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giovedì 30 giugno 2011

Guarire. Prima di tutto.

Prima di tutto è necessario chiedere al Signore di guarirci dentro.
Prima di chiedere qualsiasi altra cosa, di realizzare anche i sogni che coinvolgano Dio nella loro realizzazione, è indispensabile farsi guarire dentro.
Prima di mettersi in cammino per realizzare la Sua Santa Volontà bisogna chiedere al medico celeste che visiti la nostra interiorità, che ne tocchi i punti critici, le ferite che tardano a rimarginarsi e che creano purulescenza; che tocchi le ossa rotte, le ulcere provocate dai nostri eccessi e che ci indichi la cura.
Per guarire occorre FIDARSI del Medico; Lui sa quali rimedi usare con ciascuno di noi, in modo totalmente personalizzato.
La cura, a volte, può anche essere dolorosa, in alcune sue fasi; soprattutto se a doversi togliere è qualche nostra dipendenza alla quale siamo poco disposti (anche incosciamente) a rinunciare. La medicina può essere anche non gradita. Ma non possiamo chiedere di entrare nella Città di Dio, nel Tempio della Sua Luce se non siamo guariti.
Il primo passaggio è tutto nostro: accorgersi che abbiamo bisogni di guarire dentro e di purificare ciò che è divenuto impuro. Il Signore ci dà il primo e insostituibile rimedio: è il Sacramento della Riconciliazione, fatto in spirito di verità, totalità, fiducia e abbandono.
Questo atto sacramentale di incontro con il Signore che nuovamente accoglie e perdona, dobbiamo farlo precedere e seguire dall'interiorizzazione della presenza del Medico Celeste.

Signore, ho bisogno di guarire dentro prima che fuori.
Signore fammi guarire!
Signore ho bisogno che le mie ferite interiori si chiudano e cessino di sanguinare.
Signore fammi guarire!
Gesù Buono, ho bisogno che le infezioni e le ulcere della mia anima divengano nuovo tessuto spirituale.
Gesù Buono fammi guarire!
Gesù Misericordioso, ho bisogno che la mia intimità spirituale torni a sentire con gioia l'armonia del Sommo Bene.
Signore fammi guarire!
Signore fa' che veda nuovamente con gli occhi della fede!
Signore fa' che senta con animo grato con gli orecchi dell'anima la Tua Parola per me!
Signore fa' che io gusti la dolcezza della Tua Presenza!
Signore fa' che possa toccare con la mia mano la tua mano che mi stringe e mi guida!
Signore fa' che possa avvertire il profumo della Grazia celeste, condotta anche a me dallo Spirito di Vita!

Signore fammi guarire!

Solo dopo essere guariti e dopo essersi impegnati a camminare sulla Via di Gesù Medico e Maestro Buono, possiamo chiedere di costruire con Lui il nostro personale progetto; possiamo chiedere il Suo intervento nella nostra vita, chiedere la guarigione fisica per noi e per altri. Chiedere che ci faccia santi, come Lui è Santo.

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martedì 28 giugno 2011

Vi racconto una mia esperienza

Avete mai provato, fratelli e sorelle, ad uscire anche solo per poche ore o per una soltanto dal caos delle nostre città o della vita fatta di incroci, semafori, telefoni che squillano, campanelli, schiamazzi e quant'altro?
Io ricordo ancora in modo vivido una mia piccola esperienza, di diversi anni fa.
Era un pomeriggio d'inizio estate, proprio come in questi giorni; ormai le giornate lavorative volgevano verso le ferie e la stanchezza era veramente tanta, soprattutto quella generata dal clamore delle cose del mondo, che ti schiavizzano fino al punto di schiacciarti senza pietà sotto il loro peso.
Nel tardo pomeriggio avevo un appuntamento. Avevo promesso ad un caro amico di aiutarlo nel sistemare alcune cose, e lo feci.
Dopo questo impegno passai nuovamente da casa mia, che si trovava proprio nel centro della città; volevo riposare, ma la sensazione era quella della necessità di un riposo "diverso". Mi buttai sul letto senza trovare pace, avevo bisogno di lasciare quel contesto.
Premetto che già da tanto tempo pensavo a dedicare la mia vita al Signore Buono, a Lui nel silenzio.
Ad un certo punto, in modo molto strano, scendo dal mio appartamento, vado verso l'auto e mi dirigo sui monti che sono a Nord della mia città. C'è un luogo che voglio raggiungere, agli estremi confini sia del comune che della linea di crinale, a circa 800/900 metri di altezza, dove c'è un cappellina, dedicata alla Madonna. Un luogo di silenzio, abitato da castagni, conifere, volpi, lepri e altri "inquilini" della natura.
Un posto che conoscevo fin da piccolo, presso il quale tante volte ho diretto le mie fughe anche in momenti in cui avevo bisogno di una semplice boccata d'aria.
Arrivo dopo aver percorso diversi kilometri in macchina, ma senza correre, ammirando quell'ambiente così noto e allo stesso tempo così nuovo, che passo dopo passo mi donava essenzialità e serenità.
Arrivo e appena sbacchio lo sportello della mia auto avverto l'inesprimibile dolcezza e quiete del silenzio. Mi guardo attorno forse sorridendo tra me e me come per compiacermi di quella scelta e subito mi viene automatico di guardare in alto e di dire col cuore a Gesù: "Eccomi".
Pace, quiete, sogni che si rincorrevano, desiderio di lasciarmi alle spalle tutto quello che non serviva... desiderio di sostare lì ancora un poco, un poco ancora e un altro po' prima di dover discendere ad affrontare la serata, non proprio tranquilla...
Lassù il cellulare non funzionava, non passavano automobili, non ero costretto a pensare con la mente rivolta verso il basso... ero io con Lui. Aprii la mia borsa, estrassi il breviario e iniziari a recitare i Vespri, assaporando quelle parole con il gusto stesso del miglior cibo che potessi desiderare.
Era arrivato il Signore. O meglio, io ero arrivato a sentirlo, in quel semplice... silenzio che mi donava una compagnia così grande e preziosa.
Quell'ora passata lassù mi donò una grande carica e posso considerarla un piccolo contributo al probandato monastico che ho successivamente intrapreso.
Fratelli, sorelle amati dal Maestro Buono, non fuggite l'incontro con Lui. Almeno per un po' abbandonate ogni clamore, cercate il Suo sorriso, ritagliatevi il vostro piccolo momentaneo eremo nel mondo.

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Insistere, pregare, fare silenzio

"Maria sta ai piedi del Maestro, seduta ma attiva. Ella si crea, si ricrea nell'ascolto, si lascia creare dal Signore" (J. X. Burucoa).

Gli uomini del nostro tempo confondono tra loro molte cose.
Il più grande "bluff" di questi nostri giorni è proprio quello di catalogare come inutile l'atteggiamento di Maria, sorella di Lazzaro: sta ai piedi del Maestro, ascolta, ma non è passiva. Dentro di lei si costruisce e si ricostruisce il suo universo intimo personale, che la ricongiunge al Creatore, come creatura pronta all'ascolto, all'accoglienza e alla contemplazione delle realtà celesti.
C'è bisogno di ascolto. Per ascoltare c'è bisogno di Silenzio. Il Silenzio più dolce ed eloquente è quello che nasce dalla solitudine in cui si sperimenta l'incontro con il Maestro Buono.
Mi fa piacere ricevere molte mail, che nascono dalla lettura di questo blog, nelle quali mi viene chiesto di approfondire questo concetto e di indicare molte volte monasteri ed ordini dove il silenzio e la devozione sono pilastri della giornata e dove non si scimmiotta nessun tipo di vita simil laica.

Mi permetto di invitare tutti i lettori del blog a perseverare in questo cammino di ricerca del Signore Gesù in una dimensione che privilegi la quiete dello spirito e a farsi trascinare dalla dolce brezza della Presenza di Dio nel deserto dove l'incontro è garantito da un'ottimale contesto di essenzialità.
Chiedo a tutti di perseverare nella preghiera e di chiedere con insistenza al Signore di donarci persone consacrate ad avere un'unica preoccupazione nelle loro giornate: attendere. Attendere il Signore che viene e che verrà.

Non abbiate paura del Signore che, magari, vuole parlare direttamente all'intimità del cuore di alcuni di voi.
Il vostro dono sarà tanto più grande, quanto più vi fiderete di Lui. Più vi lascerete andare, più Lui prenderà dimora presso di voi. Più abiterà in voi, più sarete un tempio vivente della Sua Presenza in questo nostro mondo, che ha bisogno di "teofori", portatori di Dio nella realtà quotidiana.
A lode della Santissima Trinità.


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sabato 25 giugno 2011

Adoro Te devote

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  (Gv 6)


La Parola di Gesù è chiara, come in ogni occasione.
I Giudei discutono perchè non capiscono; non capiscono perchè non vedono; non vedono perchè non guardano; non guardano perchè danno tutto per scontato; danno tutto per scontato perchè per molti di loro il rapporto d'Amore tra Dio e il piccolissimo uomo è fatto di prescrizioni, decreti, regole, riti sterili...
Gesù non la pensa così. Anche questa volta sconvolge, crea scandalo. Questo scandalo scuote il torpore degli spettatori e richiama alla necessità quanto meno di porsi una domanda: "com'è possibile tutto questo?".
Dio non soltanto ha voluto avere dentro di noi una scintilla che ne costituisse la somiglianza; non solo sostenta, crea e ri-crea, ma vuole farsi parte consustanziale, stessa sostanza nostra facendosi mangiare.
Si, fratelli e sorelle. Nelle nostre chiese i sacerdoti devono ricominciare a dirlo chiaramente, devono rimettere Gesù Eucarestia al centro di tutto, di ogni azione pastorale.
Quale attività, iniziativa, progetto pastorale può avere successo, andare buon fine o portare anime alla salvezza se al centro non c'è Gesù Eucarestia? Solo Lui è presenza reale, nei fatti, unione e segno di perfetta donazione per tutti.
L'Eucarestia e la giornata del Corpus Domini c'insegnano proprio questo: a non trasformare le nostre parrocchie in centri di pura aggregazione, anzichè luoghi dove la Salvezza si celebra e si fa nostra. Ci insegnano a non relegare il Signore Buono nel semplice ricordo o nella buona intenzione di "concepirlo" come uno tra i tanti "grandi" della storia: Lui è il Signore della Storia e proprio per questo è perennemente presente e si fa ancora oggi carne nella nostra carne.
Celebriamo questo giorno anzitutto con il Sacramento della Riconciliazione e cibiamoci spesso di questo pane, per il quale la vita eterna e la resurrezione nell'ultimo giorno sono assicurati direttamente da Colui che si fa cibo e bevanda.
Adoro Te devote!



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Tempo di vacanze

Possiamo dire che è "ufficialmente" iniziato il periodo delle tradizionali vacanze e che molti si dedicano alle proprie passioni, al riposo e al divertimento, anche se spesso in forma disordinata o esasperata.
Dall'eremo consigliamo a tutti di dedicare tempo non al riposo, ma al rinvigorimento interiore, magari facendo riposare il corpo in una dimensione di pace e dando allo spirito la possibilità di farsi percepire come parte essenziale e inalinenabile della nostra stessa persona.
Quello spirito che ci congiunge al Padre Buono e che è il legame della nostra somiglianza con Lui ("...facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza...).
Riscoprire il Silenzio, la bellezza del contatto rilassato con il Signore, attraverso la Madre Sua, Corredentrice dell'umanità è sicuramente una delle migliori dimensioni per dedicare tempo al ripristino delle condizioni ottimali della nostra vita.
E non dimentichiamoci di pregare il Padrone della Vigna, perchè mandi operai, uomini e donne consacrati alla costruzione del Suo Regno, vittime di preghiera per tutti, anime dedicate alla vita con il Gran Re.
C'è bisogno di profonda testimonianza di santità, devozione, amore per la Santa Liturgia e spirito di preghiera.
Non dimentichiamoci di questo durante le nostre ferie.

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martedì 21 giugno 2011

Il Fatto

All'eremo viviamo costantemente il contatto con l'Eucarestia, questo dono stupendo che il Signore Buono ci ha fatto di se, consentendo che l'Unico, Eterno, Definitivo sacrificio potesse perpetuarsi nella nostra povera storia, rendendola ricca.
Ecco perchè sono importanti i momenti in cui si celebra l'Eucarestia, così come quelli durante i quali sostiamo davanti al Signore che si fa pane, carne e sangue, presenza vera, viva, efficace nel nostro oggi.
Se veramente considerassimo cosa avviene nell'Eucarestia, nelle nostre chiese quando celebriamo il Sacrificio con e del Signore, prima di tutto scomparirebbe dai nostri volti quel velo di compassata e triste serietà che avvolge le nostre Messe: tutti seri, chini, con le bocche orizzontali, compassati in uno sguardo perso, senza la minima ombra di gioia.
Se veramente credessimo con totale abbandono che lì c'è il Gesù di cui si parla nelle Scritture, salteremo di gioia, non vorremmo mai staccarci da quei luoghi, "costringeremmo" i nostri Sacerdoti a celebrare di continuo, con lentezza, devozione, calma, partecipazione la PERMANENZA di Gesù qui con noi.
Si avvicina la bellissima Solennità del CORPUS DOMINI. Facciamo memoria di questo e facciamo il Santo Proposito di vivere l'Eucarestia come un FATTO REALE, non come una pseudo superstizione o un "rito propiziatorio". Cadremmo nella condanna che le nostre stesse mani (mai quelle di Dio) ordiscono alla Santità che dobbiamo ricercare.
E' necessario purificarsi interiormente, accogliere la Parola, per accogliere l'Eucarestia come un Evento Vero, nel quale tutti siamo appellati figli, fratelli, consustanziali a Lui.


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domenica 19 giugno 2011

Gloria Tibi Trinitas

La Trinità è il Mistero di Dio, considerato nella Sua Essenza più intima, fatta di Amore, di Donazione, di Partecipazione.
La parola "Mistero" non significa qualcosa che è segreta, non fatta conoscere volontariamente ai più; "Mistero" qui sta a significare qualcosa che è una realtà così grande da essere difficilmente sondata dai nostri sensi più immediati.
Per entrare nell'anticamera del Mistero della Trinità, della completezza di Dio, è necessario sostare con dimestichezza e familiarità nel Cuore di Dio; e per fare questo abbiamo bisogno del Silenzio, della Parola, della Preghiera. Solo questa via ci può introdurre al Cuore di Dio, dove l'Amore è perfetto, dove le parzialità sono soltanto un ricordo del nostro mondo, del nostro tempo, del nostro piccolo modo di ragionare.
All'eremo viviamo questa giornata con una disponibilità alla preghiera ancora maggiore, facendoci avvolgere dalla Presenza di Gesù Buono che visita il nostro silenzio, nell'assenza di tutto ciò che non rimanda alla Trinità Beata, "Luce, Sapienza, Amore".
Entrare nel Cuore di Dio, intravvedere il Mistero della Trinità è la tensione di ogni monaco; tutta la sua esistenza è proiettata a questo: portare di fronte al Signore "Luce, Sapienza, Amore" le ansie, le gioie e le aspirazioni di un'umanità spesso inquieta, ma intimamente vocata a diventare santa, così come il Signore è Santo.
Preghiamo, fratelli e sorelle che leggete questo blog, perchè il Signore ci doni uomini e donne disonibili ad accogliere l'invito di Gesù ad imitare Maria, Corredentrice del genere umano; come Lei si fece mediatrice per portare nel mondo la Sapienza che viene da Dio stesso, altri seguano i Suoi passi, affinchè l'Amore della Trinità diventi il metro e la misura di ogni amore e donazione umana.
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venerdì 17 giugno 2011

Vincere nel silenzio

L'abate Pastor diceva: « Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio ». (Detti dei Padri del deserto)

Il mondo è afflitto da molte pene; alcuni sono i drammi che si consumano ogni giorno sotto gli occhi di tutti e che parlano di ingiustizie profonde, create da noi uomi, riversate su un'umanità più debole, gettate nell'indifferenza assai diffusa anche tra le coscienze che si dicono cristiane.
Altre pene sono quelle generate dall'illusione di essere noi stessi il nostro dio. Da qui nascono tribolazioni interiori, insoddisfazione per tutto, spietata volontà di farsi posto a gomitate, anche a costo di abbattere "mortalmente" qualcuno...
La pena più grande che il mondo soffre è l'assenza di Dio nei nostri progetti, nei nostri calcoli, nelle nostre aspettative. Eppure Lui, Signore Buono, è lì, parla nel silenzio della nsotra interiorità, ci invita ad entrare in questa dimensione e a vincere le tribolazioni create da un "io" esasperato nelle manie di grandezza, proprio nel recinto dell'assenza di suono, di caos, di altro che non sia l'Altro, Lui.
Qui all'eremo si vive la dimensione del Silenzio e della Solitudine, corroborata dalla Preghiera, terzo pilastro che vivifica tutto il resto.
Cerchiamo di portare nella nostra piccola dimensione essenziale le pene di tutti e di pregare per ciascuno di voi, nella consapevolezza che c'è bisogno di orazione, di donazione, di sacrificio interiore, unito al Sacrificio dell'Eucarestia.
Costruite anche voi, nella vostra vita personale, un angolo di eremo, tutto vostro e di Gesù. Lì gettate le pene e le tribolazioni, eredità dell'illusione mondana, e sorridete col Maestro Buono, nella consolazione del Suo Abbraccio.
Lode a Gesù Buono!


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giovedì 16 giugno 2011

Coraggio, rispondi!

"Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
Carissimi fratelli e sorelle alla ricerca della vostra strada, voi tutti che "sospettate" una chiamata del Signore, ma non avete nè il coraggio di approfondire, di chiedere, di pensarci, di provare: fatevi illuminare da questa Parola del Signore Buono.
Egli è sempre accanto a ciascuno di voi, in qualunque situazione siate, per essere a ciascuno di voi luce che illumina il cammino; luce che è Luce della vita.

Nessuno di noi sarà mai del tutto degno di seguire il Signore sulla strada che può indicarci, ma Lui ci ama così come siamo: "Ti amo come sei".

Nessuno di noi potrà diventare in questa vita così perfetto, come è perfetto Dio per sentirsi pronto a dire un "si" totale e "senza rischi".

Nessuno di noi sarà mai così "pronto" da aver calcolato "rischi e ricavi" da un'eventuale accettazione di una vocazione di particolare consacrazione.

Tutti noi, invece, siamo chiamati a fidarci del Signore Buono totalmente, con generosità e felicità, perchè nessuno ci ama come Lui, nessuno vuole il nostro bene in modo così completo come lo vuole Lui; niente è paragonabile alla sua CURA nei nostri confronti.
Allora, fratelli e sorelle chiamati dal Signore della Vita, a seguirlo sulla via della donazione totale, fatevi illuminare dallo Spirito Santo, chiedete al Paraclito la forza e l'entusiasmo per gettarvi con gioia e abbandono nelle braccia di Gesù che chiama.


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martedì 14 giugno 2011

Eremo

Eremo.
Una parola spesso sconosciuta a molti, o forse qualcosa che evoca uno stato di vita quasi impossibile da praticare. Per noi, che viviamo in questa condizione di Grazia, è lo stato ottimale per vivere ventiquattro ore al giorno con Gesù.
Spesso, chi capita da queste parti, ci chiede "Ma voi cosa fate?". E io sono solito rispondere che non abbiamo un'attività vera e propria, una professione lavorativa o un impegno contrattuale con qualcuno: priama di tutto il nostro impegno è quello di stare con Gesù tutto il giorno, attenderLo nella preghiera, attendere il Suo ritorno nella veglia della notte.
L'eremo non è solitudine triste. E' solitudine e silenzio in compagnia di Gesù Buono, che qui si dona così come fece con la sorella di Lazzaro, la quale scelse la parte migliore che non le sarebbe stata tolta.
La difficoltà sta nel far capire al mondo che c'è bisogno per tutti di fare un po' di silenzio, un margine di silenzio nella dinamica delle nostre giornate, spesso incastellate nel caos che noi stessi ci creiamo.
Forse è necessario sentire e prendere sul serio l'invito di Gesù che disse ai suoi "venite in disparte con me", oppure "andiamo all'altra riva". Non c'è solo il fare, il correre, l'accumulare il preoccuparsi: c'è anceh l'OCCUPARSI di Lui, nell'intimità di un incontro che è fatto di Amore, Donazione, Silenzio, Rispetto, Colloquio intimo.
A tutti coloro che vorranno, fornirò indirizzi di luoghi dove poter passare qualche giorno in questo clima di silenzio e di preghiera.

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domenica 12 giugno 2011

"Io vi darò lingua e sapienza..."

"Ma prima di tutto questo: metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.  Lc 21, 12-19"

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Esperienza vocazionale in Certosa

Carissimi lettori del blog,
Permettetemi oggi, in questo giorno di Pentecoste, di esprimere tutta la mia felicità nell'apprendere che un ragazzo, tra quelli che seguono queste pagine e che mi hanno scritto diverse volte, seguendo un mio modesto consiglio, ha scritto ad una Certosa e tra poco andrà a fare un'esperienza vocazionale.
Ringrazio il Signore Buono perchè accende ancora in molte persone il desiderio di donarsi totalmente e di gettarsi in Lui, per compiere la Sua Santa Volontà.
Se qualcuno sente nel cuore il desiderio di fare un soggiorno vocazionale in un Ordine Religioso durante questa estate, chieda pure un consiglio ed eviti con cura gli Ordini che ormai hanno uno stile di vita rilassato, dove si vive come se si fosse nel mondo, con poca devozione, poco silenzio, con tutti i mezzi del mondo e disprezzando la Tradizione Cattolica.
Scrivetemi pure all'indirizzo che trovate sotto ogni post; uno dei miei scopi è anche quello di dare indicazioni sugli Ordini Religiosi fervorosi, che hanno molte vocazioni, a differenza di quelli rilassati, dove le vocazioni scarseggiano.
Grazie al Signore per questo dono delle vocazioni alla vita religiosa.

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sabato 11 giugno 2011

Attendi in questa notte

"L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia... " (Salmo 129)


Il Mestro è qui, adesso, in mezzo a noi e ci chiama. Lo è particolarmente nell'atteggiamento della preghiera; ma per noi è impossibile penetrare la Sua Parola in modo pieno ed efficace se non permettiamo allo Spirito Santo di ABITARCI totalmente.
Ci vuole un atteggiamento di disponibilità, prima di tutto.
Il monaco è colui che - prima di tutto - è chiamato a svuotarsi per farsi riempire dalla Presenza di Dio, che lo rende abile ad entrare nel mistero, con atteggiamento di scoperta, preghiera, verso la contemplazione della stessa realto del Signore Buono.
Siamo in prossimità della Pentecose e dall'ermeo giunga a voi l'augurio e la preghiera che il Signore trovi uomini e donne vuoti dai loro vani pensieri, per farsi riempire esclusivamente della Sua Realtà divina.
Sperimentiamo questo nella notte che ci attende, aspettando il dono di Dio, che ci colma di Grazia e benedizione, nella consapevolezza che solo Lui è Creatore e ri-Creatore e che anche per noi è pronto il Dono del Consolatore, inviato per farci diventare tutto fuoco.

 
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giovedì 9 giugno 2011

In te confido. In te

Tu che abiti al riparo dell'Altissimo *
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
di' al Signore: « Mio rifugio e mia fortezza, *
mio Dio, in cui confido ». (Salmo 90)

Anche qui all'eremo ci stiamo preparando alla Solennità della Pentecoste, invocando sul mondo intero una rinnovata discesa dello Spirito Paraclito, che apra alla Sapienza, che rinvigorisca la Fortezza, che incrementi la Pietà, che illumini con la sua Scienza... che ispiri un nuovo e santo timor di Dio.
La vita dell'eremita è proprio quella di abitare al riparo dell'Altissimo, dimorare all'ombra dell'Onnipotente, vivendo secondo quanto la Provvidenza stabilisce e reca in dono, facendo sgorgare dal cuore un canto nuovo: "Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido".
Quando l'eremita ha fatto sua questa gioia e l'ha incarnata come realtà della propria vita, allora si, può essere uno strumento tutto nelle mani di Dio, per i Suoi disegni, per i Suoi scopi.
Nella Novena di Pentecoste chiediamo proprio questo: che ciascuno diventi un cantore della vera fortezza, della vera fiducia, del vero riparo. E ricordiamo sempre, fratelli e sorelle amati dal Signore, che non c'è altro nome sotto il cielo nel quale è scritto che possiamo essere SALVATI, se non quello di Gesù Cristo, Verbo di Dio.
L'eremita sceglie il silenzio, la solitudine, l'anonimato proprio per far risuonare questo canto, perchè il mondo, spesso gelido e rigido, sia allietato dalla speranza e dall'attesa di Gesù.
Il monaco lavora a questo scopo: armonizzare nella propria vita ciò che il mondo separa; illuminare ciò che il negativo rende tenebroso; irrigare ciò che l'egoismo di una vita "troppo nostra" inaridisce.
Per questo, avvicinandoci alla Pentecoste, voglio pregare dall'eremo perchè il Signore ispiri a tanti uomini e donne il desiderio di seguirlo da vicino, in un'offerta totale di se.
Per fare questo, caro fratello, cara sorella, non ti è richiesto di essere "qualcuno": Gesù Buono ti chiede di essere così come sei. "Ti amo come sei", non per quello che vorresti apparire. Gesù non ti chiede di diventare un eroe, un perfetto, un puro o addirittura un nuovo fariseo. Non sia mai!
Ti chiede di FIDARTI di Lui e di lasciarti andare.
Se hai nel cuore questo grido di gioia, non dispiacere al Signore Buono girando il viso dall'altra parte.
Intanto inizia ad intessere un intenso colloquio con lui.
Nel Silenzio, nella Preghiera, nella Solitudine.


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mercoledì 8 giugno 2011

Vite offerte per TUTTI

Molti lettori del blog, che seguono con carità e affetto le riflessioni proposte quasi ogni giorno, mi chiedono preghiere, perchè hanno intuito che la vita del monaco eremita è un dono fatto dal Signore a tutti.
Il Signore chiama alcuni a seguirlo in modo particolarmente vicino e contestualmente chiede di non trattenere niente per sè, di spogliarsi di tutto, per riempirsi di Lui e per essere corde che vibrano in modo armonico quando la mano di Dio le fa muovere.
Colui che si dona non si appartiene più; la cura che ha di sè è finalizzata a tenere sempre pronto e vigilante uno strumento nelle mani di Gesù buono. La preghiera, la veglia notturna, l'atteggiamento orante è l'attesa continua del Signore che viene: viene ad incontrare nella preghiera le tensioni umane, le aspirazioni, i desideri, i dolori inespressi, così come le gioie che fanno brillare gli occhi.
Viene ad incontrare il vuoto che spesso si crea nel mondo ad opera del maligno e che si trasforma repentinamente in illusione di completezza, appagamento, felicità, nascondendo una tragica inconsistenza...
Il monaco eremita, il sacerdote, il religioso, il consacrato non trattengono niente per sè perchè essi si fanno strumenti d'intercessione, preghiera costante e vivente soprattutto per chi non prega mai o per chi prega col cuore affranto e ha bisogno di essere sostenuto nella battaglia quotidiana con il dolore e la disperazione.
Per tutti prega il monaco, il consacrato, il sacerdote. E per questo dobbiamo pregare il Padre perchè ci mandi SANTI SACERDOTI, MONACI, RELIGIOSI, CONSACRATI. Santi. Santi. Santi. Caratterizzati dall'atteggiamento inconfondibile della preghiera, della penitenza, dello sguardo umile. Non dalla voglia di essere "leader", organizzatori di eventi... di questi ce ne sono già troppi.
C'è bisogno di uomini e donne donati al Signore che ci parlino e ci facciano conoscere la Divina Misericordia, il Paradiso, la RESURREZIONE DELLA CARNE, IL RITORNO DEL SIGNORE; così come la realtà del purgatorio e dell'inferno, la gravità del peccato mortale, dell'impenintenza e della mancanza di umiltà.
Uomini e donne che ci facciano amare l'Eucarestia, la liturgia celebrata con gravità e devozione somma.
Del resto, se noi comprendessimo pienamente quel che accade sull'altare quando celebriamo la S. Messa, non vorremmo più uscire dalle nostre chiese e se uscissimo, salteremo dalla gioia. Invece, troppo spesso, il sentimento è quello dell'apatia, dell'indifferenza.
Preghiamo uniti, certi che il Padre ascolterà sempre la nostra preghiera di figli, perchè tali siamo.

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martedì 7 giugno 2011

"Tu hai parole di vita eterna"

"Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". "

Seguire il Signore è un fatto che interpella prima di tutto la nostra libertà. E' sulla libertà che si fonda il nostro essere uomini e donne, nel pieno senso del termine.
Seguire il Signore richiama anche la nostra volontà profonda ad un rinnovamento continuo. E' sulla volontà che la scelta si fa concreta e non rimane soltanto un sogno, un'ideale utopico.
Seguire il Signore esige forza interiore e disponibilità per una conversione continua. E' su questi due pilastri che trasfiguriamo corpo e anima, ad imitazione di Cristo, che ci ha dato l'esempio "perchè ne seguiamo le orme".
Questo è il cammino del monaco, ed è il percorso a cui - con modalità diverse - è chiamato ciascun battezzato.
Me è difficile seguire il Signore se la libertà, quando viene interpellata da Lui, non è - per assurdo - libera di essere se stessa, perchè è costretta da altre presunte "libertà" del mondo a conformarsi, quasi sempre senza capirne il senso.
E' arduo seguire il Signore quando la volontà è sopita, non è temprata, è stata annullata dalla convinzione che non sia necessario allenarla, affinarla nel dolore, nella penitenza, nella coerenza morale e dei fatti.
E' faticoso seguire il Signore quando la forza interiore è ignota ai nostri sensi, quando la disponibilità si fonda solo su ciò che ci fa "tornare i conti" e non è risposta d'amore, non è un "si" incondizionato; quando le esigenze dello spirito, del nostro uomo interiore sono il grande ignoto di noi stessi...a noi stessi.
Signore Gesù Buono, fai che il mio cammino si fondi sulla libertà gioiosa, sulla volontà tesa al bene, sulla consapevolezza che "la carne è carne, ma lo spirito è spirito". Rendimi come Maria, capace di un "si" che non chiede niente in cambio, perchè si fonda sulla consapevolezza celeste che solo Tu sei il Tutto, il coronamento di tutto, la pace che attendo qui e nella Patria del Cielo.

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lunedì 6 giugno 2011

Non calcolare, rispondi

Fratelli e sorelle carissimi, il Signore Buono, che guarda nei nostri cuori, vi conduca in pace sulla Sua strada.
La Parola di Dio ci interpella continuamente, per orientare i nostri passi nella storia del mondo, come lampada che brilla nel buio: "Lampada ai miei passi è la tua parola, luce al mio cammino".
L'importante è considerarla non un bel testo da leggere, una semplice indicazione morale, o qualcosa di edificante per noi.
La Parola è presenza viva e vera del Signore, che attraverso questo "abito" comprensibile alle nostre menti, si fa presente, ci chiama, parla alla nostra sensibilità personale, ma come FATTO presente, contemporaneo alle nostre scelte, co-protagonista del nostro esistere passato, attuale e futuro, finchè Lui vorrà.
La Parola ci spinge a scommettere su Gesù, ad aprire la nostra volontà - spesso sorda e indisponibile - al soffio dello Spirito, che "soffia dove vuole", con la libertà che gli è propria, così come a noi è propria la libertà nella risposta.
"Lasciatevi riconciliare con Dio", non è solo un richiamo ad abbandonare la via del peccato e del buio, ma anche un invito chiaro alla familiarità con Lui, al sentirlo presente istante dopo istante in una vita che si apre all'unione e all'unità, due costanti fondamentali che non possono mancare nel nostro cammino di conversione e partecipazione alle realtà celesti, già in questa vita terrena.
Preghiamo perchè coloro che hanno ricevuto il germe della chiamata ad una vita consacrata al Signore, rispondano con generosità e soprattutto con totale abbandono, senza anteporre calcoli, "ma", "però", "forse", dubbio...conti che si addicono soltanto ad una visuale corta, orizzontale, che difficilmente guarda verso l'alto, verso colui che ci chiama ad uscire dalle tenebre, per farci tutti luce e brillare a beneficio del mondo.


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sabato 4 giugno 2011

Guarda le cose del Cielo, non fermarti solo sui tuoi piedi.

Carissimi lettori del blog, il Signore colmi ciascuno di voi della Sua Pace vera.
La solennità dell'Ascensione di Gesù al Cielo ci richiama a guardare le cose di Dio e a vigilare in modo operoso, solerte ed entusiasta, nella certezza che - quando Lui vorrà - si realizzeranno in modo compiuto.
Ciò che celebriamo in questa domenica ormai alle porte, ci dice anche che la promessa è già realtà, anche se non nella sua pienezza. Guardare alle cose del Cielo significa dare il primato allo Spirito, il che non vuol dire relegare la materia, la fisicità in qualcosa di negativo; questo non sarebbe nè cristiano, nè giusto, in quanto anch'essa è voluta da Dio e quindi sacra. Significa non fermarsi alle realtà terrestri, ponendo la nostra attenzione solo in queste, anche attraverso un attivismo esasperato che umilia la nostra naturale tensione verso l'alto. E' necessario fare un passaggio di qualità: mettere il nostro tesoro là dove "nè tignola, nè ruggine" possono attaccarlo e corroderlo; ritornare ad un clima di preghiera in una dimensione di silenzio e solitudine quanto mai necessarie, da ritagliarsi anche per poco tempo nella giornata. Non possiamo pretendere che Gesù Buono ci parli nel caos dei nostri pensieri, delle preoccupazioni e delle infinite voci del nostro vivere frenetico. Essere tutti un po' eremiti, anche per mezz'ora al giorno, favorisce questa indubbia familiarità con Dio e con le "sue cose".
Allora si, Signore Gesù, indicami il Cielo, indicami il posto che hai preparato per me, quello che attendo nella preghiera del giorno e nelle veglie della notte; parlami con la dolcezza che solo tu sai avere, quella che tocca il cuore e lo fa vibrare in un'armonia di pace e serenità sovraumana.



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giovedì 2 giugno 2011

Attendiamo che torni Gesù

"Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo." (1 Ts 5, 23)

Tutto il nostro essere, non solo una parte, è chiamata per diventare tempio del Signore Gesù. E molto di più ogni nostra singola funziona, non alienata dalle altre, è chiamata ad attendere la venuta del Figlio di Dio. Si, attendere che torni, perchè questa è la Sua promessa; così come la resurrezione della carne e la vita eterna.
Fratelli e sorelle carissime, non ci allontaniamo mai dalla fede cattolica, che nella sua chiarezza afferma queste verità di fede: verità che con la bocca affermiamo anche quando recitiamo il "Credo". Se non crediamo che siamo in attesa del Signore che viene, non siamo cristiani cattolici; se non crediamo che la nostra carne risorgerà, in un corpo trasfigurato, non siamo cristiani cattolici; se non crediamo alla verità e alla possibilità dell'inferno, purgatorio e Paradiso, non siamo cristiani cattolici.
Nel caso in cui obiettiamo, poniamo dei "ma", dei "io penso", dei "secondo me", siamo solo preda del demonio, "che va in giro, cercando chi divorare" con la menzogna, facendo passare il vino diluito nell'acqua come vino puro; il buonismo come verità di fede; un "dio" inerme, come il Dio di Gesù Cristo.
Il modernismo esasperato e la voglia di dire che "tutto va bene" e che "tutto è possibile" stanno manifestando i danni che hanno creato. E' tempo di pregare, fare digiuno, penitenza, pregare e vegliare di notte in preghiera, in attesa del ritorno del Signore.


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Essere tutto occhio, tutto preghiera, tutto sacrificio gradito a Dio

"L'abate Bessarione in punto di morte disse: "Il monaco deve, come i cherubini e i serafini, non essere che occhio".
Questa espressione così pregnante, l'ho tratta dai detti dei Padri del Deserto, contenuti nel libretto "Piccola filocalia della preghiera del cuore". I cosiddetti apoftegma (detti) sono sintesi meravigliose tra Parola fatta carne e vita ed esperienza vissuta, nell'incontro con Dio, nel primato di Dio nella propria vita, nel diventare ciò che Dio vuole da colui che si dona totalmente: essere tutto fiamma, tutto occhio, tutto preghiera, abbandonare i beni, la cupidigia, i pensieri invadenti...per poter pregare senza distrazioni, essere tutto Suo, e per questa via, servire alla redenzione e alla salvezza di tutta l'umanità.
Molti spesso mi chiedono chi sia il monaco. Ecco cos'è: un continuo sacrificio a Dio. Non un sacrificio fatto in un dolore masochistico, ma quel sacrificio gioioso di "soave odore"; un reciproco abitarsi già su questa terra, dove l'arsura dei "fatti" reali o presunti, delle teorie, delle dicerie, della vanagloria rendono la terra bisognosa di altra acqua, quella per la quale "non avere più sete".
Il monaco, aderendo alla Parola, stando col suo Signore Buono nella preghiera, porta acqua nel mondo; lo fa in silenzio, perchè sa che le parole sono una cosa, la Parola è un'altra; è cosciente che spesso "le parole" fanno evaporare l'acqua o la fanno inabissare dove non può fecondare, lenire, guarire, placare.
Con Giovanni Climaco ("La scala del Paradiso") diciamo che il monaco è colui che "fa parte della schiera o dell'ordine degli esseri incorporei, pur continuando a vivere dentro un corpo materiale e sordido. E' monaco perchè vive la legge di Dio in ogni circostanza, monoliticamente una cosa sola con Lui ovunque si trovi e qualunque cosa faccia..."
Ecco il senso di una esistenza vissuta in Gesù Buono, accompagnati dalla Madre Sua, che del silenzio e di una clausura di fatto nel Suo Cuore, fece la cella privilegiata in cui coltivò il discreto ma costante servizo al Figlio, Unico Salvatore del mondo.

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