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venerdì 30 dicembre 2011

Un anno nuovo per SENTIRE Dio.

Carissimi,
Siamo arrivati alla conclusione di questo 2011 e un anno nuovo già bussa alle porte della nostra attenzione di uomini e di figli di Dio.
Ma sarebbe sterile un'attesa fatta solo di conti alla rovescia e di aspettative senza volto... Il Signore ci chiede consapevolezza e di usare il tempo messo a nostra disposizione dalla Sua Bontà infinita per progredire sulla scala della Sua conoscenza e della Sua contemplazione. Che il Signore Gesù ci faccia dono di questa esperienza così importante per il nostro rafforzamento: gustare la Sua Presenza nella preghiera fatta con devozione e nel giusto contesto, senza disprezzare il silenzio e la solitudine, compange necessarie di ogni intimo colloquio con Dio. Infatti, se ritenessimo in modo semplicistico di poterci approcciare a questa Immensa Realtà (dalla quale proveniamo e nella direzione della quale siamo avviati) nell'ordinario ambito del nostro chiasso, ci illuderemo di poter assoggetare Dio stesso alle dinamiche spesso perverse di questi nostri tempi.
Carissimi,
E' necessario fare silenzio; anche per chi ha famiglia, per chi lavora, per chi studia o fa sport; il silenzio è un "luogo" indispensabile per poter SENTIRE Dio con tutti i nostri sensi interni ed esterni; non rinnega di farsi sperimentare anche sensibilmente, ma dobbiamo togliere le troppe vie di amplificazione che ancora insistono sulla totalità delle nostre ventiquattro ore di vita giornaliera. Forse che il Signore ci ha donato tutto questo tempo perchè lo trascorriamo lontano da Lui, senza dargli l'esclusiva almeno di un angolo? Forse che ci ha fatti così cordardi da aver paura della Sua Voce nel Silenzio, fino al punto di relegare l'assenza di ogni voce al rango di noia, tedio, monotonia, tristezza? Forse che ci ha fatto così limitati di testa da non saper gustare un compagno così sublime?
Dammi, Signore, orecchi per intendere, prima ancora di una lingua per parlare in modo saccente.
Dammi, Signore, occhi per vedere, ancor prima di una fantasia pindarica, che costruisce castelli in aria.
Dammi "un cuore puro, fedele nel servizio, ardente nella lode".
Fratelli, sorelle, buon anno davvero. Ma proprio con questi sentimenti: avanti, in direzione solo di Lui.
A lode di Cristo.

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sabato 24 dicembre 2011

Nuovamente suoi

Poche parole per tratteggiare i sentimenti che invadono il cuore dell'eremita in questa giornata che ci introduce al Santo Natale.
Il Silenzio e la Preghiera presentano alla mia mente la bellezza della "notte di Betlemme"; non c'è frastuono dopo il canto degli angeli, non ci sono corse, frenesie, mancanza di tempo, stanchezza, moderno stress... Tutto tace, tutto sembra osservare il FATTO inaudito, mai accaduto prima: Dio si fa uomo fra gli uomini, in un istante inizia a vivere la nostra dimensione fatta di tempo, di spazio. Di tempo e spazio riempiti di tanti accadimenti, sentimenti, gioie e prove...
Il silenzio, di tanto in tanto, è interrotto dal vagito del Bambino appena nato: nemmeno il roboante decreto di Cesare Augusto è più solenne di quella piccola voce, indice che Dio non solo ha visitato la nostra umanità, ma l'ha fatta NUOVAMENTE SUA.
Per questo io sono felice, tutti noi dovremmo esserlo. E stasera, quando il sole calerà sull'eremo, accenderò una candela sul davanzale della finestra, perchè alle luci consuetudinarie sia aggiunta una luce nuova, quella che ci visita. Non è enorme, ma parla di Dio. E la lascerò ardere anche durante il tempo della S. Messa e della veglia successiva, perchè mi accompagni fino all'alba, quando, con tutti voi nel cuore e nella preghiera, loderò il Signore per questa grande meraviglia, che da oltre duemila anni rinnova la nostra consapevolezza di essere SALVI, graditi a Dio, sempre nuovi dentro.
Buon Natale a tutti, a voi, ai vostri cari, a chi sta peggio di noi; a chi non crede, a chi vorrebbe credere e non è aiutato da noi a farlo; a chi vive indifferente e non ha nemmeno interesse di scuotere la polvere dalle sue scarpe. A chi cerca la sua via e, insieme, la forza per percorrerla.
Buon Natale. Che Dio sorga in questa notte nella consapevolezza di ciascuno di voi.

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martedì 20 dicembre 2011

Magnificat anima mea Dominum!

Magnificat anima mea Dominum!
La nostra anima magnifica il Signore con Maria, Lei che è stata il più nobile veicolo della Grazia, resa onnipotente per Grazia, tutta Santa e Pura per Grazia, ci indica il Figlio, nel quale far risplendere la bellezza e la profondità della nostra interiorità.
Questo è un "lato" di noi che spesso, troppo spesso lasciamo da parte, considerandolo poco utile, poco popolare, forse qualche volta anche fastidioso, rispetto ai progetti e alle intenzioni del nostro cuore.
Maria, proprio in questi giorni, c'invita a fare un viaggio ideale e nella sostanza verso quel povero fienile. Povero non perchè sia misero, ma povero perchè essenziale.
E' un metro di azione anche per noi monaci, per noi eremiti, per tutti coloro che hanno scelto Dio come motivo unico della propria vita: tornare all'essenzialità per essere disponibili a ricevere quel "cento volte tanto e la vita eterna" che Lui ci ha promesso. E' parola di Cristo e io mi fido del mio Signore!
Ma se siamo troppo pieni di altre cose, non essenziali; se il nostro vaso è già colmo di altro, dove troverà spazio Gesù? Sarà costretto non a nascere nell'ìntimità della nostra persona, ma nuovamente sul ruvido fieno.
Vorrei tanto dare al Signore una culla interiore più calda, accogliente; un luogo d'incontro tra Lui e me, anche se sono povero, limitato, tanto imperfetto, ma pur sempre figlio di Dio, fatto a somiglianza di Dio, reso vivo da nesamah.
Allora si, ti attendo Signore, con le braccia aperte, perchè attraverso la Santa Liturgia e la preghiera del mio cuore tu possa generarti in me e rigenerare me alla tua vita. Perchè ti contempli e sappia fare mio ciò che è tuo. Perchè arrivi a considerare il tuo disegno su di me non una filosofia, ma un progetto in via di sviluppo.
Perchè, accanto a te e con te, anche io sia mano che opera nel tempo e nello spazio per rendere visibile e concreto il Tuo Regno di Santità.
A lode di Cristo!
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venerdì 16 dicembre 2011

Al di là delle forme, la sostanza. Ecco la Novena di Natale

Ieri, 15 dicembre, anche qui all'eremo è iniziata la Novena di Natale, fatta secondo uno schema ormai consolidato da una santa tradizione, che alterna l'adorazione di Gesù Eucarestia alle laudi, alla Parola di Dio, alla meditazione del mistero del Dio fatto uomo, veniente nella Liturgia, atteso per la fine dei tempi, nella Sua Bontà infinita.
Ricordo, quando ero ancora nel mondo, di essere stato tante volte coi miei nonni e anche con i miei genitori alla Novena di Natale; c'era un calore stupendo, corroborato dal desiderio di attendere la nascita di Gesù; ricordo il sacerdote che cantava le "profezie", una al giorno. Era un modo per ritmare il tempo e farci arrivare su un tappeto celestiale alla grotta di Betlemme.
Qui all'eremo il silenzio e la cornice della foresta fanno da sfondo naturale a questa attesa santa. Ogni parola, ogni preghiera, ogni gesto rende lode a quel Dio Misericordioso che ha voluto visitare la nostra storia di uomini, piccoli e limitati, ma pur sempre Sue creature, con dentro la divina scintilla del suo spirito: quell'alito che è la nostra somiglianza con il Signore.
Cosa cerchiamo in questi giorni di attesa? Cosa ci manca per vivere con consapevolezza questo nuovo Natale? Possono le preoccupazioni personali o comunitarie offuscare la bellezza di un tempo luminoso e carico di aspettative? O siamo noi che carichiamo il Natale di significati che non ha?
Immagino che nelle città e nei paesi sia una festa di luci e di addobbi. E ben venga questa cosa: non è assolutamente spreco. Tutto questo bellissimo folklore e tutta questa festa di luci ci scuote da un torpore che sempre di più si insinua e devasta il nostro animo. Anche noi, all'eremo, seppur con pochi, pochissimi mezzi, abbiamo fatto i nostri addobbi, perchè la luce ci scuota, ci ricordi la Luce di Dio, ci allontani dal freddo e dal buio che caratterizzano l'inferno, la lontananza dal Signore.
Cerchiamo proprio questo, fratelli.
In questi giorni rileggiamo in parallelo le profezie di Isaia con il Vangelo di Luca, con i capitoli che narrano l'Annunciazione, la nascita del Precursore, la nascita del nostro Unico Signore, la visita dei Pastori, il canto degli Angeli... questa giovane, inesperta, santa e timorata famiglia, visitata da qualcosa di enormemente più grande della sua umanità.
Ecco i sentimenti di questi nove giorni. E come sempre, facciamo un po' di silenzio, perchè tra tutte le vicende del mondo, che di chiasso ne producono tanto, possiamo far emergere anche la voce di Dio.
Ha qualcosa da dirci. Se ci crediamo, mettiamoci in Suo ascolto e non viviamo come se Lui fosse solo una "bella idea", un "principio morale", una "pia tradizione". Questo non è il Dio di Gesù Cristo. Questo non è Dio. Tutto questo sarebbe freddo e buio come l'inferno.
Facciamo nostro il calore e la luminosità del Paradiso!
A lode di Cristo!
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sabato 3 dicembre 2011

Avvento: riportare Dio nel mondo per vincere ogni crisi.

In questa seconda domenica di Avvento il tema dominante è ancora l'attesa della venuta del Signore; un attesa, come ho detto nel mio precedente post, da leggere secondo due direttrici di marcia: nel Memoriale della Liturgia (il Santo Natale, Dio visita storia e vita umana) e alla fine dei tempi, secondo la Sua Misericordia.
Le letture fanno eco l'una all'altra "Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio..." dice Isaia; con il Salmo cantiamo questa "conseguente risposta" all'annuncio del Profeta: "Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra"; ed è Pietro  che conferma: "Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa...".
Il Santo Vangelo, per bocca di Giovanni Battista ci invita, ancora oggi, a compiere il gesto necessario per accogliere il Messia: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri...".
Viviamo questa realtà fatta di Parola di Dio nella concretezza della nostra fede e non accontentiamoci di nutrire sentimenti privati e personali; il Signore ci chiede di compiere gesti, che devono essere la conseguenza di una "ruminazione" e di una interiorizzazione solida di ciò che ci chiede. Ma non sbagliamoci: i gesti non sono solo le grandi opere, le cose che si vedono, quelle che incidono profondamente i cambiamenti e le comunita. Esse sono sante, doverose e il Signore suscita carismi nella Sua Chiesa per provvedere a tutto ciò. Ma opera grande è anche dedicarsi, nella solitudine e nella preghiera, a portare la presenza di Dio anche in questa nostra storia tormentata, ambigua, fatta di disvalori che pesano anche sulla concretezza di ogni giorno.
L'Avvento ci invita a fecondare il tempo, la storia i travagli con i valori dello spirito: se non capiamo questo e se non ci impossessiamo di questo modo di fare, nessuna crisi (nemmeno quella economica) potrà essere vinta. Illusione e vanità è affidare alle sole abilità umane e tecniche la soluzione di problemi che affondano nel nostro vissuto distratto, che non ha più punti fermi, non ha più remore nel consumo e nello spreco; non ha più vincoli nei confronti della vita, dell'uso della vita, nell'abuso sulla vita.
Fratelli e sorelle, destiamo il nostr cuore cristiano e chiediamo al Signore che ci renda testimoni autentici tra i fratelli, soprattutto tra quelli che vivono una vita illuminata solo da luci riflesse.
A lode di Cristo!

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