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giovedì 12 gennaio 2012

Maria si è scelta la parte migliore. Non le sarà tolta. Chiesa e contemplazione

Molte volte, da questo blog, ho sottolineato (forse "insistito") sulla necessità di non separare l'azione dalla contemplazione nella comunità cristiana, ad ogni livello.
Contemplare, cercare Dio in un intimo colloquio fatto non solo di parole, non è un'occupazione riservata ai monaci, a qualche sperduto eremita o a persone di sensibilità particolari. Certo, per un monaco è l'essenziale, è il Tutto; si dedica a questo per essere intercessore vivente presso Dio, a beneficio di un'umanità che spesso ignora Dio e sicuramente ignora l'esistenza di quel minuscolo uomo, chiamato monaco (solo e solo per Lui).
Ma anche la Parrocchia, l'Associazione di volontariato cattolica, il gruppo dei catechisti, dei cantori, dei ministranti, dei volontari per l'oratorio... tutti nella Chiesa di Cristo hanno bisogno di riscoprire e di vivere il ruolo di Maria, sorella di Marta, amiche entrambe di Gesù.
Maria, ai piedi di Gesù, assorta in contemplante ascolto, non è passiva, è attiva: crea e ricrea non solo il suo intimo colloquio con quell'amico speciale, ma se stessa; quella donna è la figura di chi sa che contemplare è un'azione vitale come mangiare, dormire, bere... Senza il motivo di fondo, ogni nostra azione non è più conseguenza di niente, è puro meccanicismo, fine a se stesso; non parla di niente, di nessuno, non ha anima.
Se un gesto (fatto anche all'interno della comunità di fede) non ha respiro, non ha nemmeno anima; non diventa un gesto missionario, ma un "gesto tampone". Finito l'atto stesso di quel fare, si esaurisce anche la spinta entusiastica, finisce ancor prima la sua efficacia. Gesù ha fatto gesti che hanno inciso profondamente il vissuto di chi li ha ricevuti, pur passando dalla materialità dei bisogni. Ricordate la moltiplicazione dei pani e il successivo dialogo con i discepoli che litigavano? Gesù dice loro: "ancora non avete capito?".
Forse molte cose non le abbiamo capite nemmeno noi, presi come siamo dal fare fare fare e mai dal pregare prima di fare; raramente dal mettersi in ascolto della Parola, prima di fare; quasi mai dal vivere il respiro di Dio nel Silenzio e nella Solitudine prima di fare...
Diceva un autore a me molto caro che ci si priva della contemplazione si esaurisce; chi vi si accosta trova in essa riposo, nutrimento, energia.
Forse, quando si parla di contemplazione, troppo spesso si pensa a qualcosa di impossibile, ma non è così. Chi prega e pregando rientra in se stesso, contempla Dio attraverso le parole che risuonano nella mente e nel cuore. Chi ascolta la Parola e la rumina nel Silenzio, contempla Dio che parla trapassando i secoli. Chi si mette di fronte agli occhi di Dio nella Solitudine, prima di riprendere il cammino di comunità, contempla Dio che lo accarezza togliendo ansia e paura.
Preghiamo perchè anche i nostri Sacerdoti educhino al Silenzio, alla preghiera vera, alla Lectio Divina e alla ricerca di Dio prima di ogni altra azione nella comunità.
A lode di Cristo!


Per contattare il curatore del blog, scrivere a: clausura@hotmail.it