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venerdì 30 dicembre 2011

Un anno nuovo per SENTIRE Dio.

Carissimi,
Siamo arrivati alla conclusione di questo 2011 e un anno nuovo già bussa alle porte della nostra attenzione di uomini e di figli di Dio.
Ma sarebbe sterile un'attesa fatta solo di conti alla rovescia e di aspettative senza volto... Il Signore ci chiede consapevolezza e di usare il tempo messo a nostra disposizione dalla Sua Bontà infinita per progredire sulla scala della Sua conoscenza e della Sua contemplazione. Che il Signore Gesù ci faccia dono di questa esperienza così importante per il nostro rafforzamento: gustare la Sua Presenza nella preghiera fatta con devozione e nel giusto contesto, senza disprezzare il silenzio e la solitudine, compange necessarie di ogni intimo colloquio con Dio. Infatti, se ritenessimo in modo semplicistico di poterci approcciare a questa Immensa Realtà (dalla quale proveniamo e nella direzione della quale siamo avviati) nell'ordinario ambito del nostro chiasso, ci illuderemo di poter assoggetare Dio stesso alle dinamiche spesso perverse di questi nostri tempi.
Carissimi,
E' necessario fare silenzio; anche per chi ha famiglia, per chi lavora, per chi studia o fa sport; il silenzio è un "luogo" indispensabile per poter SENTIRE Dio con tutti i nostri sensi interni ed esterni; non rinnega di farsi sperimentare anche sensibilmente, ma dobbiamo togliere le troppe vie di amplificazione che ancora insistono sulla totalità delle nostre ventiquattro ore di vita giornaliera. Forse che il Signore ci ha donato tutto questo tempo perchè lo trascorriamo lontano da Lui, senza dargli l'esclusiva almeno di un angolo? Forse che ci ha fatti così cordardi da aver paura della Sua Voce nel Silenzio, fino al punto di relegare l'assenza di ogni voce al rango di noia, tedio, monotonia, tristezza? Forse che ci ha fatto così limitati di testa da non saper gustare un compagno così sublime?
Dammi, Signore, orecchi per intendere, prima ancora di una lingua per parlare in modo saccente.
Dammi, Signore, occhi per vedere, ancor prima di una fantasia pindarica, che costruisce castelli in aria.
Dammi "un cuore puro, fedele nel servizio, ardente nella lode".
Fratelli, sorelle, buon anno davvero. Ma proprio con questi sentimenti: avanti, in direzione solo di Lui.
A lode di Cristo.

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sabato 24 dicembre 2011

Nuovamente suoi

Poche parole per tratteggiare i sentimenti che invadono il cuore dell'eremita in questa giornata che ci introduce al Santo Natale.
Il Silenzio e la Preghiera presentano alla mia mente la bellezza della "notte di Betlemme"; non c'è frastuono dopo il canto degli angeli, non ci sono corse, frenesie, mancanza di tempo, stanchezza, moderno stress... Tutto tace, tutto sembra osservare il FATTO inaudito, mai accaduto prima: Dio si fa uomo fra gli uomini, in un istante inizia a vivere la nostra dimensione fatta di tempo, di spazio. Di tempo e spazio riempiti di tanti accadimenti, sentimenti, gioie e prove...
Il silenzio, di tanto in tanto, è interrotto dal vagito del Bambino appena nato: nemmeno il roboante decreto di Cesare Augusto è più solenne di quella piccola voce, indice che Dio non solo ha visitato la nostra umanità, ma l'ha fatta NUOVAMENTE SUA.
Per questo io sono felice, tutti noi dovremmo esserlo. E stasera, quando il sole calerà sull'eremo, accenderò una candela sul davanzale della finestra, perchè alle luci consuetudinarie sia aggiunta una luce nuova, quella che ci visita. Non è enorme, ma parla di Dio. E la lascerò ardere anche durante il tempo della S. Messa e della veglia successiva, perchè mi accompagni fino all'alba, quando, con tutti voi nel cuore e nella preghiera, loderò il Signore per questa grande meraviglia, che da oltre duemila anni rinnova la nostra consapevolezza di essere SALVI, graditi a Dio, sempre nuovi dentro.
Buon Natale a tutti, a voi, ai vostri cari, a chi sta peggio di noi; a chi non crede, a chi vorrebbe credere e non è aiutato da noi a farlo; a chi vive indifferente e non ha nemmeno interesse di scuotere la polvere dalle sue scarpe. A chi cerca la sua via e, insieme, la forza per percorrerla.
Buon Natale. Che Dio sorga in questa notte nella consapevolezza di ciascuno di voi.

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martedì 20 dicembre 2011

Magnificat anima mea Dominum!

Magnificat anima mea Dominum!
La nostra anima magnifica il Signore con Maria, Lei che è stata il più nobile veicolo della Grazia, resa onnipotente per Grazia, tutta Santa e Pura per Grazia, ci indica il Figlio, nel quale far risplendere la bellezza e la profondità della nostra interiorità.
Questo è un "lato" di noi che spesso, troppo spesso lasciamo da parte, considerandolo poco utile, poco popolare, forse qualche volta anche fastidioso, rispetto ai progetti e alle intenzioni del nostro cuore.
Maria, proprio in questi giorni, c'invita a fare un viaggio ideale e nella sostanza verso quel povero fienile. Povero non perchè sia misero, ma povero perchè essenziale.
E' un metro di azione anche per noi monaci, per noi eremiti, per tutti coloro che hanno scelto Dio come motivo unico della propria vita: tornare all'essenzialità per essere disponibili a ricevere quel "cento volte tanto e la vita eterna" che Lui ci ha promesso. E' parola di Cristo e io mi fido del mio Signore!
Ma se siamo troppo pieni di altre cose, non essenziali; se il nostro vaso è già colmo di altro, dove troverà spazio Gesù? Sarà costretto non a nascere nell'ìntimità della nostra persona, ma nuovamente sul ruvido fieno.
Vorrei tanto dare al Signore una culla interiore più calda, accogliente; un luogo d'incontro tra Lui e me, anche se sono povero, limitato, tanto imperfetto, ma pur sempre figlio di Dio, fatto a somiglianza di Dio, reso vivo da nesamah.
Allora si, ti attendo Signore, con le braccia aperte, perchè attraverso la Santa Liturgia e la preghiera del mio cuore tu possa generarti in me e rigenerare me alla tua vita. Perchè ti contempli e sappia fare mio ciò che è tuo. Perchè arrivi a considerare il tuo disegno su di me non una filosofia, ma un progetto in via di sviluppo.
Perchè, accanto a te e con te, anche io sia mano che opera nel tempo e nello spazio per rendere visibile e concreto il Tuo Regno di Santità.
A lode di Cristo!
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venerdì 16 dicembre 2011

Al di là delle forme, la sostanza. Ecco la Novena di Natale

Ieri, 15 dicembre, anche qui all'eremo è iniziata la Novena di Natale, fatta secondo uno schema ormai consolidato da una santa tradizione, che alterna l'adorazione di Gesù Eucarestia alle laudi, alla Parola di Dio, alla meditazione del mistero del Dio fatto uomo, veniente nella Liturgia, atteso per la fine dei tempi, nella Sua Bontà infinita.
Ricordo, quando ero ancora nel mondo, di essere stato tante volte coi miei nonni e anche con i miei genitori alla Novena di Natale; c'era un calore stupendo, corroborato dal desiderio di attendere la nascita di Gesù; ricordo il sacerdote che cantava le "profezie", una al giorno. Era un modo per ritmare il tempo e farci arrivare su un tappeto celestiale alla grotta di Betlemme.
Qui all'eremo il silenzio e la cornice della foresta fanno da sfondo naturale a questa attesa santa. Ogni parola, ogni preghiera, ogni gesto rende lode a quel Dio Misericordioso che ha voluto visitare la nostra storia di uomini, piccoli e limitati, ma pur sempre Sue creature, con dentro la divina scintilla del suo spirito: quell'alito che è la nostra somiglianza con il Signore.
Cosa cerchiamo in questi giorni di attesa? Cosa ci manca per vivere con consapevolezza questo nuovo Natale? Possono le preoccupazioni personali o comunitarie offuscare la bellezza di un tempo luminoso e carico di aspettative? O siamo noi che carichiamo il Natale di significati che non ha?
Immagino che nelle città e nei paesi sia una festa di luci e di addobbi. E ben venga questa cosa: non è assolutamente spreco. Tutto questo bellissimo folklore e tutta questa festa di luci ci scuote da un torpore che sempre di più si insinua e devasta il nostro animo. Anche noi, all'eremo, seppur con pochi, pochissimi mezzi, abbiamo fatto i nostri addobbi, perchè la luce ci scuota, ci ricordi la Luce di Dio, ci allontani dal freddo e dal buio che caratterizzano l'inferno, la lontananza dal Signore.
Cerchiamo proprio questo, fratelli.
In questi giorni rileggiamo in parallelo le profezie di Isaia con il Vangelo di Luca, con i capitoli che narrano l'Annunciazione, la nascita del Precursore, la nascita del nostro Unico Signore, la visita dei Pastori, il canto degli Angeli... questa giovane, inesperta, santa e timorata famiglia, visitata da qualcosa di enormemente più grande della sua umanità.
Ecco i sentimenti di questi nove giorni. E come sempre, facciamo un po' di silenzio, perchè tra tutte le vicende del mondo, che di chiasso ne producono tanto, possiamo far emergere anche la voce di Dio.
Ha qualcosa da dirci. Se ci crediamo, mettiamoci in Suo ascolto e non viviamo come se Lui fosse solo una "bella idea", un "principio morale", una "pia tradizione". Questo non è il Dio di Gesù Cristo. Questo non è Dio. Tutto questo sarebbe freddo e buio come l'inferno.
Facciamo nostro il calore e la luminosità del Paradiso!
A lode di Cristo!
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sabato 3 dicembre 2011

Avvento: riportare Dio nel mondo per vincere ogni crisi.

In questa seconda domenica di Avvento il tema dominante è ancora l'attesa della venuta del Signore; un attesa, come ho detto nel mio precedente post, da leggere secondo due direttrici di marcia: nel Memoriale della Liturgia (il Santo Natale, Dio visita storia e vita umana) e alla fine dei tempi, secondo la Sua Misericordia.
Le letture fanno eco l'una all'altra "Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio..." dice Isaia; con il Salmo cantiamo questa "conseguente risposta" all'annuncio del Profeta: "Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra"; ed è Pietro  che conferma: "Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa...".
Il Santo Vangelo, per bocca di Giovanni Battista ci invita, ancora oggi, a compiere il gesto necessario per accogliere il Messia: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri...".
Viviamo questa realtà fatta di Parola di Dio nella concretezza della nostra fede e non accontentiamoci di nutrire sentimenti privati e personali; il Signore ci chiede di compiere gesti, che devono essere la conseguenza di una "ruminazione" e di una interiorizzazione solida di ciò che ci chiede. Ma non sbagliamoci: i gesti non sono solo le grandi opere, le cose che si vedono, quelle che incidono profondamente i cambiamenti e le comunita. Esse sono sante, doverose e il Signore suscita carismi nella Sua Chiesa per provvedere a tutto ciò. Ma opera grande è anche dedicarsi, nella solitudine e nella preghiera, a portare la presenza di Dio anche in questa nostra storia tormentata, ambigua, fatta di disvalori che pesano anche sulla concretezza di ogni giorno.
L'Avvento ci invita a fecondare il tempo, la storia i travagli con i valori dello spirito: se non capiamo questo e se non ci impossessiamo di questo modo di fare, nessuna crisi (nemmeno quella economica) potrà essere vinta. Illusione e vanità è affidare alle sole abilità umane e tecniche la soluzione di problemi che affondano nel nostro vissuto distratto, che non ha più punti fermi, non ha più remore nel consumo e nello spreco; non ha più vincoli nei confronti della vita, dell'uso della vita, nell'abuso sulla vita.
Fratelli e sorelle, destiamo il nostr cuore cristiano e chiediamo al Signore che ci renda testimoni autentici tra i fratelli, soprattutto tra quelli che vivono una vita illuminata solo da luci riflesse.
A lode di Cristo!

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domenica 27 novembre 2011

"...nell'attesa della Tua Venuta".

"...nell'attesa della tua venuta".
Con la liturgia di oggi è iniziato il Tempo di Avvento, tempo forte che richiama ciascuno di noi ad attendere. Attendere non passivamente, ma con l'animo scosso Qualcuno che deve tornare. E lo fa in due modi, entrambi da lui "organizzati" per rimanere costantemente presente nell'incedere del nostro tempo umano: uno nella Liturgia, che non è memoria ma MEMORIALE. Questa parola indica non un semplice ricordare ma un rivivere nella fede e nella concretezza ciò che si celebra. Quindi PRESENZA, ATTUALITA' ED EFFICACIA di questo incontro: che è appunto sempre sacramentale (veicolo di Grazia, momento sacro). Il secondo modo è la promessa del ritorno del Signore: alcune pagine forti del Nuovo Testamento ci riportano con forza a questa verità che non dobbiamo far uscire dalle finestre delle nostre chiese e del nostro personale patrimonio di fede. Cristo tornerà, si farà giudice e noi attendiamo "la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà".
Ecco uno dei sensi fondamentali dell'Avvento che stiamo vivendo: attendere di celebrare nuovamente il Memoriale della nascita di Dio nella nostra storia e, al tempo stesso, attendere con le lampade accese Colui che veramente dovrà tornare nella Sua Gloria. Ci crediamo poco? Ci pare una favola? Una promessa "da interpretare"? Se così fosse, sappiate con chiarezza, fratelli e sorelle, che saremmo fuori dalla fede della Chiesa e dalla rivelazione del Signore. Noi attendiamo con le lampade accese quel momento e quell'ora. Chi veramente crede, spera che accada il prima possibile e con le nostre preghiere cerchiamo di anticipare nel nostro "oggi" quel momento di sintesi e di rinnovamento totale.
Allora si, fratelli e sorelle: le luci e il "folklore" luminoso che si sprigiona nell'attesa di ogni S. Natale non è spreco, non è inutile. Ci scuote, ci riporta fuori dalla nostra grigia ordinarietà per ricordarci che Dio è Luce, Caldo, Abbraccio, Cuore, Amore.
Il resto non rientra nella nostra attesa. Dio è Amore!
A lode di Cristo.

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martedì 22 novembre 2011

Avvistare terra. Il monaco e l'attesa.

Carissimi,
Oggi voglio pubblicare sul blog la lettera che ho inviato ad un carissimo fratello, col quale intrattengo un dialogo spirituale davvero vivo e fecodno, sperando che possa essere di utilità per tutti.
Ricordo tutti voi nella mia povera preghiera.
 
Buongiorno, carissimo fratello,

E buon autunno. Questa stagione dai colori meravigliosi desta nell’animo tanti sentimenti e buoni propositi, che, con l’aiuto del Signore, speriamo di poter rendere vita concreta. Del resto, il nostro “lavoro” di monaci (anche se chiamarlo così è riduttivo) è proprio quello di migliorarci ogni giorno di più, ma non per essere solo dei bei soprammobili (che non servirebbero a niente) ma per essere strumenti di preghiera, d’intercessione, di salvezza sempre più efficaci, inseriti nel cuore stesso di Dio e del mondo. Il monaco ha scelto di fare proprio questo: sollevarsi da tutto ciò che ci lega sulla terra per andare dritto al cuore di Dio. E andare verso il suo intimo significa andare anche dritti al cuore delle cose, dei problemi, dei vizi, del peccato, senza troppi giri di parole, per cambiarsi profondamente. Tutto questo attendendo il ritorno del Signore Gesù. In questi giorni ho letto un bel paragone che il priore di un famoso monastero ha fatto ad un giornalista, quando gli ha chiesto “ma chi è il monaco”? Lui ha risposto dicendo che il monaco è come il mozzo di una nave, che solca da tanto tempo i mari, con la truppa spesso stanca, sfiduciata, che non vede l’ora di mettere piede a terra. Il mozzo sta sull’albero della nave, sempre a prua e guarda in avanti senza stancarsi, alimentandosi alla promessa del capitano (che conosce bene la rotta). E quando vede terra, urla, urla a tutti che è arrivato il giorno tanto atteso. Che bello! Poter urlare nella preghiera e con la testimonianza del silenzio, nel cuore di Dio e del mondo, che la terra è vicina, che la salvezza è a portata di mano. Che il Signore presto tornerà.

L’invito è a farci tutti un po’ monaci, almeno nel nostro cuore. Per saper entrare in quello di Dio, per saper entrare in quello dei fratelli.

Ti auguro di trascorrere un tempo di Grazia e di gioia, in questo Avvento che sta per cominciare e che ci propone di guardare alle cose di lassù e al dono che Dio ha fatto di se stesso, attraverso il “si” di Maria, Sua e nostra Madre.

A lode di Cristo.
 

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venerdì 18 novembre 2011

Sacerdoti in difficoltà.

La Santa Madre Chiesa ci invita a pregare incessantemente anche per i nostri sacerdoti, non soltanto per le vocazioni, ma anche per coloro  che già hanno ricevuto l'Ordinazione Presbiterale, siano essi diocesani, religiosi, monaci, eremiti...
Carissimi fratelli e sorelle: ce n'è un enorme bisogno.
Ricevo costantemente richieste di preghiera per sacerdoti che sono in difficoltà, che avvertono profonde crisi, spesso dettate da una solitudine vissuta proprio all'interno della stessa chiesa, che fatica a costruire e a far decollare comunità presbiterali solidali, gioiose.
In un mondo dove prevale su tutto l'individualismo, la morale "fai da te" e dove quindi il sacerdote fatica mille volte di più che in passato, per costruire e promuovere un modo di sentire più comune e ispirato al Vangelo, la frustrazione sta dietro l'angolo.
Preghiamo perchè il cuore del Maestro Buono vegli sui sacerdoti, perchè aumenti il loro desiderio di santità e perchè non si stanchino di stare in preghiera davanti all'Eucarestia.
Preghiamo perchè ogni sacerdote si senta anch'esso Eucarestia, offerta totale della propria persona, storia, vita, tensione, finalizzata alla salvezza delle anime.
Questo è il prete. Uno che si annulla per salvare altri, agendo nella Persona di Cristo.
Pregate, fratelli e sorelle, preghiamo perchè ogni nebbia venga dissipata.

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domenica 13 novembre 2011

Il Giorno del Signore

Carissimi lettori del blog, fratelli e sorelle nel Signore,
Qui all'eremo la preghiera del mattino (iniziata alle 5,45) si è da poco conclusa, in attesa di celebrare, più tardi, la S. Messa.
Ed è proprio di questo che vorrei parlare stamani, o meglio... vorrei esortare tutti voi a vivere la S. Messa non come una cosa degli uomini, ma (quale è veramente) come l'azione Celeste di Dio che incontra la nostra povera umanità.
Se ci mettiamo anche per un solo istante a pensare a cosa avviene in quel momento, non soltanto la nostra mente è incapace di contenere la meraviglia e la felicità, ma intuiamo che è qualcosa di straordinario nell'ordinario della nostra vita.
Voi, carissimi sacerdoti, celebrate con devozione e prestate la vostra persona a Cristo che si immola; fatelo come con qualcosa che non è di vostra proprietà e che non è a vostra discrezione, ma per la salvezza e la santificazione di tutti i fedeli, che con voi concelebrano e rendono lode al Padre per le meraviglie del suo amore.
Voi, carissimi animatori liturgici, cercate di compiere il vostro ufficio con competenza ma soprattutto con tanta fede. Ciò che fate, nell'attribuzione dei vostri compiti (cantori, organisti, commentatori, lettori, cerimonieri...) vada a vantaggio di tutti, nella chiarezza, nella solenne sobrietà, nella tradizione della Santa Liturgia.
Voi, carissimi laici, non siete una parte spettatrice o passiva di questa azione celeste: ne siete pienamente coinvolti in ogni gesto e in ogni parola. Voi concelebrate tutti assieme con il sacerdote. Ciascuno di voi, in virtù del proprio battesimo, è sacerdote in Cristo.
Gesti, parole, intenzioni del cuore si armonizzino in questo appuntamento fondamentale.
La Chiesa esiste solo se c'è l'Eucarestia e la consapevolezza dell'Eucarestia, non in quanto mero "gruppo", ritrovo, azione.
A tutti auguro una profonda meditazione di questo, nella Luce del Signore, di cui oggi celebriamo la Resurrezione dai morti, anticipo e promessa della nostra nel tempo che Lui ha scelto per ciascuno di noi.
A lode di Cristo!


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venerdì 11 novembre 2011

L'Estate di San Martino

Carissimi lettori del blog,
Oggi voglio condividere con voi la storia dell'Estate di San Martino; una bella narrazione che mette al centro la carità e la presenza del Signore nei poveri e nei sofferenti.
Auguro a tutti di vivere nella propria vita un'estate personale come questa, alla sequela e al servizio di Gesù Buono.

Era l'11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c'è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo.

Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. "Poveretto, - pensa - morirà per il gelo!" E pensa come fare per dargli un po' di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo.

E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un'idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto.
"Dio ve ne renda merito!", balbetta il mendicante, e sparisce.


San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l'aria si fa mite.

Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l'estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell'atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.

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lunedì 7 novembre 2011

Intensifichiamo la nostra orazione in solitudine

Carissimi amici del blog,
Desidero ringraziare tutte le persone che mi mandano le loro mail e che, soprattutto, mi assicurano la loro preghiera, prezioso strumento di reciproca santificazione.
Anche qui all'eremo l'autunno si fa sentire, tutto è ingiallito e già da qualche giorno abbiamo acceso il fuoco per stemperare l'aria che si sta facendo sempre più fredda. La lunga estate ci ha consentito di predisporre quanto il Signore ci ha donato nella Sua infinita Bontà per poter affrontare i lunghi mesi freddi, che comunque viviamo come un periodo di Grazia.
I rigori della stagione, infatti, spingono tutto ad una maggiore solitudine e ad un silenzio ancora più pronunciato, interrotto solo dalla preghiera, fatta quasi sempre a voce sommessa e da pochissimi contatti col mondo esterno.
Tutto questo per farsi abitare da Dio, per abitare col Signore in una continua ascesi (allenamento interiore) per giungere alla contemplazione del volto di Dio: "Il tuo volto Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto..."
Proprio ieri consigliavo ad un carissimo fratello, col quale ho un costante contatto via mail, la necessità di ritagliarsi e, magari, di costruire nelle proprie case un angolo eremitico: un angolo adatto a tutti, non solo ai monaci, ai sacerdoti... ma anche ai laici, ai consacrati, a coloro che regolarmente hanno bisogno di tornare in se stessi e di ritrovare la dolcezza della compagnia di Gesù. Di fronte ad un'icona, ad un lume acceso, al profumo di alcuni grani d'incenso offerti "in sacrificio di soave odore" al Dio dell'universo.
Perseveriamo, fratelli carissimi, nella preghiera e accogliamo la presenza del Signore come il tesoro più grande, ricapitolando tutto nell'Eucarestia, ancorati all'amore per la S. Chiesa e alla fiducia nella materna protezione di Maria, Sua e nostra Madre.
A lode di Cristo


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sabato 29 ottobre 2011

Momento di preghiera del 31 ottobre, alle ore 22.

Desidero ancora una volta invitare tutti i lettori del blog a pregare in unione con noi monaci eremiti nella serata del 31 ottobre prossimo, recitando il S. Rosario, le Litanie della Madonna e la preghiera del "Dio Sia Benedetto", in riparazione per la nefasta e satanica ricorrenza di halloween, che si sta diffondendo a macchia d'olio.
Chi vuole, può farci sapere la sua unione in preghiera con noi, scrivendo una mail all'indirizzo qui sotto. Grazie a tutti.
A lode di Cristo!

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giovedì 27 ottobre 2011

Contro la satanica "festa" di halloween

Tra pochi giorni anche in Italia si ripeterà l'assurdo rituale della cosiddetta festa di Halloween, che prende le mosse da un retroterra tutt'altro che luminoso.
Risparmio qui la storia e la genesi di questa folle ricorrenza, ciascuno potrà cercare anche in rete notizie a questo riguardo.
Quello che a me preme sottolineare e rimarcare con forza è un'altro tipo di assurdità: ma dove sono i cristiani, in particolare dove sono i cattolici? Dove sono coloro che alla domenica (e spesso anche nei giorni feriali) vanno cibandosi del corpo e sangue di Cristo, dicono rosari, puntano col dito indice ogni minimo comportamento altrui e che di fronte a questa adorazione di massa del demonio non dicono niente?
Si, cari lettori, non sconvolgetevi: adorazione di massa del demonio. Perchè una "festa" che si basa sulla morte, sulla paura, sul buio, sul macabro, che in molti posti viene "celebrata" con la rappresentazione di sabba delle streghe, arrivo di fantasmi, spiriti malvagi ecc... è adorazione di massa del demonio.
E poi la parola "festa" riserviamola per altro: festa è gioia, è positività, è celebrazione - appunto - festosa di qualcosa che segna costruttivamente il nostro tempo personale, la nostra storia o quella più grande. Non è festa è adorazione di massa del demonio. Una vittoria del diavolo, che facendo penetrare questo tipo di riti pagani tra la nostra gente (soprattutto sotto forma di gioco, di scherzo, di scanzonata nottata di allegria...) ha ottenuto quel che cerca da sempre: rendere normale, appetibile, falsamente innocua, adatta a grandi e piccoli l'accostarsi alla porta di un mondo oscuro, pericoloso. Il suo mondo di morte. Non a caso egli è il grande falsario, che ogni cristiano, portatore della luce del battesimo, dovrebbe rinnegare e allontanare con forza: prima di tutto dalla testa, dal modo di pensare, poi dalle azioni.
Ma se la testa pensa con un pensiero debole, è inutile. Se tutto diventa relativo, il male e il bene diventano categorie solo soggettive, è praticamente impossibile. Se vince il "non è niente di male", lui ride, la nostra società però (già da tempo) inizia a piangere.
Si, non ce ne rendiamo conto, ma stiamo piangendo, sia come gruppo sociale che come Chiesa. Piangiamo lacrime amare, che anestetizzano la nostra volontà e non reagiamo. Andiamo a messa (chi ci va) per consuetudine: abbiamo lì davanti Gesù vivo e presente, che ci spalanca le porte del Paradiso e noi non vediamo l'ora d'uscire per andare a comprare una zucca, svuotarla e accenderci una candela dentro...
Cari cristiani, se avessimo spina dorsale, sarebbe utile avere uno scatto d'orgoglio.
"Ma quando il Figlio dell'uomo tornerà (Gesù Maestro Buono), troverà ancora fede sulla terra?"
Mamme e papà, non fate accostare i vostri figli a questa porta pericolosa, non li donate a satana. Non sminuite il pericolo che corrono. Sacerdoti, gridate dai vostri pulpiti che Gesù è vivo e che Lui solo è il Signore della Storia, della vita, delle nostre vite.

Propongo, per la sera del 31 ottobre, alle 22,  una recita del S. Rosario (chi può, davanti al SS. Sacramento) e alla fine della preghiera la recita del "Dio Sia benedetto!". TEniamoci uniti nella preghiera.
A lode di Cristo.
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giovedì 13 ottobre 2011

Lasciatevi sedurre

Vorrei ringraziare tutti coloro che mi scrivono, che chiedono consigli soprattutto sul discernimento vocazionale e su come fare a non farsi condizionare dalle suadenti voci del mondo, che spesso dipingono la scelta della consacrazione totale al Signore come qualcosa di inutile, se non dannoso.
A tutti questi ragazzi e ragazze, ma anche uomini e donne maturi che hanno scoperto la chiamata di Gesù voglio assicurare la mia preghiera e incoraggiarli a proseguire nel discernimento, nella preghiera, nel ritagliarsi ogni giorno un piccolo spazio di silenzio e solitudine per gustare la dolcezza della presenza del Signore.

"Mi hai sedotto, Signore e io mi sono lasciato sedurre". (Ger. 20, 7-18)

Lasciatevi sedurre dal Signore, che per ciascuno di noi ha un progetto.
Lasciatevi sedurre dal Signore, che per noi ha solo gesti di profondo bene.
Lasciatevi sedurre dal Signore, che conosce nel segreto il nostro cuore.
Lasciatevi sedurre dal Signore, che vuole il nostro cuore per non farlo invecchiare mai.
Lasciatevi sedurre dal Signore, che rende bella ogni età della vita!

Non credete solo al mondo, che vi propina progetti su progetti, molti dei quali destinati a perire.
Non credete solo al mondo, che spesso ci ferisce facendoci credere di fare il nostro bene.
Non credete solo al mondo, che non sconosce la nostra intima interiorità e non sa come siamo.
Non credete solo al mondo, che pretende il nostro cuore, la nostra mente per farli egoisticamente suoi.
Non credete solo al mondo, che rende effimera e falsamente bella l'età del vigore e vi abbandona dopo.

Chiedete al Signore che vi prenda sotto la sua protezione, consentite SOLO a Lui di essere il vostro Maestro e il vostro tempo futuro.

A lode di Cristo!


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mercoledì 28 settembre 2011

L'autunno dell'eremo. Ritornare in cella.

Questo settembre ci regala ancora splendide giornate, che prolungano l'atmosfera estiva e consentono a noi monaci di fare ancora qualche lavoro per affrontare il lungo e freddo inverno dei nostri monti.
Ma qualche segno si inizia già a vedere: le castagne sono quasi pronte, al mattino l'aria è veramente fresca, le foglie iniziano ad ingiallire.
Ci pervade un senso profondo di attesa, che rimanda ciascuno di noi a guardarsi più profondamente dentro, perchè - come l'autunno e l'inverno - è il tempo di tornare nella cella del nostro cuore, fare nuovo ordine, attendere la venuta del Signore e pregare finchè si realizzi.
La natura ci è complice: ci regala un tempo di stasi, favorevole alla permanenza in un silenzio più profondo, costruttivo, culla per un incontro di amore con Gesù Buono. Ci fa percepire il bisogno di essere scaldati da uno spirito che renda gradevole la nostra "temperatura" interiore. Ci regala colori nuovi, che parlano di passaggio a qualcosa di diverso, di ritorno alla terra, alla condizione originaria, preludio per la vita nuova, quella Eterna che non tramonta mai, che non ha bisogno di altri passaggi, mutazioni, cambiamenti...
Con Gesù vogliamo abitare con più perseveranza la nostra cella materiale e quella del cuore; renderle simili: una adattata alle nostre esigenze interiori, ordinata, accogliente, favorevole alla preghiera. L'altra ampia, misticamente spaziosa per accogliere la grandezza di Dio, per far rilucere la scintilla del sua presenza in noi, già innestata quando abbiamo cominciato ad essere.
Vorrei invitare anche tutti voi a rendere almeno un piccolo spazio della vostra casa come una piccola cella, un luogo di preghiera, un "eremino" nel quale rifugiarvi per pregare, per incontrarvi con lui e in spirito con noi. Per sorridere alla Sua presenza e provare tanta gioia e tanto amore. Per Gesù, per la Madre sua Santissima, per la Chiesa del Cielo e per tutti i fratelli che nel mondo vivranno nella luce di Dio, anche grazie alla vostra preghiera.
L'orazione dei monaci (diceva un frate che conoscevo), quella delle vergini consacrate e di tanti santi sacerdoti; così come quella di tanti laici che vivono col cuore vicino a Gesù, tiene le mani di Dio in atteggiamento di benedizione e il suo volto sorridente.
Pregate, entrate anche voi nell'autunno dell'eremo, in unione stretta.
A lode di Cristo!

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lunedì 19 settembre 2011

Eucarestia, sacerdozio e chiesa universale.

Prima di tutto voglio scusarmi per l'assenza dal blog e dalla rete, per la lentezza a rispondere alle vostre numerose mail in questo periodo. All'eremo abbiamo fatto un periodo ancora più intenso di preghiera, di penitenza e di esercizi spirituali, durante i quali ho affidato tutti voi, lettori fissi e occasionali, a Gesù Buono e alla Madre Sua Santissima.
C'è stato spazio per pensare, riflettere, pregare il Signore per offrire a Lui i nostri pensieri e le varie situazioni che devono essere risolte, soprattutto in ciascuno di noi, al fine di essere sempre "più conformi all'immagine del Figlio Suo".
In questo periodo, celebrando la Santa Messa, mi sono soffermato sulla grandezza di questo Mistero, che allaccia insieme l'Unico Eterno Sacrificio fatto da Cristo sulla Croce ai nostri giorni, ripetendosi, riproponendosi con tutta la Sua incorrotta e incorruttibile efficacia.
Ho pensato al sacerdote, a quanto debba prepararsi prima di celebrare; in sacrestia, in quel luogo di raccoglimento offre al Signore questa azione che sta per compiere, non in nome proprio, ma della Chiesa intera; un'azione celeste che incontra il nostro oggi. E ho offerto diverse SS. Messe perchè il Cuore di Gesù custodisca e vivifichi sempre i nostri sacerdoti, ai quali dobbiamo essere affezionati, grati, vicini, collaborativi per accompagnarli nel loro ministero, che dalla Messa prende forma e alla Messa sempre ritorna.
Infatti ogni comunità esisto se e solo quando è fondata attorno alla Messa, alla Parola e al Pane spezzati; alla preghiera elevata al Padre per mezzo del Figlio, nell'azione dello Spirito, in nome della Chiesa universale: sorgente primo, intermedio e ultimo di ogni Grazia.
Abituiamo i nostri bambini a questa vicinanza, ad amare la semplicità e la solennità essenziale della Messa. Abituiamo nuovamente anche noi ad essere operai virtuosi nella Vigna del Signore.
Non disperdiamoci in mille rivoli, torniamo all'essenziale. La nuova evangelizzazione di questa nostra vecchia, stanca e distratta Europa passa prima di tutto dal capire che nella Messa, nell'Eucarestia c'è Gesù vivo, presente, operante, vicino. Anticipo anche della nostra resurrezione personale e della nuova creazione del Mondo.
Lui tornerà, un giorno. Lo ha promesso è non c'è motivo per dimenticarsi di questa promessa fondamentale. Ecco che l'Eucarestia, ripetuta domenica dopo domenica, giorno dopo giorno è anche attesa Con Lui.
E anche quando le nostre Messe sono "affollate" solo da poche donne anziane, da pochissimi uomini, da pochi giovani, non ci demoralizziamo: anche  lì c'è la Chiesa di Gesù, anche lì il Signore è presente e non è meno presente che in una grande basilica o in una parrocchia piena d'iniziative.
Figuratevi che qui all'eremo celebriamo praticamente tutto l'anno in tre e sentiamo forte la presenza di tutta la Chiesa e del Signore al quale offriamo ogni giorno la Sua Comunità.

Voglio poi salutare con tanto affetto e tanta riconoscenza (a nome di tutti i cristiani) tutti i ragazzi, più o meno giovani, che in questi giorni iniziano il primo anno di seminario, in ogni parte del mondo, soprattutto nella nostra Italia, che ha tanto bisogno di santi sacerdoti, appassionati, disponibili, fedeli.
Alcuni ragazzi li ho avvicinati, ho seguito i germi della loro vocazione; sono con loro, prego con loro e per loro, commosso dalla generosità del loro gesto.
Chiedo anche a voi di fare altrettanto e di pregare per la tenacia e la perseveranza di questi giovani. Perchè grazie a loro, anche domani, si possa spezzare il pane della Parola e dell'Eucarestia sulle nostre mense.
A lode di Cristo!

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sabato 3 settembre 2011

Stanno estromettendo Gesù dalle chiese. Di Antonio Socci

Pubblico volentieri un articolo di ANTONIO SOCCI, su quello che sta accadendo oggi anche nella nostra amata CHIESA CATTOLICA.

Stanno estromettendo Gesù dalle chiese

3 settembre 2011 / In News
Un giorno, conversando con amici, Ratzinger (ancora cardinale) se ne uscì con una battuta: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”.
Se ne sentono infatti di tutti i colori. Non c’è solo il prete che – è notizia di ieri – in una basilica della Brianza diffonde una preghiera islamica in cui si inneggia ad Allah.
Ci sono quelli che consigliano la lettura di Mancuso o Augias… E si trovano “installazioni” di arte contemporanea nelle cattedrali che fanno accapponare la pelle.
D’altra parte pure i cardinali di Milano hanno dato sfogo alla “creatività”.
Leggo dal sito di Sandro Magister: “Nel 2005, l’11 maggio, per introdurre un ciclo dedicato al libro di Giobbe è stato chiamato a parlare in Duomo il professor Massimo Cacciari: oltre che sindaco di Venezia, filosofo ‘non credente’ come altri che in anni precedenti avevano preso parte a incontri promossi dal cardinale Martini col titolo, appunto, di ‘Cattedra dei non credenti’. Cacciari ha tessuto l’elogio del vivere senza fede e senza certezze”.
Insomma nelle chiese si può trovare di tutto. Tranne la centralità di Gesù Cristo.
Infatti – nella disattenzione generale – i vescovi italiani hanno estromesso dalle chiese (o almeno vistosamente allontanato dall’altare centrale e accantonato in qualche angolo) proprio Colui che ne sarebbe il legittimo “proprietario”, cioè il Figlio di Dio, presente nel Santissimo Sacramento.
Non sembri una banale battuta. Al Congresso eucaristico nazionale che si sta aprendo ad Ancona dovrebbero considerare gli effetti devastanti prodotti dall’incredibile documento della Commissione Episcopale per la liturgia del 1996 che è il vademecum in base al quale sono state progettate le nuove chiese italiane e i relativi tabernacoli, o sono state “ripensate” le chiese più antiche.
Non si capisce quale sia lo statuto teologico di cui gode una Commissione della Cei (a mio avviso nessuno). Ma la cosa singolare è questa: che nell’ambiente ecclesiastico – a partire da seminari e facoltà teologiche – trovi legioni di teologi pronti (senza alcuna ragione seria) a mettere in discussione i Vangeli (nella loro attendibilità storica) e le parole del Papa, ma se si tratta di testi partoriti dalle loro sapienti meningi, e firmati da qualche commissione episcopale, ti dicono che quelli devono essere considerati sacri e intoccabili.
Dunque in quel testo del 1996, fra le altre cose discutibili, si “consiglia vivamente” di collocare il tabernacolo non solo lontano dall’altare su cui si celebra, ma pure dalla cosiddetta area presbiterale. Relegandolo “in un luogo a parte”.
Le motivazioni – come sempre – sono apparentemente “devote”. Si dice infatti che il tabernacolo potrebbe distrarre dalla celebrazione eucaristica.
Motivazione ridicola e – nella sua enfasi sull’evento celebrativo a discapito della presenza nel tabernacolo – anche pericolosamente somigliante alle tesi di Lutero.
L’effetto inaudito di queste norme è il seguente: nelle chiese si assiste da qualche anno a un accantonamento progressivo del tabernacolo, cioè del luogo più importante della chiesa, quello in cui è presente il Signore.
Prima lo si è collocato in un posto defilato (una colonna o un altare laterale), quindi in una cappella, parzialmente visibile. Alla fine probabilmente sarà del tutto estromesso dalle chiese.
Come risulta essere nell’incredibile edificio di San Giovanni Rotondo in cui è stato portato il corpo di san Pio.
L’edificio, progettato da Renzo Piano, non ha inginocchiatoi e la figura centrale e incombente è l’enorme e spaventoso drago rosso dell’apocalisse rappresentato trionfante nell’immensa vetrata: ebbene il tabernacolo lì non c’è.
Non so a chi sia venuto in mente questo progressivo occultamento dei tabernacoli nelle chiese (che avrebbe fatto inorridire padre Pio). Esso non corrisponde affatto all’insegnamento del Concilio Vaticano II, visto che l’istruzione post-conciliare “Inter Oecumenici” del 1964 affermava che il luogo ordinario del tabernacolo deve essere l’altare maggiore.
E non piace nemmeno al Papa come si vede nell’Esortazione post sinodale “Sacramentum Caritatis” dove egli sottolinea il legame strettissimo che deve esserci fra celebrazione eucaristica e adorazione.
Sottolineatura emersa dall’XI Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2005 che ha richiesto la centralità ed eminenza del tabernacolo.
Basterà per tornare sulla retta via? Nient’affatto. Come dimostra il comportamento – a volte di aperta contestazione al Papa – tenuto da certi vescovi quando il suo famoso “Motu proprio” ha restaurato la libertà di celebrare anche con l’antico messale.
Purtroppo le idee sbagliate dei liturgisti “creativi” continueranno a prevalere sul papa, sul Concilio e sul Sinodo (forse faranno strada anche altre balordaggini come la “prima comunione” a 13 anni). Fa da corollario a questa estromissione di Gesù eucaristico dalle chiese, la stupefacente pratica del biglietto di ingresso istituito perfino per alcune Cattedrali. Degradate così a musei.
La protestantizzazione o la museizzazione delle chiese è un fenomeno dagli effetti spaventosi per la Chiesa Cattolica. Si dovrebbero prendere subito provvedimenti.
Per capire cosa era – e cosa dovrebbe essere – una chiesa cattolica voglio ricordare la storia di due persone significative.
La prima è Edith Stein, una donna straordinaria, filosofa agnostica, di famiglia ebrea, che divenne cattolica, si fece suora carmelitana ed è morta nel lager nazista di Auschwitz.
E’ stata proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998 e nell’anno successivo compatrona d’Europa.
La Stein ha raccontato che un primo episodio che la portò verso la conversione accadde nel 1917 quando lei, giovinetta, vide una popolana, con la cesta della spesa, entrare nel Duomo di Francoforte e fermarsi per una preghiera:
“Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto”.
Lì infatti c’era Gesù eucaristico.
Un altro caso riguarda il famoso intellettuale francese André Frossard. Era il figlio del segretario del Partito comunista francese.
Era ateo, aveva vent’anni e quel giorno aveva un appuntamento con una ragazza. L’amico con cui stava camminando, essendo cattolico, gli chiese di aspettarlo qualche istante mentre entrava in una chiesa.
Dopo alcuni minuti Frossard decise di andare a chiamarlo perché aveva fretta di incontrare “la nuova fiamma”. Lo scrittore sottolinea che lui non aveva proprio nessuno dei tormenti religiosi che hanno tanti altri.
Per loro, giovani comunisti, la religione era un vecchio rottame della storia e Dio un problema “risolto in senso negativo da due o tre secoli”.
Eppure quando entrò in quella chiesa era in corso un’adorazione eucaristica e, racconta, “è allora che è accaduto l’imprevedibile”.
Dice:
“il ragazzo che ero allora non ha dimenticato lo stupore che si impadronì di lui quando, dal fondo di quella cappella, priva di particolare bellezza, vide sorgere all’improvviso davanti a sé un mondo, un altro mondo di splendore insopportabile, di densità pazzesca, la cui luce rivelava e nascondeva a un tempo la presenza di Dio, di quel Dio, di cui, un istante prima, avrebbe giurato che mai era esistito se non nell’immaginazione degli uomini; nello stesso tempo era sommerso da un’onda, da cui dilagavano insieme gioia e dolcezza, un flutto la cui potenza spezzava il cuore e di cui mai ha perso il ricordo”.
La sua vita ne fu capovolta. “Insisto. Fu un’esperienza oggettiva, fu quasi un esperimento di fisica”, ha scritto. Frossard è diventato il più celebre giornalista cattolico. In una chiesa di oggi non avrebbe incontrato il Verbo fatto carne, ma le chiacchiere di carta.
Antonio Socci
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I tempi sono cambiati (?)

Ricevo spesso mail di persone che sono profondamente attratte dalla vita monastica, dalla consacrazione totale al Signore e dal desiderio di una preghiera più incessante, devota e senza distrazioni.
Le stesse persone, molte volte, mi pongono il problema del poterlo realizzare concretamente e sistematicamente, sia perchè in molti istituti religiosi la vita si è rilassata e assomiglia profondamente a quella laica, sia perchè nella stessa comunità cristiana (parrocchie, comunità varie ecc...) si privilegia l'aggregazione allo spirito della silenziosa orazione e della ricerca della santità anche attraverso la penitenza, il digiuno, la mortificazione dei nostri sensi.
Qualche volta ho provato a proporre anche da qui alcuni di questi concetti, cercando di far capire (con i miei limiti) che la fede e l'adesione al Signore comportano alcune esigenze, che non possono essere diluite, perchè perdono sapore, consistenza, efficacia...
Alcuni, per tutta risposta, mi hanno scritto che "i tempi sono cambiati", che bisogna "adattarsi alle mutate esigenze" e che è necessario "modernizzare" anche la fede, le vocazioni, le aspirazioni...
Una sorta di "credo" modellato sulle mode, appiattito sul "sentire dei tempi", che non ha più l'originario trasporto voluto da Gesù: essere una voce che "grida nel deserto", sale per una terra insipida, luce che fa lume a tutti... essere controcorrente, non succubi o complici di mode o stili che hanno aderenza solo con la nostra voglia di essere sempre e comunque "moderni". Ma cosa vuol dire essere moderni? Per i più significa adottare uno stile sempre nuovo, che colpisca e che spezzi una presunta monotonia legata al passato. Per il vero cristiano la modernità è continuare a vivere con coerenza e fiducia uno stile spesso incompreso, aderente al Signore povero e crocifisso, senza la paura di non essere abbastanza "affascinanti" o piacevoli per chi si aspetta qualcosa di "adeguato ai tempi".
La Croce di Cristo è sempre la stessa; il Sacrificio Eucaristico è sempre lo stesso; il Discorso della Montagna è sempre lo stesso; la via stretta è sempre quella... E anche le esigenze e le necessità che si addicono ad un figlio o una figlia di Dio sono sempre quelle.
E' inutile non parlare più di sacrificio, penitenza, digiuno, risurrezione dei morti, peccato, perdono, gioia celeste, Grazia di Dio... perchè non sono accattivanti. E' alto tradimento, questo; è convenire con il falsario, con la causa di tutti i mali, con satana che la ricerca della salvezza e della santità si smantellano proprio partendo dalle basi, dalle radici, volendo ricercare solo quel che è gradevole, non quel che serve... E' la sua strategia, diciamolo con sincerità, fratelli e sorelle. Non dobbiamo essere suoi complici in questo.
Tale tentazione e tale azione non è prerogativa solo di coloro che sono fuori dalla Chiesa, ma è anche dentro la Chiesa stessa, nelle parrocchie, nei conventi, nelle comunità, negli organismi dove si progetta tanto e si prega sempre meno. Dove si chiacchera molto e si sta quasi mai davanti all'Eucarestia in ginocchio. Dove si scrive troppo e dove non si recita quasi più il Santo Rosario. Dove si fanno mille e mille iniziative (e dove circolano sempre gli stessi...) e non ci si apre alla carità missionaria popolare, insegnando nuovamente a pregare, meditando il Vangelo.
Il Santo Padre Benedetto XVI (il Signore lo sostenga sempre) si sforza di farci capire che prima di tutto dobbiamo cercare Dio nel Silenzio, nella preghiera, nell'Eucarestia, traendo la Sua Infinita Bellezza dall'arte, in particolare quella Sacra. Si è adoperato per riportare il decoro nella Liturgia, evitando improbabili innovazioni che niente hanno a che fare con il Grande Mistero che celebriamo: Eucarestia, un'azione DEL CIELO che si incontra con la nostra umanità. Non il contrario...
Voglio finire questa mia riflessione proponendo le parole di S. Alfonso ad un ragazzo in procinto di entrare nella vita religiosa. Molte persone, alle quali le ho inviate in privato, hanno soltanto detto: "Ma oggi i tempi sono cambiati...". E voi, cosa ne dite?
“Ho detto monastero di osservanza, perché se voleste entrare in qualche altro, dove si vive alla larga, è meglio che restiate in casa vostra, ed attendiate ivi a salvarvi l'anima, come meglio potrete; poiché, entrando in una comunità ove è rilassato lo spirito, vi metterete in pericolo di perdervi. Quantunque vi entraste con risoluzione di dedicarvi all'orazione, e di pensare solo a Dio; ciononostante, trascinato poi dai cattivi esempi dei compagni, e vedendovi inoltre deriso ed anche perseguitato, se non vorrete vivere a modo loro, lascerete tutte le vostre devozioni, e farete come fanno gli altri, secondo l'esperienza che se ne vede.”
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domenica 28 agosto 2011

...e io mi sono lasciato sedurre.

"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; ...
...Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo."

Oggi Geremia ha tuonato nella Liturgia della Parola delle nostre chiese, dei nostri monasteri, dei nostri conventi, delle nostre comunità, delle nostre "Lectio" e lo ha fatto con le parole dell'innamorato.
Come può un innamorato, un'innamorata non rispondere non stare vicino a chi è stato/a capace di sedurlo, di farlo sentire importante, di aver scatenato in lui/lei l'esigenza di farsi una cosa sola, riempito del suo amore, svuotato di ogni altra cosa che non serva?
E' l'esperienza di chi è chiamato a donare tutta la sua vita a Dio, a fare con lui un cammino di Amore, lasciando tutto quel che non serve nel mondo, per servire il mondo nella preghiera e nell'incontro stabile con il Signore di ogni ricchezza.
Quando si fa l'esperienza di Dio, soprattutto nel Silenzio, nella Solitudine, non è possibile contenerla nelle ossa: è allora che bisogna provare, bisogna usare un po' di sana incoscienza per fare quel salto che ci porta a gettarci nelle sue braccia. E non serve avere doti, ricchezze, titoli di studio, posizioni... basta il cuore e la volontà di un "si" incondizionato.
Non si può tacere questo Amore. Non è necessario gridarlo ai quattro venti, l'importante è sussurrarlo a Lui, nell'intimità di un incontro che sia semplice, ancorato alla Sua Presenza.
Parola, Eucarestia, Preghiera, Silenzio, Solitudine. Gli elementi della vita eremitica, monastica. Apertura all'Assoluto per chi le sceglie, servizio di costante orazione per il mondo, soprattutto per quella parte di mondo che non prega mai o che dispera.
A lode di Cristo.


 

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giovedì 25 agosto 2011

Parola e Pane. Vicini a Dio, imitatori di Cristo.

"O figlio, tu potrai trasmutarti in me, a misura che riuscirai ad uscire da te stesso. Ché l'intimo oblio di se stessi congiunge a Dio, come la mancanza di desideri esterni porta la pace interiore. Io voglio che tu apprenda a rinnegare pienamente te stesso, in adesione alla mia volontà, senza obiezioni, senza lamentele. "Seguimi" (Mt 9,9). "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Senza la via non si cammina; senza la verità non si conosce; senza la vita non si vive..." (Imitazione di Cristo, II- LVI)

Il Signore è venuto nel mondo proprio per questo fine: si è fatto come noi, per farci come Lui (S. Agostino). Se non riusciamo a recepire questo scopo, la nostra fede e tutti i nostri atti devozionali diventano veramente misera cosa.
Imitare Cristo significa fare posto a quello che Lui è, togliendo, gettando via senza sconti quel che non può stare dentro di noi.
Rinnegare noi stessi non significa negare quello che siamo, la nostra natura (voluta e creata da Dio); significa mettere al primo posto Lui, Maestro Buono, che ordina e rende sante le legittime esigenze del nostro decorso terreno.
Ma la via del Vangelo, ad un certo punto, attraversa la porta stretta e richiede un'opera di "essenzializzazione" della stessa esistenza... "di molte cose c'è bisogno, una sola è necessaria" e a coloro che la cercano non sarà tolta. E' sedersi ai piedi del Maestro per ascoltare, interiorizzare, ruminare, far diventare mutamento della propria vita.
Non si può pretendere di cambiare se prima non si ascolta, non si fa propria la parola, non si rumina e non si vive in una dimensione di intimo colloquio tra noi e il Signore.


Non si può pretendere di cambiare se al centro della nostra vita non c'è l'Eucarestia, l'evento ECCEZIONALE nell'ordinario della nostra quotidianità.
Si! Perchè anche se spesso non sembra, l'Eucarestia è un'Opera di Dio, un'Opera Celeste, che si incontra con la nostra umanità nei gesti, nelle parole, nelle emozioni.
Quando si fa Eucarestia, devono tacere le cose inopportune, tutte le altre attività, gli altri pensieri. E' il Signore Trinità che si dona nel Figlio; il quel Figlio riassume TUTTO e tutto si accosta alla grandezza del Mistero di Dio.
Per questo è necessario avere cura delle celebrazioni liturgiche, dell'Eucarestia che si celebra: è Cristo che si dona e incontra la nostra povertà.


Due, quindi, sono le piste per "farci come Lui". Due sono i punti di partenza: Parola ed Eucarestia; così come Silenzio e Meditazione. Il Silenzio senza l'Ospite principale non serve. La meditazione senza il Silenzio è una finzione. Il Signore senza il Silenzio è un ospite come tanti altri.
Sta a noi essere decisi nel fare spazio a Lui!



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martedì 23 agosto 2011

Ti fidi veramente di Lui?

Sono stato per un po' di giorni in un grande monastero, dove si osserva con devozione e rigore la Regola, e dove la preghiera è il pilastro di tutto.
Durante l'estate ci sono sempre diversi giovani che vanno a fare ritiri, momenti d'esperienza finalizzati a verificare se quella può essere la loro vita, se il Signore li chiama a seguirli in modo più radicale, ancorati al Vangelo e alla ricerca di Dio.
In particolare mi ha colpito un giovane, non più tanto giovane, un 39 enne, da sempre affascinato dal monachesimo, che ha rincorso questo ideale pur non potendo/sapendosi staccare dalla sua complessa vita nel mondo. Un po' per non aver avuto il coraggio di contraddire la famiglia, che non voleva assolutamente; un po' per la paura di lasciare le certezze, i legami, gli impegni che di volta in volta gli venivano richiesti (si tratta di una persona di grandi capacità). Aveva rimandato molte volte un suo soggiorno in monastero, creando un tira e molla che anche alla comunità era veramente dispiaciuto; tanto che il maestro dei novizi gli scrisse dicendogli che era meglio non farne niente, perchè aveva dimostrato di non avere la forza necessaria.
Queste parole sono state la "chiave di volta di tutto". Destatosi da un sonno della volontà e dell'anima che proseguiva da troppo tempo, ha preso carta e penna, ha riscritto al Maestro dei novizi, esprimendo il suo dolore, ma anche le sue profonde motivazioni e mettendosi fin da subito a disposizione per un percorso verso la vita monastica.
Mi ha raccontato che da quel momento gli è nata dentro una forza enorme: è il Signore  che finalmente ha lo spazio necessario nel suo cuore. Mi ha anche fatto una battuta: "Alla fine, se mi trovo bene come in questi giorni, a casa non ci torno nemmeno e inizio subito"! Anche se non è possibile fare così, questa espressione denota l'innamoramento di questo ragazzo, chiamato sicuramente a seguire il Signore in modo totale.
Quindi, nessuno si scoraggi, si sconforti. Le prove della vita a volte sono un grande fermento e anche un modo per togliere di mezzo tutti gli orpelli che ci legano a quanto non fa parte di noi.
A tutti coloro che stanno verificando, analizzando, pensando (a volte anche troppo) dico che il coraggio di fidarsi di Gesù è una delle più grandi virtù, mentre l'indugiare troppo può trasformarsi in un grande peccato di vanità, orgoglio e finta umilità. Quando il Signore chiama, CHI CREDE E SI FIDA DI LUI VERAMENTE, risponde e "lascia che i morti seppelliscano i loro morti".
A lode di Cristo.
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sabato 13 agosto 2011

Entra e chiudi la porta

Anche oggi, fratelli e sorelle, voglio invitarvi a incontrare Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo nel silenzio del vostro cuore e a farvi tutti un po' eremiti, anche nel frastuono della vita quotidiana.
Lo voglio fare lasciandomi ispirare da un brano del Vangelo e precisamente dal quinto capitolo di Matteo, quando Gesù indica il "programma" del Regno di Dio. Un programma sconvolgente per la mentalità di allora, ancora di più per quella di oggi, abituata a ben altri programmi, annunci, promesse...
Andando un poco oltre, al sesto capitolo, Gesù ci dice che "...per adorare, non è necessario un lungo discorso, nè un luogo privilegiato e pubblico; basta entrare nella stanza interiore, chiudere bene le porte, incontrarsi con il Padre che sta in ciò che è più segreto e restarsene con Lui" (I.L.).
Quanto è difficile, carissimi, chiudere le porte del cuore, che non sono di legno, non sono palpabili e  che risultano essere molto sensibili ai richiami seducenti del mondo, delle nostre pulsioni, degli istinti più reconditi del nostro essere terrestri!
La cosiddetta "stanza interiore" non è un luogo fisico, ma allo stesso tempo entrare e rimanere in essa richiede uno sforzo fisico. Si entra dopo aver fatto quiete, dopo aver creato il Silenzio, l'ottimale Solitudine. Dice Larranaga: "perchè appaia Dio, perchè la sua presenza nella fede si faccia densa e consistente, è necessaria un'attenzione aperta, purificata da tutte le aderenze circostanti. Quanto più tacciono le creature e le immagini, quanto più spopolata è l'anima, tanto più puro e profondo sarà l'incontro."
Ci costa caro essere meno aderenti alle cose del mondo. Ci costa caro "staccare" questi lati adesivi alle cose, anche per poco tempo: non si vive più senza il telefono accanto, senza la radio accesa in auto, senza la tv mentre facciamo i lavori di casa. Il silenzio ci opprime, perchè lo viviamo male, con tristezza. Ci è difficile non spostare lo sguardo da una cosa all'altra e tenerlo fisso al centro del nostro essere, anche in modo fisico.
E' un cammino graduale, ma costante da fare. Un cammino in progressione, ogni giorno sempre di più. Non si impara in un istante ad essere "eremiti" anche nella vita quotidiana. Ci vuole costanza.
Ricordiamoci sempre le parole di Gesù, dalle quali tutto prende il via: "Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. " (Mt 6)
A lode di Cristo!

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venerdì 12 agosto 2011

Visita a sorpresa

Oggi è arrivato all'eremo un ragazzo, che nemmeno sapeva dell'esistenza del nostro minuscolo monastero; si era avventurato nel bosco per fare una passeggiata assieme al suo cane e ad un certo punto ha scorto le croci che segnalano la presenza di una zona dedicata alla sola ricerca di Dio.
L'abbiamo visto guardare la nostra semplice struttura, la chiesetta con sguardo meravigliato, come se proprio quel posto fosse emerso dal mare del verde dei castagni, che in questo periodo sono nel pieno del vigore.
Poi si è seduto su una panca di pietra, vicino ad antico e maestoso abete. Mi sono avvicinato, anche perchè passavo da lì (stavo annaffiando l'orto) e l'ho salutato.
In quegli occhi increduli c'era un'aria di meraviglia veramente palpabile; poi figuratevi, trovarsi davanti uno con l'abito monastico eremitico... quasi un'immagine da libri di favole!
Gli ho chiesto da dove venisse e come avesse fatto ad arrivare (da noi si arriva solo a piedi, non ci sono strade carrozzabili. La nostra auto - che utilizziamo una volta ogni dieci/quindici giorni per i rifornimenti, si trova in un box a circa 3 km dall'eremo). Praticamente non sapeva cosa rispondere. Gli ho spiegato io qualcosa: chi siamo, cos'è quel posto, cosa facciamo... e l'ho invitato a visitare la chiesa, l'eremo, abbiamo detto un "Pater" insieme e poi il nostro superiore l'ha invitato a mangiare con noi. Un pasto semplice, com'è nel nostro stile, ma fraterno.
Fratelli e sorelle: andando via ha detto che faceva fatica a riprendere la via di casa, perchè all'eremo ha vissuto una mezza giornata di inaspettata pace, serenità, quiete. Ha detto che, se avesse potuto, sarebbe rimasto volentieri.
Sono sicuro che quel giovane non dimenticherà mai questa visita a sorpresa e che - se non l'ha fatto prima - avrà bisogno di connettersi nuovamente al quel Signore che qui gli si è fatto in qualche modo più vicino.
L'esperienza conta. L'esperienza di Dio e di un vero Silenzio eloquente conta. Dev'essere fatta.
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Quando si trascura di pregare... L'inutile essenza di tutto.

Tempo fa mi hanno regalato un libro, scritto da Ignacio Larranaga, un autore  che apprezzo veramente tanto. Egli è un sacerdote francescano, noto per la sua azione di "risveglio" della comunità cristiana, attraverso "esperienze di Dio" e "laboratori di preghiera e vita".
Voglio postare qui un passo del libro "Mostrami il tuo volto", che mi ha veramente colpito e che fotografa un dato di fatto dei nostri giorni.
"QUANDO SI TRASCURA DI PREGARE,
DIO FINISCE PER DIVENTARE "NESSUNO"
Se per lungo tempo si trascura di pregare, Dio finisce per "morire": non in se stesso perchè è per essenza il Vivente, Eterno e Immortale, ma nel cuore dell'uomo. Dio "muore" come una pianta rinsecchita che si è trascurato di bagnare.
Abbandonata la fonte della vita, rapidamente si arriva all'ateismo vitale. Coloro che giungono a questo stadio, forse,  non si sono mai posti il problema intellettuale dell'esistenza di  Dio. Forse continuano a sostenere - e sono magari anche persuasi - che l'ipotesi-Dio ha ancora validità, ma di fatto si regolano nella vita coem se Dio non esistesse... Non è più quella forza pasquale che li strappa dai recessi del loro egoismo per lanciarli in un perpetuo "esodo", verso un mondo di libertà... Soprattutto, il segno inequivocabile dell'agonia di Dio in essi è che il Signore non desta più allegria nel cuore...
Quando si crea questa situazione esistenziale, rapidamente si scatena una inversione di valori e uno spostamento di piani... Quando si produce la "crisi di Dio", si comincia a contabilizzare tutto con i criteri dell'utilità...
Ma la Bibbia ci ricorda che Dio è ben oltre le categorie dell'utile o dell'inutile. Le Scritture affermano una cosa sola: che Dio è. Dio si elesse un popolo il cui destino finale era quello di proclamare al mondo intero che Dio è. E il popolo "servì" solo per adorarlo, dargli grazie, lodarlo ed essere suo testimone. Se dimentichiamo questo destino "inutile" del popolo di Dio, sempre cammineremo divagando."
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giovedì 11 agosto 2011

Una monaca, le sue lacrime. Chiesa e relativismo...ecclesiale.

Proprio in questi giorni ho avuto un bel colloquio spirituale con la Madre Priora di un piccolo monastero benedettino, che si trova in una località rinomata del Centro Italia, di origini molto antiche.
Abbiamo parlato della bellezza di servire e seguire il Signore nella radicalità della vita, cercando di essere polmone per il respiro della Chiesa, lampada che brilla, offerta viva di preghiera anche per chi si è dimenticato del Creatore.
Purtroppo la crisi vocazionale ha colpito anche questo piccolo monastero, che da tempo non ha più ricambio. Le monache sono cinque, tutte anziane, alcune anche malate.
E la Madre Priora, ad un certo punto, non ha trattenuto le lacrime quando mi ha detto che è gia nell'aria l'idea di far chiudere questo luogo di preghiera (dove la preghiera è veramente la prima cosa, l'ossatura di tutto) e di sparpagliare le monache qua e là. Ha chiesto aiuto alle autorità diocesane locali, anche per studiare un modo per rilanciare questa preziosa ed unica casa monastica rimasta in quel territorio. Ma qualcuno ha anche detto fuori dai denti che la loro vita non è poi così utile alla Chiesa locale...
I diretti superiori sembrano conformarsi alla mentalità del tempo, certamente non dettata esclusivamente da esigente e contingenze inalienabili, ma anche dall'orribile gusto di "attivizzare" tutto, ottimizzare e "razionalizzare".
A cosa serve un monastero? Che cosa producono queste donne sognatrici?
A cosa ci serve il carisma di San Benedetto? Di Scolastica? Di Bruno di Colonia? E l'elenco potrebbe continuare...
Santi, ma prima di tutto uomini e donne che hanno raddrizzato la spina dorsale della Chiesa, proprio quando questa deviava dall'Unico Sentiero Possibile: GESU' CRISTO.
Anche il Papa, nell'udienza generale di ieri (mercoledì 10 agosto) ha parlato della necessità del silenzio per udire la voce di Dio. Ma chi lo sta più a sentire? Forse nemmeno i preti, soprattutto quelli di "curia", troppo impegnati nei loro uffici a scrivere lettere contenenti "aut-aut" dal sapore molto laicista e poco evangelico...
Allora dobbiamo diventare tutti monaci e monache? No di certo. La vocazione ad ogni stato di vita non è certo uno scherzo. Ma tutti abbiamo bisogno sia di Marta che di Maria. Una sola non basta. Una sola non fa comunità. Entrambe servono il Signore.
La povera Priora questo lo sa bene, ma non ha mezzi per "combattere" la buona battaglia, se non un'arma micidiale, alla quale vogliamo aggiungere munizioni anche noi: LA PREGHIERA. Con essa sconfiggiamo la tendenza relativista che purtroppo si è insinuata anche nella Chiesa di Cristo. E Cristo non è relativista. E' un fatto, come un fatto è la necessità di respirare, di avere luce, di guardare un dito puntato verso il Paradiso.
Si, avete letto bene: il PARADISO. Perchè è a quello che noi tendiamo ed è dall'inferno e dal purgatorio che noi vogliamo fuggire. Perchè anche queste sono realtà. Possono essere il domani eterno di tutti.
Carissimi lettori,
vi chiedo di pregare per queste monache, per tutte le monache e monaci nel mondo. Perchè prima di tutto ogni giorno offrano la propria vita come il giorno della professione monastica. Ma anche perchè la Chiesa si riappropri di questo stupendo e indispensabile servizio, offerto da corpi e anime interamente oblati a Lui.
Può bastare solo Dio nella vita? Si. E' dimostrato proprio dai monaci, dalle monache, dai consacrati, dai tantissimi santi sacerdoti diocesani che di Dio si fidano davvero e che mettono lui al centro, prima di ogni altra cosa.
Sia lodato il Signore Gesù, Mestro Buono e la Madre Sua Santissima!
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mercoledì 3 agosto 2011

Inginocchiarsi a Gesù, non al mondo.

"...Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perchè le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro, non prego per il mondo, ma per coloro ch mi hai da to, perchè siano tuoi..." (Gv 17, 7-9).
Ecco uno stupendo passaggio della grande preghiera di Gesù, riportata al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni. Gesù , tra le altre cose, prega per coloro che lo hanno riconosciuto, che hanno accolto le Parole che Dio ha voluto dare loro attraverso il Figlio e per quelli che, con occhio limpido, riescono a vedere in Gesù non solo Gesù, ma anche il Cristo.
Prega per loro, il Maestro Buono, non per il mondo, ma perchè quelli che lo hanno accolto siano di Dio e non del mondo.
Parole che suonano forti anche oggi, in un tempo in cui c'è bisogno che i cristiani siano pronti a non inginocchiarsi al mondo, alle sue tendenze arbitrarie, alle mode che vorrebbero insinuarsi anche nella fede, nella comprensione del messaggio del Maestro, nella grandezza della Sua Salvezza.
Inginocchiarsi a Gesù, non al mondo; riconoscere in Lui la Salvezza, non nel mondo; avere il Lui il Modello e fare a meno di tanti modelli (spesso distruttivi) che oggi "vanno" e domani non ci sono più nemmeno nella loro ombra. Perchè non sono più capaci di proiettare nemmeno quella.
Ecco in cosa consiste la conservazione nel cuore del Nome di Gesù: trovare in lui il punto, l'essenza, l'ispirazione, il movimento.
Fatelo, fratelli e sorelle, prima di tutto nella preghiera, intimo dialogo con il Signore della Vita!
A lode di Cristo!
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martedì 2 agosto 2011

Il Perdono di Assisi. TUTTI IN PARADISO!

Voglio dedicare il post di oggi all'indulgenza che il Signore concesse a San Francesco di Assisi, condivisa con entusiasmo da tutta la cristianità.
TUTTI IN PARADISO
2 AGOSTO
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
ALLA PORZIUNCOLA

Solennità

Perdono d'Assisi
LETTURE: Sir 24, 1-4. 22-31; Lc 1,46-55; Gal 4, 3-7; Lc 1,26-33
Il serafico Padre Francesco, per il suo singolare amore verso la Beatissima Vergine, ebbe sempre particolare cura della chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Porziuncola. Qui egli prese stabile dimora con i suoi frati, qui diede inizio con santa Chiara all’Ordine delle Clarisse, qui concluse il corso della sua mirabile vita.
Per questa Cappella il santo Fondatore ottenne da papa Onorio III la storica indulgenza, che i Sommi Pontefici confermarono successivamente ed estesero a numerose altre chiese.
Per questi gloriosi ricordi l’Ordine serafico celebra con gioia la festa di Santa Maria degli Angeli.
Questo luogo è veramente santo e abitato da Dio
Dagli scritti di Fra Tommaso da Celano(Le due Vite, Ed. A. Signorelli, Roma 1954, L. Macali o.f.m. conv., pp. 207-208; 137)
Ilservo di Dio Francesco, di statura piccola, di mente umile, di professione minore, nel tempo che visse quaggiù, per sé e per la sua fraternità scelse una particella di mondo, per il solo fatto che non gli fu assolutamente possibile servire Cristo altrimenti, che avendo qualche cosa dal mondo.
E non senza una rivelazione e predisposizione divina, già in antico, fu chiamato Porziuncola quel luogo che doveva toccare in sorte a coloro che desideravano di non avere nulla di proprio in questo mondo.
Vi sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Madre, la quale per la sua singolare umiltà meritò di essere elevata, dopo il Figlio, alla dignità di capo di tutti gli eletti.
In essa ebbe inizio l’Ordine dei Minori, e come sopra un saldo fondamento, crebbe e si moltiplicò il loro nobile edificio. Il Santo amava questo luogo più di ogni altro, comandò ai frati di venerarlo con rispetto speciale e volle che lo custodissero sempre come specchio di vita religiosa, in umiltà e altissima povertà, riservandone però la proprietà agli altri, e ritenendone per sé e per i suoi soltanto l’uso.
Vi si osservava una rigidissima disciplina in tutto, nel silenzio e ne lavoro e in tutte le altre prescrizioni della regola. Senza tregua, giorno e notte, la fraternità dei Minori di quel luogo era occupata nel lodare Dio e, tutti soffusi di una mirabile fragranza, vi conducevano una vita veramente angelica.
Frate Francesco infatti, pur sapendo che il regno del cielo si può raggiungere ovunque e che la grazia divina non trova difficoltà a scendere sugli eletti ovunque si trovino, tuttavia si era accorto per propria esperienza che il luogo della chiesa di S. Maria della Porziuncola godeva di una maggiore abbondanza di grazia, ed era frequentemente visitato da spiriti celesti.






Spesso quindi diceva ai frati: «Guardatevi, figli, dall’abbandonare mai questo luogo. Se ve ne cacciassero fuori da una parte, rientratevi dall’altra. Questo luogo infatti è veramente santo e abitato da Dio. Qui il Signore moltiplicò il nostro piccolo numero; qui illuminò i cuori dei suoi poveri con la luce della sua divina sapienza; qui accese le nostre volontà con il fuoco del suo amore; qui, chi avrà pregato con devozione, otterrà quello che chiederà, e chi mancherà sarà punito più gravemente. Perciò, figli, ritenete degno di ogni onore il luogo della dimora di Dio, e con tutto il trasporto del vostro cuore rendete in esso lode al Signore».

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domenica 31 luglio 2011

Non di solo pane...

La celebrazione eucaristica di stamani è stata l'occasione per sottolineare due idee fondamentali:
nessuno può separarci dall'Amore di Cristo, nemmeno la persecuzione, la spada, tutti i travagli che producono i grandi mali del nostro tempo: l'ansia e l'insicurezza.
L'altra idea è che il pane offerto da Cristo alle folle è frutto del suo immenso Amore. Amare significa MOLTIPLICARE IL POCO, per renderlo molto, adatto alla situazione.
Gesù chiede a ciascuno di noi di mettere ai suoi piedi il poco che abbiamo (i pochi pani, i pochi pesci).
Questa "offerta" della nostra vita diventa il lievito che fa fermentare molta pasta.
Dal nostro poco Gesù sa tirare fuori il molto. Il molto di Gesù è per la salvezza di tutti, e ci rimanda al Mistero-realtà dell'Eucarestia.
Se veramente comprendessimo anche un centesimo di quello che avviene su quell'altare, quando celebriamo l'Eucarestia, non vorremmo mai più allontanarci dalle nostre chiese e "costringeremo" i nostri sacerdoti a celebrare continuamente con noi, per noi!
Grazie, Signore Gesù, per la tua Bontà Infinita!

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