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giovedì 25 agosto 2011

Parola e Pane. Vicini a Dio, imitatori di Cristo.

"O figlio, tu potrai trasmutarti in me, a misura che riuscirai ad uscire da te stesso. Ché l'intimo oblio di se stessi congiunge a Dio, come la mancanza di desideri esterni porta la pace interiore. Io voglio che tu apprenda a rinnegare pienamente te stesso, in adesione alla mia volontà, senza obiezioni, senza lamentele. "Seguimi" (Mt 9,9). "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Senza la via non si cammina; senza la verità non si conosce; senza la vita non si vive..." (Imitazione di Cristo, II- LVI)

Il Signore è venuto nel mondo proprio per questo fine: si è fatto come noi, per farci come Lui (S. Agostino). Se non riusciamo a recepire questo scopo, la nostra fede e tutti i nostri atti devozionali diventano veramente misera cosa.
Imitare Cristo significa fare posto a quello che Lui è, togliendo, gettando via senza sconti quel che non può stare dentro di noi.
Rinnegare noi stessi non significa negare quello che siamo, la nostra natura (voluta e creata da Dio); significa mettere al primo posto Lui, Maestro Buono, che ordina e rende sante le legittime esigenze del nostro decorso terreno.
Ma la via del Vangelo, ad un certo punto, attraversa la porta stretta e richiede un'opera di "essenzializzazione" della stessa esistenza... "di molte cose c'è bisogno, una sola è necessaria" e a coloro che la cercano non sarà tolta. E' sedersi ai piedi del Maestro per ascoltare, interiorizzare, ruminare, far diventare mutamento della propria vita.
Non si può pretendere di cambiare se prima non si ascolta, non si fa propria la parola, non si rumina e non si vive in una dimensione di intimo colloquio tra noi e il Signore.


Non si può pretendere di cambiare se al centro della nostra vita non c'è l'Eucarestia, l'evento ECCEZIONALE nell'ordinario della nostra quotidianità.
Si! Perchè anche se spesso non sembra, l'Eucarestia è un'Opera di Dio, un'Opera Celeste, che si incontra con la nostra umanità nei gesti, nelle parole, nelle emozioni.
Quando si fa Eucarestia, devono tacere le cose inopportune, tutte le altre attività, gli altri pensieri. E' il Signore Trinità che si dona nel Figlio; il quel Figlio riassume TUTTO e tutto si accosta alla grandezza del Mistero di Dio.
Per questo è necessario avere cura delle celebrazioni liturgiche, dell'Eucarestia che si celebra: è Cristo che si dona e incontra la nostra povertà.


Due, quindi, sono le piste per "farci come Lui". Due sono i punti di partenza: Parola ed Eucarestia; così come Silenzio e Meditazione. Il Silenzio senza l'Ospite principale non serve. La meditazione senza il Silenzio è una finzione. Il Signore senza il Silenzio è un ospite come tanti altri.
Sta a noi essere decisi nel fare spazio a Lui!



Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it