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lunedì 25 giugno 2012

Vuoi dettare condizioni a Dio?

Spesso, dovendo scegliere cosa fare nella vita e, nel nostro caso, dovendo rispondere con un "si" o con un "no" al Signore, si frappongono tanti pensieri; alcuni sono umanamente comprensibili, altri lasciano veramente trasparire la loro origine, tutt'altro che naturale e spontanea.
Quante volte ho sentito giovani che erano in discernimento titubare perchè...perchè... perchè... Essere indecisi in quanto falcidiati nella bellezza di quella loro esperienza di scoperta da mille dubbi, essenzialmente dettati non tanto dalla paura di "affrontare" qualcosa di grande e di impegnativo, ma da quella più subdola di "perdere" qualcosa o di fare "un passo azzardato".
La prudenza è una virtù di biblica raccomandazione; quando questa diventa eccessiva si corre il rischio di aprire non una porta, ma una voragine all'ingresso della più perfida tentazione demoniaca: l'indecisione per Dio.
Infatti, com'è possibile non rispondere prontamente se anche soltanto percepiamo che il Signore Buono vuole qualcosa da noi e lo vuole direttamente da noi?
Com'è spiegabile che siamo noi a "dettare condizioni" a Dio, quando Lui per primo ci detta l'unica condizione, che è quella di unirsi in special modo al Suo Amore Infinito?
Ci sono moti dell'anima che diventano sregolati perchè la nostra forza interiore e il nostro coraggio cedono il passo all'anticamera delle più perfide menzogne esistenziali; leggendo il racconto della tentazione e della caduta in Genesi, riecheggia spesso nelle nostre teste quel "non è vero!" che il serpente oppone alla donna, quando ella tenta di dire il "perchè" non avrebbe dovuto trasgredire ad un preciso comando di Dio.
Quel Dio infinito, che allestisce il "giardino" del patto con la sua creatura, chiede all'uomo e alla donna di ogni tempo di rispettare un'ordine che non è capriccioso; lo invita a sostare sul suo piano esistenziale per non farlo diventare ciò a cui non è mai stato destinato. La lusinga del serpente riesce a coprire questo invito amoroso di Dio: "Non è vero!".
Quanti ragazzi e quante ragazze chiamati dal Signore a seguirlo, ad incamminarsi verso il Nuovo Albero della Vita sentono riecheggiare nella propria testa quel terribile e tetro "Non è vero!".
Creatura poco forte e poco coraggiosa, cosa non è vero? Non è vero che il Signore ti ha voluto da sempre e che ti ama di un amore diretto solo a te? Non è vero che se ti chiama ti dà anche gli strumenti per seguirlo portando frutti di Grazia? Non è vero che la Sua Presenza colmerà ogni vuoto se tu sarai capace di fare solitudine delle cose inutili attorno a te? Non è vero che Lui muove i sentimenti del tuo cuore e che lo vuole abitare per non farlo invecchiare mai?
Siamo veramente stolti, come le vergini poco sagge che non riempirono le loro lampade di olio, in attesa del ritorno dello sposo...
E' vero, farsi coraggio non è mai semplice; ma una via esiste: farsi bambini, fidarsi come il bambino fa della mamma. Tu, Dio, che mi conosci nel profondo, che "mi hai tessuto nelle profondità della terra" quando ancora di me non esisteva nemmeno l'idea tra i miei genitori, concedimi la grazia di dire un "si" coraggioso; sicuramente limitato nei miei poveri strumenti, ma pieno di commuovente slancio verso di te e le tue braccia spalancate.
A lode di Cristo!


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it

lunedì 18 giugno 2012

L'inferno è anche perdere tempo nello scegliere.

Il post che ho pubblicato ieri sulla scelta, polarizzato particolarmente su due pilastri di un certo ideale monastico (Silenzio e Solitudine), da concepire nella loro giusta accezione, ha mosso molti a scrivermi per chiedere indicazioni circa esperienze vocazionali; questa è una grazia di Dio, perchè ci sono ancora tanti giovani che desiderano interrogarsi assieme al Signore sul loro futuro stato di vita.

Ma quello che mi ha colpito maggiormente è stato ricevere tante e tante mail da persone che, arrivate ad una certa età, si sono rammaricate con tristezza, angoscia e frustrazione per non aver risposto in tempo all'invito del Maestro a seguirli e a vivere con Lui, per Lui solo.
Progetti di vita che sono stati stroncati dai continui rimandi perchè è mancato il coraggio di tuffarsi pienamente nell'abisso di Dio; o da genitori "disperati" per la "perdita" di un figlio o una figlia dietro una scelta così "assurda"; o da situazioni che non si è stati capaci di governare.
Tutte queste persone, arrivate a soglie di età ove non è più possibile scegliere di entrare in monastero, sono disperate e ricordano con triste nostalgia il tempo in cui potevano lanciarsi in questa bellissima avventura.

Vorrei dire alcune cose al riguardo.
- Gettarsi nell'abisso di Dio non è un'avventura fatta da incoscienti; per chi ha fede, Dio è un Padre Buono che vuole solo il bene dei suoi figli. Affidarsi, gettarsi nel suo Tu non significa "rischiare", secondo i parametri umani, ma affidarsi con atteggiamento di bimbo alle sue cure, che non mancano mai, nella concretezza della vita.
- Il Signore non obbliga nessuno a seguirlo lungo una strada, piuttosto che un'altra. Interiormente e attraverso i segni tangibili della vita ci fa percepire cosa sia meglio per noi; il Suo progetto è anche nostro ed è fatto sulla nostra persona, sulla nostra anima. E' un progetto unico, irripetibile, personalizzato, che è per il nostro bene. Nella vita è possibile fare altre scelte, ma parlando chairamente, non saranno mai così buone per noi come il progetto che Dio ha fatto, ma che non impone.
- Purtroppo ragioniamo utilizzando categorie comuni, diventate ormai normali, ma che nascono dalla visione solo orizzontale della vita: genitori che si disperano per la "perdita" di un figlio, di una figlia che entrano in convento, in monastero, in seminario o che vanno in missione. Magari genitori "cattolici", che vanno a Messa; che hanno mandato i figli a catechismo, che gli hanno fatto fare Prima Comunione e Cresima; che si accostano alla Confessione... che quando arriva la benedizione delle famiglie lustrano la casa e fanno una bella offera al parroco... Ma dov'è l'adesione al Vangelo? Dov'è la fede? E' paradossale dirsi cristiani e considerare "perso" un figlio che sceglie il Signore. Dove sono state messe quelle indimenticabili pagine del Vangelo dove il Signore, a più riprese, chiama i suoi in disparte per ammirare la Sua Gloria, o dove chiede al giovane ricco di seguirlo per entrare nella "perfezione" concepita da Dio? E potremmo continuare. Questi genitori così particolari, operando in questo modo, assecondano non solo un istinto puramente egoista, ma tramite questo facilitano l'azione del demonio, che vuole proprio questo. Cosa deve fare un figlio o una figlia? Fermarsi al giudizio restrittivo di questi genitori? Li consiglio di affidarsi ad un santo sacerdote, meglio se un religioso; di non parlare mai con nessuno della propria vocazione finchè non ci sia certezza e di progettare la crescita vocazione e l'adesione ad un particolare stato di vita con discrezione, senza fare dannosa pubblicità.
- Con questo non voglio assolutamente dire che il matrimonio sia una scelta secondaria per importanza. Anzi, tutt'altro. Anch'essa è una vocazione che Dio scrive nel cuore e nella sensibilità di molti. Ma quando diventa un ripiego per una vita destinata ad altro, spesso diventa un calvario insopportabile, con conseguenze spesso non felici.
- Per pensare a cosa fare è necessario prima di tutto fare luce su se stessi, pregare e "rientrare" dentro il proprio cuore. Quello è il luogo privilegiato dell'incontro con Dio che parla, non altre situazioni; non vi affidate a un'ipotetico domani. Perchè di domani in domani il tempo passa e sopraggiunge come una tragedia l'età in cui non è più possibile realizzare niente di concreto, se non situazioni palliative.
Preghiamo, fratelli. Sempre.
Ma prendiamo anche il coraggio a due mani. Il Signore "vuole il cuore giovane per renderlo tale da non farlo invecchiare mai".
A lode di Cristo!
Pax.

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domenica 17 giugno 2012

Per te che stai per scegliere...

Carissimi,
Continuando in modo semplice ad esortare alla Solitudine e al Silenzio, come vie che conducono all'intimo colloquio con il Signore, e a scegliere lo stato di vita monastico e/o eremitico se si sente nel cuore il desiderio di appartenere solo a Dio, oggi voglio invitarvi a leggere "nella quiete dell'anima" il capitolo XX del I L. de "L'imitazione di Cristo".
Lo riporto volentieri qui sotto, perchè a ciascuno di coloro che si sentono particolarmente attratti verso il multiforme deserti monastico arrivi una parola di sostegno che ha attraversato oltre dieci secoli di storia cristiana.
Dobbiamo infatti ricordare che questo piccolo libro ha rappresentato un punto di riferimento per generazioni e generazioni di monaci, monache, sacerdoti e fedeli cristiani, che hanno trovato qui la concretizzazione della Parola di Dio, Immutabile nei Secoli.
Quindi, per te che sei sul crinale della scelta e che ti senti turbato dal dubbio (normalmente presente nella natura umana) queste parole che seguono sono un'indicazione quanto mai opportuna per capire che Gesù non ti chiama al nulla o alla tristezza, ma a spogliarti di te stesso e a rivestire con Lui la nuova umanità che ha preparato per te; non per altri, ma per te. Perchè il Suo progetto è originale, unico e irripetibile per ogni persona.
Non aver paura di farti ammaestrare dalla Sua Presenza nella casa del Silenzio e della Solitudine e soprattutto non cadere nel tranello del mondo, che traduce queste due parole con due significati altamente negativi: tristezza e vuoto. No! Solitudine e Silenzio di ciò che non ci serve, ma che ci guasta; Silenzio delle situazioni che ci allontanano da Dio e che progressivamente ci avvicinano all'inferno, del quale, il mondo d'oggi non vuol sentire parlare, perchè - intimamente - non lo conosce e se lo conosce ne ha paura, tanto da cacciarlo dal suo raggio di possibilità.
Silenzio e Solitudine sono il luogo e la condizione privilegiata per incontrare concretamente Gesù, in compagnia di Maria e dei Santi, che hanno sperimentato la dolcezza dell'Amore di Dio.
Nel Silenzio e nella Solitudine impari a spogliarti del tuo egoismo e a fare come il seme: morire per germogliare nuovo e pieno di frutto; non solo a vantaggio e beneficio tuo, ma anche per tutti quei fratelli e quelle sorelle che non ti conosceranno mai, perchè non potranno mai partecipare della tua vita, ma che trarranno beneficio oggi come domani dalle preghiere di te e dei tanti monaci sparsi in tutto il mondo. Uomini e donne dei quali nessuno sa niente, tanto meno il nome. Anonimi sulla terra, operai nel vigna, anticipatori della bellezza del Regno dei Cieli.
L'AMORE DELLA SOLITUDINE E DEL SILENZIO

1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.
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sabato 16 giugno 2012

Non lasciare che il domani ti condanni alla tristezza. La scelta.

Oggi vorrei soffermarmi sulla Parola che condivideremo in questa XI Domenica del Tempo Ordinario. All'inizio di questa estate (per molti segno di distrazione totale, anche dalla Presenza di Dio) il Vangelo ci ammonisce in modo chiaro: "...e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura". Il Regno di Dio non è opera di un'utopia, di un bel sentimento; è l'opera del contadino che semina.
E il seme, "caduto in terra muore". Solo grazie a questa morte apparente può produrre molto frutto.
In questa logica rivedo la donazione che molte anime generose fanno di loro stesse al Signore, avviandosi per la via del monachesimo, della contemplazione, della progressiva totale unione a Dio nella Preghiera, nel Silenzio, nella Solitudine.
Il mondo non capisce questa logica virtuosa; non fa niente, è scritta nel Cuore stesso di Cristo, che ieri abbiamo festeggiato come Fonte Eterna di Misericordia Infinita.
Il mondo non sa che cosa voglia dire seguire il Signore rinunciando a TUTTO di se stessi: non comprende che è un ritrovare se stessi in una forma ancora superiore, più cosciente, più piena, ancora maggiormente consapevole.
Il mondo non sa che cosa voglia dire "spogliarsi per rivestirsi" di novità assoluta, di Amore e di Carità.
Il mondo segue un "monachesimo" alternativo, nel caos, nella condivisione forzata di ciò che dovrebbe rimanere intimo; nella proliferazione delle forme dispersive che mettono in saldo qualsiasi aspetto anche prezioso dell'interiorità umana.
Al mondo piace disgregare e puntare i fari su particolari e "valori" (disvalori) che - a sua logica - valorizzano le particolarità, anche le più abiette per renderle distintive di caratteri che non sono universali, non servono alla dignità, non valorizzano il tesoro che ciascuno ha dentro.
Tu, fratello o sorella che leggi, sai che dentro hai un tesoro di talenti messo da Dio? Ti sei mai posto questa domanda con serietà? Cosa fai per renderlo fruttifero? Per farlo emergere?
Se senti che il Signore ti chiama ad un "colloquio" più personale, intimo, continuativo... non avere paura... Gettati nell'abisso di Dio e non indugiare tra i lacci del mondo, che a lungo andare ti creeranno solo frustrazione e senso di smarrimento.
Ho conosciuto tante persone che, arrivate ad una certa età, si sono pentite di non aver spiccato il volo.
Io prego anche per te, perchè non accada la stessa cosa alla Tua Anima.
A lode di Cristo!



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