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sabato 3 settembre 2011

I tempi sono cambiati (?)

Ricevo spesso mail di persone che sono profondamente attratte dalla vita monastica, dalla consacrazione totale al Signore e dal desiderio di una preghiera più incessante, devota e senza distrazioni.
Le stesse persone, molte volte, mi pongono il problema del poterlo realizzare concretamente e sistematicamente, sia perchè in molti istituti religiosi la vita si è rilassata e assomiglia profondamente a quella laica, sia perchè nella stessa comunità cristiana (parrocchie, comunità varie ecc...) si privilegia l'aggregazione allo spirito della silenziosa orazione e della ricerca della santità anche attraverso la penitenza, il digiuno, la mortificazione dei nostri sensi.
Qualche volta ho provato a proporre anche da qui alcuni di questi concetti, cercando di far capire (con i miei limiti) che la fede e l'adesione al Signore comportano alcune esigenze, che non possono essere diluite, perchè perdono sapore, consistenza, efficacia...
Alcuni, per tutta risposta, mi hanno scritto che "i tempi sono cambiati", che bisogna "adattarsi alle mutate esigenze" e che è necessario "modernizzare" anche la fede, le vocazioni, le aspirazioni...
Una sorta di "credo" modellato sulle mode, appiattito sul "sentire dei tempi", che non ha più l'originario trasporto voluto da Gesù: essere una voce che "grida nel deserto", sale per una terra insipida, luce che fa lume a tutti... essere controcorrente, non succubi o complici di mode o stili che hanno aderenza solo con la nostra voglia di essere sempre e comunque "moderni". Ma cosa vuol dire essere moderni? Per i più significa adottare uno stile sempre nuovo, che colpisca e che spezzi una presunta monotonia legata al passato. Per il vero cristiano la modernità è continuare a vivere con coerenza e fiducia uno stile spesso incompreso, aderente al Signore povero e crocifisso, senza la paura di non essere abbastanza "affascinanti" o piacevoli per chi si aspetta qualcosa di "adeguato ai tempi".
La Croce di Cristo è sempre la stessa; il Sacrificio Eucaristico è sempre lo stesso; il Discorso della Montagna è sempre lo stesso; la via stretta è sempre quella... E anche le esigenze e le necessità che si addicono ad un figlio o una figlia di Dio sono sempre quelle.
E' inutile non parlare più di sacrificio, penitenza, digiuno, risurrezione dei morti, peccato, perdono, gioia celeste, Grazia di Dio... perchè non sono accattivanti. E' alto tradimento, questo; è convenire con il falsario, con la causa di tutti i mali, con satana che la ricerca della salvezza e della santità si smantellano proprio partendo dalle basi, dalle radici, volendo ricercare solo quel che è gradevole, non quel che serve... E' la sua strategia, diciamolo con sincerità, fratelli e sorelle. Non dobbiamo essere suoi complici in questo.
Tale tentazione e tale azione non è prerogativa solo di coloro che sono fuori dalla Chiesa, ma è anche dentro la Chiesa stessa, nelle parrocchie, nei conventi, nelle comunità, negli organismi dove si progetta tanto e si prega sempre meno. Dove si chiacchera molto e si sta quasi mai davanti all'Eucarestia in ginocchio. Dove si scrive troppo e dove non si recita quasi più il Santo Rosario. Dove si fanno mille e mille iniziative (e dove circolano sempre gli stessi...) e non ci si apre alla carità missionaria popolare, insegnando nuovamente a pregare, meditando il Vangelo.
Il Santo Padre Benedetto XVI (il Signore lo sostenga sempre) si sforza di farci capire che prima di tutto dobbiamo cercare Dio nel Silenzio, nella preghiera, nell'Eucarestia, traendo la Sua Infinita Bellezza dall'arte, in particolare quella Sacra. Si è adoperato per riportare il decoro nella Liturgia, evitando improbabili innovazioni che niente hanno a che fare con il Grande Mistero che celebriamo: Eucarestia, un'azione DEL CIELO che si incontra con la nostra umanità. Non il contrario...
Voglio finire questa mia riflessione proponendo le parole di S. Alfonso ad un ragazzo in procinto di entrare nella vita religiosa. Molte persone, alle quali le ho inviate in privato, hanno soltanto detto: "Ma oggi i tempi sono cambiati...". E voi, cosa ne dite?
“Ho detto monastero di osservanza, perché se voleste entrare in qualche altro, dove si vive alla larga, è meglio che restiate in casa vostra, ed attendiate ivi a salvarvi l'anima, come meglio potrete; poiché, entrando in una comunità ove è rilassato lo spirito, vi metterete in pericolo di perdervi. Quantunque vi entraste con risoluzione di dedicarvi all'orazione, e di pensare solo a Dio; ciononostante, trascinato poi dai cattivi esempi dei compagni, e vedendovi inoltre deriso ed anche perseguitato, se non vorrete vivere a modo loro, lascerete tutte le vostre devozioni, e farete come fanno gli altri, secondo l'esperienza che se ne vede.”
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