Continuando in modo semplice ad esortare alla Solitudine e al Silenzio, come vie che conducono all'intimo colloquio con il Signore, e a scegliere lo stato di vita monastico e/o eremitico se si sente nel cuore il desiderio di appartenere solo a Dio, oggi voglio invitarvi a leggere "nella quiete dell'anima" il capitolo XX del I L. de "L'imitazione di Cristo".
Lo riporto volentieri qui sotto, perchè a ciascuno di coloro che si sentono particolarmente attratti verso il multiforme deserti monastico arrivi una parola di sostegno che ha attraversato oltre dieci secoli di storia cristiana.
Dobbiamo infatti ricordare che questo piccolo libro ha rappresentato un punto di riferimento per generazioni e generazioni di monaci, monache, sacerdoti e fedeli cristiani, che hanno trovato qui la concretizzazione della Parola di Dio, Immutabile nei Secoli.
Quindi, per te che sei sul crinale della scelta e che ti senti turbato dal dubbio (normalmente presente nella natura umana) queste parole che seguono sono un'indicazione quanto mai opportuna per capire che Gesù non ti chiama al nulla o alla tristezza, ma a spogliarti di te stesso e a rivestire con Lui la nuova umanità che ha preparato per te; non per altri, ma per te. Perchè il Suo progetto è originale, unico e irripetibile per ogni persona.
Non aver paura di farti ammaestrare dalla Sua Presenza nella casa del Silenzio e della Solitudine e soprattutto non cadere nel tranello del mondo, che traduce queste due parole con due significati altamente negativi: tristezza e vuoto. No! Solitudine e Silenzio di ciò che non ci serve, ma che ci guasta; Silenzio delle situazioni che ci allontanano da Dio e che progressivamente ci avvicinano all'inferno, del quale, il mondo d'oggi non vuol sentire parlare, perchè - intimamente - non lo conosce e se lo conosce ne ha paura, tanto da cacciarlo dal suo raggio di possibilità.
Silenzio e Solitudine sono il luogo e la condizione privilegiata per incontrare concretamente Gesù, in compagnia di Maria e dei Santi, che hanno sperimentato la dolcezza dell'Amore di Dio.
Nel Silenzio e nella Solitudine impari a spogliarti del tuo egoismo e a fare come il seme: morire per germogliare nuovo e pieno di frutto; non solo a vantaggio e beneficio tuo, ma anche per tutti quei fratelli e quelle sorelle che non ti conosceranno mai, perchè non potranno mai partecipare della tua vita, ma che trarranno beneficio oggi come domani dalle preghiere di te e dei tanti monaci sparsi in tutto il mondo. Uomini e donne dei quali nessuno sa niente, tanto meno il nome. Anonimi sulla terra, operai nel vigna, anticipatori della bellezza del Regno dei Cieli.
L'AMORE DELLA
SOLITUDINE E DEL SILENZIO
1. Cerca il tempo adatto per
pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio.
Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una
compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un
sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo
troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare
chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per
quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al
servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai
meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza,
quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che
evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa
che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole
giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla
gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare;
soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la
sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza
sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia
perfetta.
2. Però, anche nei santi, questo
senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per
straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e
intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla
superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi.
Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon
monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli
occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte
persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere
sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non
abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a
gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai
cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande
pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero,
meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e
ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio
celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale.
Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella
tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate
voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai
perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara,
mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della
tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona
disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto
gradito.
3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il
significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di
lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo
creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si
sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi.
E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che
fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in
convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente.
Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi
desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma,
passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una
profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno
di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza;
ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide.
Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il
cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che
cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse
credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu
vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno
senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati
e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a
quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te
Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace
altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano,
resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose
nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento
dell'animo.
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