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giovedì 11 agosto 2011

Una monaca, le sue lacrime. Chiesa e relativismo...ecclesiale.

Proprio in questi giorni ho avuto un bel colloquio spirituale con la Madre Priora di un piccolo monastero benedettino, che si trova in una località rinomata del Centro Italia, di origini molto antiche.
Abbiamo parlato della bellezza di servire e seguire il Signore nella radicalità della vita, cercando di essere polmone per il respiro della Chiesa, lampada che brilla, offerta viva di preghiera anche per chi si è dimenticato del Creatore.
Purtroppo la crisi vocazionale ha colpito anche questo piccolo monastero, che da tempo non ha più ricambio. Le monache sono cinque, tutte anziane, alcune anche malate.
E la Madre Priora, ad un certo punto, non ha trattenuto le lacrime quando mi ha detto che è gia nell'aria l'idea di far chiudere questo luogo di preghiera (dove la preghiera è veramente la prima cosa, l'ossatura di tutto) e di sparpagliare le monache qua e là. Ha chiesto aiuto alle autorità diocesane locali, anche per studiare un modo per rilanciare questa preziosa ed unica casa monastica rimasta in quel territorio. Ma qualcuno ha anche detto fuori dai denti che la loro vita non è poi così utile alla Chiesa locale...
I diretti superiori sembrano conformarsi alla mentalità del tempo, certamente non dettata esclusivamente da esigente e contingenze inalienabili, ma anche dall'orribile gusto di "attivizzare" tutto, ottimizzare e "razionalizzare".
A cosa serve un monastero? Che cosa producono queste donne sognatrici?
A cosa ci serve il carisma di San Benedetto? Di Scolastica? Di Bruno di Colonia? E l'elenco potrebbe continuare...
Santi, ma prima di tutto uomini e donne che hanno raddrizzato la spina dorsale della Chiesa, proprio quando questa deviava dall'Unico Sentiero Possibile: GESU' CRISTO.
Anche il Papa, nell'udienza generale di ieri (mercoledì 10 agosto) ha parlato della necessità del silenzio per udire la voce di Dio. Ma chi lo sta più a sentire? Forse nemmeno i preti, soprattutto quelli di "curia", troppo impegnati nei loro uffici a scrivere lettere contenenti "aut-aut" dal sapore molto laicista e poco evangelico...
Allora dobbiamo diventare tutti monaci e monache? No di certo. La vocazione ad ogni stato di vita non è certo uno scherzo. Ma tutti abbiamo bisogno sia di Marta che di Maria. Una sola non basta. Una sola non fa comunità. Entrambe servono il Signore.
La povera Priora questo lo sa bene, ma non ha mezzi per "combattere" la buona battaglia, se non un'arma micidiale, alla quale vogliamo aggiungere munizioni anche noi: LA PREGHIERA. Con essa sconfiggiamo la tendenza relativista che purtroppo si è insinuata anche nella Chiesa di Cristo. E Cristo non è relativista. E' un fatto, come un fatto è la necessità di respirare, di avere luce, di guardare un dito puntato verso il Paradiso.
Si, avete letto bene: il PARADISO. Perchè è a quello che noi tendiamo ed è dall'inferno e dal purgatorio che noi vogliamo fuggire. Perchè anche queste sono realtà. Possono essere il domani eterno di tutti.
Carissimi lettori,
vi chiedo di pregare per queste monache, per tutte le monache e monaci nel mondo. Perchè prima di tutto ogni giorno offrano la propria vita come il giorno della professione monastica. Ma anche perchè la Chiesa si riappropri di questo stupendo e indispensabile servizio, offerto da corpi e anime interamente oblati a Lui.
Può bastare solo Dio nella vita? Si. E' dimostrato proprio dai monaci, dalle monache, dai consacrati, dai tantissimi santi sacerdoti diocesani che di Dio si fidano davvero e che mettono lui al centro, prima di ogni altra cosa.
Sia lodato il Signore Gesù, Mestro Buono e la Madre Sua Santissima!
Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it