tutela terrestre di quel Messia che - dovendo vivere in tutto e per tutto similmente a noi - ha bisogno di un papà che sostenga la sua schiena nel cammino della crescita umana.
Cosa fanno i Magi (sicuramente politeisti, pagani, ma DISPONIBILI) quando trovano il bambino e quando immediatamente comprendono la grandezza di quella essenziale scena familiare? Si prostano ad adorarlo... Non hanno bisogno di grosse dissertazioni, trionfi, manifestazioni; di attenggiamenti accattivanti e di strizzate d'occhio qua e là... La disponibilità personale è quella che introduce all'atteggiamento dell'adorazione e che fa aprire lo scrigno del dono.
I tre dono sono pregni di significato. Oro perchè sei Re, incenso perchè in Te c'è tutta la Natura Divina; mirra perchè la tua via è segnata da un finale doloroso. Maria osserva, conserva anche questo nel cuore, così come conserva il ricordo e l'offerta di ciascuno di noi.
Alla fine cosa fanno questi uomini così dotti, quanto misteriosi? Se ne vanno, ma non come quando sono arrivati. Dentro di loro cambia tutto, fanno ritorno alla loro realtà, alle loro terre, ma sono lieti, gioiosi, è cambiato il loro movimento interiore.
Cari cristiani, noi incontriamo Gesù ogni volta che andiamo a Messa nella Santa Eucarestia; lo incontriamo nella preghiera; abbiamo impresso il sigillo del Padre fin dal giorno del Battesimo. Siamo immensamente più fortunati dei Magi! Ma siamo gioiosi?
Siamo una chiesa della gioia? Siamo una chiesa della sostanza? Siamo cristiani che sentono dentro la grandezza del dono che Dio ci fa costantemente di se?
Chiediamocelo, io per primo.
Poi, come i Magi, ogni volta che ritorneremo dall'incontro con Gesù, sentiamoci lieti, gioiosi. Perchè lo abbiamo visto e sentito; si è fatto Eucarestia per noi; sacramento; incontro. Offriamogli il nostro oro, il nostro incenso e la nostra mirra interiori. Torniamo ogni volta, alle nostre terre e alle nostre occupazioni, ma diversi. In modo tale che gli altri leggano nei nostri occhi che Qualcuno (che abbiamo realmente incontrato) ci ha cambiato, perchè ci ha fatto felici, contenti, allegri, ebbri di questa felicità che ubriaca l'anima. Si. Lasciamoci andare.
"Mi hai sedotto, Signore e io mi sono lasciato sedurre".
A lode di Cristo!

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mercoledì 4 gennaio 2012

Cristo è a bordo della Barca. O no?

Vorrei dedicare un altro passaggio alla necessità di farsi Chiesa Eucaristica, proprio in prossimità della Solennità dell'Epifania.
Molti mi hanno scritto, relativamente al post immediatamente precedente a questo, segnalando le loro esperienze di Chiesa, le aspettative, gli entusiasmi spesso messi a frutto per la missione comune, altre volte soffocati da consuetudini meccaniche o da personalismi che sviliscono ogni piccola o grande fiamma d'amore per Cristo.
Tutto il Nuovo Testamento e in particolare i Santi Vangeli, ruotano su questa necessità inalienabile della Chiesa: non avere un pane ciascuno, ma farsi tutti unico pane. Ricordate quel passaggio del capitolo 8 di Marco? "14 Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. 15 Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». 16 E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane». 17 Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». 20 «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». 21 E disse loro: «Non capite ancora?». 
Fratelli, sorelle, questa è la "Carte d'identità" di una Chiesa veramente eucaristica...
I discepoli (dopo la moltiplicazione dei pani) salgono sulla barca (grande simbolo evangelico che rappresenta la Chiesa, la nostra Comunità in tutti i tempi). Nonostante che ci sia Gesù a bordo (nelle nostre comunità consideriamo sempre il fatto di avere/tenere Gesù a bordo?) essi "litigano" e si "disperano" perchè c'è un SOLO PANE, ne vorrebbero forse "uno ciascuno" (personalismo, individualismo esasperato, assenza dell'idea di comunità...). Gesù ancora una volta li rimprovera con parola sicura e determinata. Gli fa ripercorrere quel che ha compiuto poco prima: "Non capite? Non capite ancora?". Se Gesù è a bordo della Barca (la Chiesa) se la sua presenza rientra nei nostri "conteggi e piani" (orribile...) allora l'Unico Pane si trasforma nell'abbondanza che SOLO CRISTO può dare. Difficilmente potrebbero le nostre piccole vanità. Allora l'Unico Pane non diventa un pretesto per "litigare", per "preoccuparsi", per vivere della proprie "piccole disperazioni umane"; ma un motivo per sentirsi uniti, perchè sulla Barca c'è Cristo  a bordo.
Vogliamo avere occhi e vedere, vogliamo che Cristo un giorno dica al nostro cuore: "Ora inizi a capire, a capire che ogni mio gesto parla del Cielo, non di una temporanea soddisfazione. Ora inizi a capire che ogni mia Parola tende all'Eucarestia, perchè tu raccolga entrambe e le riversi come frutto del Cielo sulla terra assetata".
A lode di Cristo!

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martedì 3 gennaio 2012

Ma tu che "Cristo" porti?

Il rischio che la nostra fede si trasformi in una comoda "istituzione" personale è davvero forte. La percezione che spesso si ha della Chiesa e del suo messaggio non è quella che è nelle intenzioni di Gesù Salvatore. Ciò che dovrebbe essere la gemma scatenante un nuovo modo di essere, di vivere, di amare, di condividere, molte volte viene percepita come ripiegata su se stessa, ridicola, tutta compiaciuta delle proprie vuote routine... poco ripiegata sull'uomo di oggi, che ha bisogno di preghiera, redenzione, salvezza. Anche l'uomo del 2012 ha bisogno di ri-sapere con rinnovato slancio che Gesù è risorto, che anche lui risorgerà corpo e anima, che Gesù è presente nell'Eucarestia. Ecco il punto. La Chiesa nasce dall'Eucarestia, ma non può esserlo solo all'interno dei propri templi dorati, o tra le segrete stanze di associazioni e gruppi autoreferenziali. Essere Eucarestia significa farsi dono, dono che parla e porta realmente Cristo; non che lo "racconti" semplicemente. Una Chiesa che non è Eucaristica non può essere efficace nemmeno nella carità, perchè ogni sua opera solidale sarà uguale a qualsiasi altra e terminerà nel momento in cui si sarà esaurita materialmente. L'aiuto della Chiesa deve portare un "di più" fecondo, immateriale, soprannaturale: deve portare Gesù vivo e vero. Chissà in quanti posti arriva l'aiuto di molti cristiani, di tante organizzazioni cristiane e cattoliche, ma troppo troppo separato dall'annuncio del NOME DI GESU'. Questa è una sconfitta del Vangelo, forse è solo una vittoria per l'autostima personale di alcuni, di qualche gruppo, di qualche organizzazione.
Forse - come diceva uno scrittore a me tanto caro, nei primi anni '90 - "ci siamo messi a giocare con i ladroni"; forse abbiamo poco chiara in testa l'idea di Gesù: la Chiesa non è un gruppo, una Organizzazione, peggio ancora... una Istituzione... La Chiesa è Cristo Stesso, perchè ogni battezzato che la compone porta Cristo Rendentore dentro di sè.
Allora si, fratelli e sorelle carissimi, dobbiamo ricominciare da qui, ognuno nella sua realtà concreta. Dobbiamo avere il coraggio di ri-pensare ogni nostra cosuetudine, per essere veramente portatori di Cristo. Ma non a parole, quelle non servono più; ai nostri giorni complicano soltanto le cose. Chiesa della realtà e dell'efficacia, ma solo quando porta Cristo Risorto, Vivo e Vero.
A lode di Cristo!

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lunedì 2 gennaio 2012

Dov'è il tuo Dio?

Carissimi,
Oggi voglio proporvi una lettura e una preghiera più attenta attraverso le parole del Salmo 41, in questo giorno in cui ricordiamo San Basilio e San Gregorio; due uomini chiamati da Dio a seguirlo nel deserto. E prima ancora di quello fisico, in quello della Tenda dell'Incontro con Lui.
Anche nei momenti in cui furono richiamati a ricoprire incarichi di apostolato attivo, trassero dal tesoro della solitudine e della preghiera i tesori migliori, per difendere e vivere la fede.
Il Salmo 41, attraverso il delicato esempio della cerva, indica la tensione interiore dell'anima che anela solo a Dio, che desidera essere solo con Lui, servirlo, amarlo e farsi amare 24 ore al giorno, per essere seme a beneficio della propria anima e dell'umanità intera, che ancora oggi (oggi più che mai) ha bisogno di cuori interamente dedicati a intercedere presso il Signore per il mondo intero, spesso impazzito dietro alle sue assurde e incomprensibili dinamiche.
Mio Dio, sei la mia acqua, quella che toglie la sete in modo permanente; se non sei con me, se io non sono con te "le lacrime sono mio pane giorno e notte..."
Sono il primo che corre verso il tuo Santuario, il tuo servizio è per me vita, respiro, incedere perpetuo verso di Te.
Non ti rattristare, anima mia, spera in Lui, la Sua lode sarà la tua vita, tra i ricordi dei giorni migliori, non dimenticare mai che il tuo cuore, il tuo piccolo cuore freme e diventa grande, si dilata quando pensi alla bellezza dello stare dinanzi al Suo Volto, sempre, dialogando con Lui, crescendo per Lui e per tutti coloro che non sapranno mai nulla di te, nulla della preghiera, nulla della vita dedicata solo a Dio.
Volete sapere dov'è il mio Dio? E' nel coraggio di mettersi di fronte a Lui, nella quieta tranquillità della Tenda dell'incontro; sta nel mio respiro, nelle mie lacrime e nei miei sorrisi soddisfatti; sta nella tua mano stanca, nella tua malattia che è offerta. Sta nel tuo dubbio, nella tua bestemmia che è disperato urlo di una persona ferita dal buio degli occhi.
Sta nel saper crescere alla scuola del Silenzio, della Solitudine, dell'Essenzialità. Perchè Dio sia la Gran Voce, la Compagnia, l'Abbondanza.
A lode di Cristo!
SALMO 41  
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, *
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: *
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Le lacrime sono mio pane giorno e notte, *
mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».

Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: †
attraverso la folla avanzavo tra i primi *
fino alla casa di Dio,

in mezzo ai canti di gioia *
di una moltitudine in festa.

Perché ti rattristi, anima mia, *
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, *
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

In me si abbatte l'anima mia; †
perciò di te mi ricordo *
dal paese del Giordano e dell'Ermon,
dal monte Mizar.

Un abisso chiama l'abisso
al fragore delle tue cascate; *
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.

Di giorno il Signore mi dona la sua grazia, †
di notte per lui innalzo il mio canto: *
la mia preghiera al Dio vivente.

Dirò a Dio, mia difesa: †
«Perché mi hai dimenticato? *
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».

Per l'insulto dei miei avversari
sono infrante le mie ossa; *
essi dicono a me tutto il giorno:
«Dov'è il tuo Dio?».

Perché ti rattristi, anima mia, *
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, *
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it